Calano i consumi petroliferi e di gas. Ampio gap del prezzo dei carburanti con l’Europa

I consumi dei prodotti petroliferi in Italia sono stati finora del -4% rispetto al 2013. Nei primi sei mesi del 2014 quelli di benzina e diesel diminuiscono del 2,1%. La stima del gettito fiscale dei carburanti è di 230 milioni di € in meno sul 2013. I consumi gas sono in diminuzione del 13,3%. Intanto pesa sul paese il notevole differenziale di prezzo della benzina con il resto d'Europa.

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La crisi economica del nostro paese è fotografata dal forte calo dei consumi energetici degli ultimi due o tre anni. Dei consumi elettrici abbiamo parlato pochi giorni fa servendoci dei dati di Terna: dall’inizio dell’anno (gennaio-luglio 2014) il calo è del 3,2% rispetto al 2013.

Sui consumi petroliferi il trend è simile. Da gennaio a giugno 2014, secondo l’Unione Petrolifera (fonte: MiSE), i consumi totali sono stati di 1.777.000 tonnellate inferiori allo stesso periodo del 2013, cioè pari ad un calo del 4%. In particolare la benzina ha registrato una flessione del 3,9% (-153.000 tonnellate) e il gasolio per autotrazione dell’1,5% (-166.000 t). Cresce di poco il gpl per autotrazione, che comunque ha consumi 5 volte inferiori alla benzina.

Nei primi sei mesi del 2014 la somma dei soli carburanti (benzina+diesel) fa registrare una diminuzione del 2,1%. La stima del gettito fiscale dei carburanti (incluso gpl) nei primi sei mesi dell’anno (accise + Iva) è di 230 milioni di euro in meno rispetto allo stesso periodo del 2013.

Passiamo ai consumi di gas. Sulla rete nei primi sette mesi del 2014 vedono i consumi gas sono in diminuzione del 13,3% rispetto al 2013. In calo significativo sia prelievi civili (-15,9%) e delle centrali a gas (-16,2%) che dall’inizio dell’anno hanno visto una produzione elettrica di -9,9%. I consumi della grande industria sono tornati invece quasi ai livelli del 2013 (-0,4%).

Mentre a luglio i consumi di gas per il termoelettrico restano in diminuzione (-19,2%), dopo un leggero aumento in giugno, per gli ultimi due mesi (giugno e luglio) c’è un dato sui consumi del gas in controtendenza: i prelievi delle reti di distribuzione (usi civili, commerciali e terziario) risultano in aumento e non di poco: +22,5%). Significano una ripresa della produzione e dell’attività nella piccola industria e nel terziario?

A proposito di competitività italiana con l’estero nel campo energetico notiamo che la questione caro-carburanti viene sistematicamente ignorata da questo governo, come da quelli passati. Sotto la lente del governo Renzi c’è stata solo la bolletta elettrica e in particolare la componente A3, ovvero le fonti rinnovabili.

Ma quanto pesa nel bilancio familiare e delle imprese il costo dei carburanti? Solo per fare un esempio in questi giorni la benzina super in Germania è intorno a 1,51 € per litro, mentre da noi in media è su 1,81 €/l. Per un pieno (circa 40-45 litri) ci sono circa 12-13 € di differenza. Ognuno può farsi i calcoli in base ai propri consumi.

Ma è l’incidenza dei costi dei carburanti sulle merci  trasportate su gomma che va a colpire il sistema paese, un’incidenza che si trasferisce sui prezzi delle merci stesse. Qui si registra un gap veramente significativo, ma non solo con la Germania. Il prezzo della benzina alla pompa in Italia risulta più alto di 26 centesimi al litro sulla media europea e per il gasolio è di circa 25 cent/€.

Cosa incide maggiormente sui nostri prezzi? Ovviamente la componente fiscale che da noi è oltre il 60%, la più elevata in Europa. L’accisa fissa è di 0,731 €/l più l’Iva al 22% che grava anche sull’accisa.

Il prezzo industriale è pari a circa il 40%, di cui la materia prima è il 36% del totale; solo su questa componente agiscono le quotazioni internazionali e l’effetto cambio euro/dollaro. Poi c’è il margine lordo (8% sul totale) che è la differenza tra il prezzo di vendita al netto delle tasse meno il costo della materia prima. Su questa voce il distributore può agire per modificare il prezzo della benzina alla pompa (cioè su circa 1,5-1,8 centesimi di euro).

Ecco la lista delle accise, secondo noi surreale, che gravano in Italia attualmente sul prezzo alla pompa del carburante:

  • 1,9 lire per la guerra di Etiopia del 1935
  • 14 lire per la crisi di Suez del 1956
  • 10 lire per il disastro del Vajont del 1963
  • 10 lire per l’alluvione di Firenze del 1966
  • 10 lire per il terremoto del Belice del 1968
  • 99 lire per il terremoto del Friuli del 1976
  • 75 lire per il terremoto dell’Irpinia del 1980
  • 205 lire per la guerra del Libano del 1983
  • 22 lire per la missione Unmibh in Bosnia Erzegovina del 1996
  • 0,02 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004
  • 0,0073 euro per la manutenzione e la conservazione dei beni culturali
  • 0,04 euro per l’emergenza immigrati dovuta alla crisi libica del 2011
  • 0,0089 per far l’alluvione in Liguria e in Toscana del novembre 2011
  • 0,082 (benzina) – 0,112 (diesel) per il decreto “Salva Italia” del 2011
  • 0,02 euro per l’emergenza post terremoto in Emilia del 2012.

Questo è o non è un deficit di competitività con il resto del mondo, soprattutto per un bene a domanda piuttosto rigida come i carburanti per autotrazione? Il governo cosa intende fare?

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