Spalma-incentivi: le modifiche piacciono al MiSE. Le associazioni sul piede di guerra

Il decreto competitività in fase di conversione approda in aula oggi pomeriggio. Il viceministro De Vincenti preannuncia parere favorevole alle modifiche allo spalma-incentivi per il FV proposte dai presidenti delle Commissioni Industria e Ambiente, che ricevono durissime critiche dalle associazioni.

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Poche possibilità di correzioni sostanziali ormai per il ‘decreto competitività’, il 91/2014 che comprende le misure cosiddette taglia-bollette tra le quali il controverso spalma-incentivi e la norma che impone di pagare parte degli oneri di sistema sull’energia autoconsumata. Dopo un passaggio alla Commissione Bilancio del Senato, oggi pomeriggio il testo tornerà alle Commissioni Industria e Ambiente, per poi passere all’Aula sempre nella giornata odierna, con votazione prevista per le 16.

Ci sono novità parzialmente positive per l’autoconsumo, che vede regolmentati i futuri aumenti (vedi ultimo paragrafo), mentre abbiamo descritto come si sta ridefinendo lo spalma-incentivi. Modifiche, quelle proposte dai presidenti delle Commissioni sui tagli ai danni degli impianti FV sopra i 200 kW, che sembrano piacere al governo. Il vice ministro dello Sviluppo Economico Claudio De Vincenti ha preannunciato il parere positivo dell’esecutivo all’emendamento, che come sappiamo prevede una tripla opzione tra spalmatura su 24 anni, rimodulazione delle tariffe mantenendo a 20 anni il periodo di erogazione e tagli per scaglioni, aggiungendo la possibilità di cedere quote di incentivi ad un soggetto finanziario da individuare tramite un asta. Secondo De Vincenti la riscrittura  “migliora e rafforza” la norma.

Le modifiche dichiara l’uomo del MiSE  – “migliorano qualitativamente la parte sulla rimodulazione degli incentivi con tre opzioni più la possibilità che ci sia un soggetto finanziario che possa fare da acquirente” di quote di sussidi. I “saldi rimangono invariati”: se tutti i soggetti scegliessero l’allungamento dei sussidi a 24 anni è atteso un risparmio di 700 milioni di euro, con la seconda opzione (per 20 anni con riduzioni prima e recupero successivo, il risparmio sarebbe di 60; diventa di 350 milioni con la terza scelta con i tre scaglioni per potenze. Non mutano pertanto l’ammontare delle risorse destinate a tagliare del 10% le bollette alle piccole e medie imprese.

Di tutt’altra opinione le associazioni del settore e degli industriali: AssoRinnovabili, Anie Rinnovabili e Confindustria si diconosenza paroleriguardo alla norma così come si sta delineando. “Se possibile – si legge in una nota congiunta – si sta producendo un provvedimento che è ancora peggiore rispetto a quanto finora ipotizzato”. Per le tre associazioni gli interventi retroattivi previsti “non solo sono gravemente dannosi per l’economia del settore e di tutto il Paese, ma rappresentano un grave vulnus del sistema democratico, perché di fatto rendono carta straccia degli accordi già sottoscritti tra lo Stato e le sue imprese”.

Il Governo, continua il comunicato, “ha ignorato tutte le proposte alternative che erano state avanzate da Confindustria, AssoRinnovabili e ANIE Rinnovabili, decidendo unilateralmente di affossare il settore delle energie rinnovabili, proprio in un momento storico e politico in cui il rischio energetico è quanto mai elevato. Come può un Governo fare campagna elettorale, affermando a tutti che la green economy è uno strumento di sviluppo e poi calpestare un mondo intero fatto di imprese, dipendenti e continui sviluppi. Speriamo che nel futuro il paese sappia fare delle scelte e che finalmente si riesca a trovare un Presidente che oltre agli slogan guardi anche alla sostanza dei problemi: l’Italia ne ha bisogno! Ci appelliamo al presidente Renzi, che in campagna elettorale aveva parlato della green economy come ‘strumento essenziale per far ripartire il Paese’. La pensa ancora così? Chiediamo che l’articolo venga stralciato e che si attivi da subito un tavolo tecnico che ripristini la certezza del diritto nazionale e internazionale e la credibilità del Paese nei confronti degli investitori italiani e stranieri”.

Tra le modifiche approvate dalle Commissioni Industria e Ambiente nella  notte, come anticipato, c’è anche un intervento che corregge la norma che impone di pagare parte degli oneri di sistema anche sull’energia autoconsumata. Tra gli emendamenti approvati, uno (riformulazione del 24.12 e 24.23) pone dei limiti agli aumenti futuri, stabilendo che varranno solo per gli impianti non ancora in esercizio al momento in cui gli aumenti verranno deliberati e che non potranno essere superiori ai 2,5 punti percentuali.

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