Le fonti rinnovabili assediate pure dalla cattiva informazione

Perché riportare in maniera acritica uno studio della Brookings Institution, che utilizza dati parziali, per spiegare la maggiore convenienza economica del gas sul solare e l'eolico? E' quanto ha scritto il prof. Marco Ponti, economista del Politecnico di Milano, su Il Fatto Quotidiano. Un'analisi sconfessata da più parti, ma anche dalla realtà dei fatti.

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Il Fatto Quotidiano ha pubblicato il 24 agosto un articolo di Marco Ponti, docente di economia applicata al Politecnico di Milano (in un’altra versione lo stesso testo riportava la firma anche di Giorgio Ragazzi e Francesco Ramella) in cui si dà evidenza dello studio sviluppato da Charles R. Frank per conto del BrookingS InstitutION, volto a valutare la convenienza delle diverse fonti energetiche. E’ scritto: “I risultati finali (dello studio, ndr) non sembrano lasciare più dubbi: considerando tutti i costi e tutti i benefici, anche quelli ambientali, prevale nettamente il gas, seguito da idroelettrico e nucleare. I peggiori sono eolico e solare, per i quali addirittura i costi superano i benefici, ambiente compreso. E di gran lunga il peggiore è il solare.”

Lo studio promosso dal Brookings Institution è l’occasione, per Ponti & Co., per sottolineare l’errore commesso dall’Italia nell’incentivare il fotovoltaico e per giudicare positivamente la decisione del governo Renzi di modificare in modo retroattivo gli incentivi agli impianti fotovoltaici di potenza superiore a 200 kWp, legge ormai approvata e inclusa nel “Decreto Competitività”.

E’ sufficiente una ricerca in rete per scoprire l’approfondimento di Amory Lovins che sconfessa lo studio riferito nell’articolo pubblicato da Il Fatto Quotidiano.  Lovins non è proprio l’ultimo arrivato: fisico, 10 lauree honoris causa, 40 anni di esperienza nelle politiche energetiche, direttore del Rocky Mountain Institute e consulente per diversi paesi. Proprio i colleghi analisti di Lovins hanno studiato nel dettaglio il lavoro del Dr. Frank e hanno dichiarato che “Frank ha considerato il solare e l’eolico più costosi e meno produttivi di quello che in realtà sono, e parallelamente il nucleare e il gas a ciclo combinato meno costosi e (per il gas) più produttivi di quello che sono davvero” .

Il risultato invece, usando le stesse tabelle di calcolo del dr. Frank, ma con dati corretti (e facilmente riscontrabili da chi è davvero esperto e, aggiungerei, in buona fede), è esattamente l’opposto: “eolico e solare sono le opzioni più convenienti, mentre gas e nucleare risultano i meno economici”, riporta lo stesso Lovins.

La tesi di Lovins è confermata dal fatto che recentemente in California impianti eolici e fotovoltaici (tra l’altro con minimi incentivi) sono stati scelti rispetto a centrali a gas da utilities locali, a dimostrazione della loro maggiore convenienza. Si tenga inoltre presente che in tutto il mondo le fonti fossili ricevono per molte applicazioni ingenti aiuti, soprattutto sotto forma di sgravi fiscali (di cui si parla mai raramente). Il confronto allora, considerando anche questi sussidi, è a favore delle rinnovabili.

Frank (e di conseguenza chi erroneamente lo ha seguito) ha infatti sopravvalutato i costi di eolico e ancora di più del fotovoltaico, visto che è rimasto ai costi di diversi anni fa: ad esempio negli ultimi tre anni, proprio grazie agli incentivi statali, il costo del fotovoltaico si è ridotto di oltre 3 volte.

Gli incentivi alle fonti energetiche pulite sono da considerare, come sottolinea Giuseppe Onufrio di Greenpeace, “strumenti che servono ad accompagnare le tecnologie verso la competitività economica”. E così è stato, visto il risultato finale.

Inoltre, tutto questo entusiasmo nell’esaltare il gas fa dimenticare che stiamo parlando di una fonte concentrata in alcune aree del mondo che, coincidono molto spesso con aree di crisi e con conflitti in atto. Ricordo che questi problemi non sono presenti solo nei paesi ricchi di giacimenti, ma anche in quelli che vengono attraversati dalle pipeline (l’Ucraina è il caso oggi più eclatante). Altro che “Via del gas” paragonata alla “Via della seta”, come è scritto in un recente articolo apparso sul Corriere della Sera, che sembrava più che altro un depliant di una multinazionale ‘fossile’.

Stiamo assistendo a un attacco frontale contro le rinnovabili, fotovoltaico in testa. Motivo: la crescita del fotovoltaico (che di giorno arriva anche a coprire il 20% e oltre del fabbisogno elettrico in paesi come l’Italia, la Germania, la Spagna e l’Australia) ha portato a un utilizzo molto minore delle centrali a olio, gas e a carbone, rispetto a quanto atteso nei business plan, con conseguenti ingenti perdite. Lo stesso Lovins evidenzia che il risultato di questo cambio di modello energetico, che pian piano (finalmente) comincia a spostarsi verso le rinnovabili, ha portato negli ultimi 3 anni a una riduzione del valore di capitalizzazione in Borsa delle utility europee proprietarie di centrali termoelettriche pari a 500 miliardi di euro. Chiaro che si oppongano ora con tutte le loro forze a chi sta loro creando così tanti problemi.

A tal proposito va detto che il Brookings Institution, autore dello succitato studio riportato da Il Fatto, ha tra i suoi più rilevanti finanziatori gli Emirati Arabi Uniti, il Qatar e fondi di investimento, rappresentati spesso da fondazioni, che hanno nel gas e nel petrolio il loro maggiore interesse.

L’attacco al fotovoltaico ha raggiunto il suo apice in Italia proprio con il decreto di Renzi approvato a inizio agosto: mai si sarebbe pensato che un paese civile e, fino a oggi, considerato affidabile, potesse modificare le regole in modo retroattivo. Il risultato è quello di aver causato danni elevatissimi a investitori (gli stessi che poi invitiamo a venire in Italia per far ripartire l’economia), ma anche a migliaia di aziende che pensavano di potersi fidare del nostro Paese. Fioccheranno così le cause contro lo Stato ed è molto probabile che questa legge verrà rimossa perché palesemente incostituzionale e, alla fine, lo Stato Italiano (quindi noi) dovrà pure pagare ingenti risarcimenti.

L’articolo de Il Fatto sottolinea, sempre in modo negativo, l’intermittenza e la non prevedibilità della fonte eolica e fotovoltaica, come una caratteristica che comporta un incremento dei costi, dovuti alla necessità di tenere in funzione centrali termoelettriche per garantire la copertura del fabbisogno elettrico in assenza di vento o sole. Questo è il motivo principale che sta usando l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (che tutti gli operatori del settore sanno non brillare in quanto a indipendenza) per caricare sulle rinnovabili, sotto forma di tasse di ogni tipo, i costi sopra citati. Se il Ministero dello Sviluppo Economico (e quindi il Governo) facesse l’interesse dei cittadini, inizierebbe a considerare le batterie e ancor più le smart grid come strategie utili per andare avanti verso una maggiore indipendenza e sostenibilità ambientale della produzione elettrica in Italia, senza infierire sulle rinnovabili (fotovoltaico in particolare) come invece si sta facendo. Inoltre va considerato che oggi la precisione delle previsioni meteorologiche è tale da consentire di programmare con ampio anticipo accensione e spegnimento delle centrali.

Infatti batterie sempre più efficienti ed economiche e sistemi di gestione dell’energia in chiave distribuita permetteranno nei prossimi pochi anni il completamento della ‘rivoluzione energetica’ cominciata con lo sviluppo delle tecnologie rinnovabili.

Un cambiamento energetico inevitabile, alla quale l’Italia poteva prender parte attivamente con una parallela politica industriale. Peccato che le scelte prima di Monti-Passera, poi di Letta-Zanonato e ora di Renzi-Guidi confermino di preferire l’interesse dei soliti pochi potenti, a discapito di un tessuto industriale che si stava distinguendo a livello internazionale. Pochissima stampa generalista ha parlato delle centinaia di imprese del fotovoltaico che hanno chiuso negli ultimi due anni, lasciando a casa decine di migliaia di giovani (molti laureati). La disinformazione purtroppo è ormai un fatto quotidiano.

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