Rinnovabili, +85% in 10 anni, ma per il clima serve altro raddoppio

I costi del fotovoltaico dal 2008 sono calati dell'80%. Solare ed eolico sono ormai competitivi con le fonti fossili in vari contesti e i paesi in via di sviluppo puntano sempre di più sull'energia pulita. Il mondo dell'energia sta cambiando in fretta, ma se vogliamo gestire la sfida del clima bisogna accelerare. Il nuovo report IRENA.

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La potenza installato di fonti rinnovabili è cresciuta dell’85% in 10 anni. Oggi le fonti enegretiche pulite contano per il 60% della nuova potenza installata annualmente, danno lavoro a circa 6,5 milioni di persone e attirano nuovi tipi di investitori. I costi del fotovoltaico dal 2008 sono calati dell’80% e sole e vento sono ormai competitivi con le fossili in vari contesti. Insomma, il mondo dell’energia sta cambiando rapidamente, ma non basta: per mantenere il riscaldamento del pianeta entro la soglia critica dei 2 °C il contributo delle energie pulite dovrà raddoppiare. Il trend dato dalle politiche in atto ci porterebbe verso il disastro climatico.

Il nuovo report pubblicato dall’International Renewable Energy Agency (IRENA, agenzia intergovernativa per la promozione delle rinnovabili), intitolato REthinking Energy (allegato in basso), è nel contempo una fotografia delle tendenze in atto, un monito e un messaggio di speranza.

Negli ultimi 40 anni, si ricorda, la popolazione mondiale è passata da 4 a 7 miliardi di persone e la domanda elettrica è cresciuta del 250%. Da qui al 2030 si stima che si aggiungano 1 miliardo di abitanti è che il fabbisogno di elettricità cresca del 70%, dai 22.126 TWh del 2011 a circa 37.000 TWh. Una sfida che, se vogliamo evitare gli effetti peggiori del cambiamento climatico, dobbiamo affrontare puntando sulle rinnovabili, avverte IRENA. Per stare sotto alla soglia delle 450 ppm di concentrazione di CO2 bisogna ridurre del 40%, rispetto ai livelli del 1990, la carbon intensity del nostro mix energetico, raddoppiando il contributo delle fonti pulite. Lo si può fare – afferma l’agenzia intergovernativa – a costi contenuti e raccogliendo una serie di benefici collaterali.

Come stia già cambiando il sistema energetico, IRENA lo ricorda con alcuni dati significativi. L’elettricità da fotovoltaico ora costa l’80% in meno rispetto al 2008, quella da eolico è il 18% più economica. L’eolico è già la fonte meno costosa in diversi contesti e anche il solare su larga scala inizia a battere le centrali convenzionali: in Cile (si veda anche il report Eclareon), ad esempio, si sta costruendo un parco FV da 70 MW non incentivato che venderà elettricità sul mercato spot. Il grafico sotto, che riassume i costi di generazione delle varie fonti, offre una sintesi abbastanza efficace.

Dove la rete non arriva, come si vede nel settore “off-grid” del grafico, le rinnovabili non hanno rivali. Ed è un aspetto da non trascurare affatto dato che al momento sono circa 1,3 miliardi gli abitanti del pianeta che non hanno accesso all’elettricità. Come avvenuto nella telefonia, che ha raggiunto una vasta fetta di umanità direttamente con i cellulari, succederà che in diversi contesti l’energia elettrica arriverà direttamente con microreti alimentate a rinnovabili, prevede IRENA. In Bangladesh – si ricorda – 13 milioni di abitanti hanno avuto accesso all’elettricità solo grazie al fotovoltaico e come sappiamo in diverse nazioni sono in atto programmi imponenti da questo punto di vista.

E’ significativo che nel 2013 per la prima volta anche nei paesi non OCSE, le rinnovabili abbiano superato le fonti convenzionali in quanto a nuova potenza installata nell’anno. In Cina ad esempio in un anno tra eolico e FV si sono installati 27,4 GW di potenza.

Su scala mondiale, in 10 anni la potenza da rinnovabili è cresciuta dell’85%: a fine 2013 ha superato 1.700 GW cioè il 30% del totale. Sono oltre 6,5 milioni gli occupati (tra diretti e indiretti) nel comparto, dei quali 2,6 milioni in Cina (vedi grafico sotto).

Altro segnale positivo viene dal fronte investimenti (vedi anche grafico sotto).  Il mondo dell’energia pulita attira nuovi tipi di investitori e scopre nuove forme di finanziamento. E’ infatti sempre più importante il ruolo di investitori non energy: si pensi agli 1,4 miliardi di dollari investiti da Google o da IKEA che ora produce con il solare fotovoltaico quasi il 40% del suo fabbisogno elettrico. Le energie pulite attirano sempre di più anche i grandi investitori istituzionali, in cerca di bassi rischi. Non va nemmeno trascurato il ruolo del crowdfunding e dei piccoli risparmiatori.

A metà 2014 – segnala il report – si sono già emessi green bond (obbligazioni ‘verdi’) per 16 miliardi di dollari. In Olanda, ad esempio, in 13 ore si sono raccolti 1,7 milioni di dollari per un progetto di eolico a partecipazione diffusa, mentre non va dimenticato che l’Energiewende tedesca è in gran parte basata su piccoli investitori: metà della potenza rinnovabile del paese appartiene a singoli cittadini o ad aziende agricole.

Per ridurre la CO2 abbastanza però, come detto, bisogna accelerare: servono nuove politiche per far raddoppiare il contributo delle fonti pulite. Perché ciò accada – stima il report – gli investimenti annuali in rinnovabili (grande idroelettrico escluso) dovrebbero passare dai 214 miliardi di $ del 2013 a 550 nel 2030.

Il report “REthinking Energy “(pdf)

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