In Asia eolico e fotovoltaico meno cari del carbone entro sei anni

Entro il 2020 in mercati come Cina e Giappone il chilowattora ottenuto dal sole o dal vento sarà più economico rispetto a quelllo prodotto bruciando gas e carbone. La valutazione è di Bloomberg New Energy Finance. Due terzi della nuova potenza installata nei prossimi 16 anni nell'area Asia-Pacifico sarà di energie rinnovabili.

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La crescita dei giganti asiatici sarà sempre di più alimentata dal sole e dal vento. Eolico e fotovoltaico entro il 2020 in mercati come Cina e Giappone saranno più economici rispetto a gas e carbone. Ben due terzi della nuova potenza elettrica che si installerà nell’area Asia-Pacifico da qui al 2030 verrà dalle fonti rinnovabili: in 16 anni saranno connessi circa 800 GW di fotovoltaico, 500 GW di eolico e circa 440 GW di idroelettrico (vedi grafico sotto). A prevederlo è Bloomberg New Energy Finance nel suo 2030 Market Outlook, report del quale abbiamo già parlato guardando alle previsioni per l’Europa e l’Italia.

Sembra dunque prossimo al tramonto il dominio del carbone, fonte che domina il mix energetico di colossi come la Cina, causando un enorme carico di danni sanitari e ambientali, oltre che climatici. Le centrali a carbone che sono in costruzione in Giappone e Corea del Sud, infatti, secondo BNEF, sono solo un ritorno di fiamma temporaneo, dovuto all’urgenza di soddisfare la domanda, ma sul lungo periodo il mix energetico dell’area si sposterà verso le fonti pulite. Al 2030 la società di consulenza prevede ad esempio che le energie rinnovabili forniscano il 45% del fabbisogno elettrico in India, il 33% in Cina e il 26% in Giappone.

La tesi di fondo che si legge nel report Bloomberg è la stessa che abbiamo riportato molte volte su queste pagine: le nuove rinnovabili sono sempre più vicine alla competitività economica con le fossili e sarebbero già molto più convenienti se all’uso di fonti come gas e carbone venissero contabilizzate le esternalità negative ambientali, climatiche e sanitarie che provocano.

Il sorpasso è inevitabile per due motivi. Da una parte perché la necessità di far partecipare le fossili ai costi che provocano è sempre più evidente per molti governi; basti l’esempio delle politiche che sta mettendo in campo la Cina piegata dall’emergenza smog. Dall’altra, grazie all’evoluzione tecnologica i costi di produzione delle rinnovabili sono destinati a proseguire nel solco di un trend calante, mentre altrettanto non si può dire delle fonti basate su risorse limitate e spesso dipendenti dall’import come carbone, gas e petrolio.

Secondo BNEF il momento del sorpasso è vicino: l’LCOE (costo livellato dell’elettricità) del fotovoltaico e dell’eolico in Asia entro il 2020, cioè in meno di 6 anni, sarà nella gran parte dei casi minore rispetto a quello delle fossili, come illustrato dal grafico.

Resteranno invece sostanzialmente stabili gli LCOE del carbone e del gas che però potranno rientrare nella parte più bassa del range, nella quale economicamente ancora se la giocheranno con eolico e FV anche in futuro, ma solo in quei paesi che hanno risorse domestiche e non metteranno in campo misure e politiche contro le emissioni di gas serra.

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