Rinnovabili ed efficienza sotto tiro, ma il futuro sarà sempre più verde

Gli scenari per rinnovabili ed efficienza energetica di domani vanno pensati soprattutto ora, nel momento dell'attacco di governo e media. Il cambiamento non avverrà automaticamente, anche se favorito dall'evoluzione tecnologica e dalla riduzione dei costi. Bisognerà operare a livello territoriale e trasformare regole di mercato ormai obsolete.

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Che scenari possiamo immaginare per le rinnovabili e l’efficienza energetica in una fase delicata come l’attuale, con le tecnologie verdi sotto attacco da una parte dei media e prese di mira dal governo?

C’è smarrimento, rabbia, con aziende che chiudono, professionalità che si ricollocano. E’ una fase che riguarda, peraltro, anche altri paesi e riflette la traumatica trasformazione in atto dei sistemi energetici, con le stesse grandi utility in crisi. Occorrerà governare la transizione in maniera intelligente ma combattiva. Perché di transizione si tratta, verso un futuro sempre meno dominato dai combustibili fossili.

Ad ottobre si decideranno gli impegni europei al 2030. La riduzione del 40% delle emissioni climalteranti che ormai possiamo dare per acquisita, l’obiettivo sulle rinnovabili al momento compreso tra il 27 e il 30% e quello sull’efficienza che sta acquistando maggiore rilevanza con le criticità in Ucraina e Iraq, delineano uno scenario chiaro. Aldilà della scelta molto importante dei numeri finali che verranno decisi, avremo una produzione elettrica da rinnovabili che si avvicinerà al 50% della domanda, un fortissimo impulso alle rinnovabili termiche e un salto di qualità nelle politiche dell’efficienza.

Pensiamo all’Italia. La produzione normalizzata da fonti rinnovabili del 2013 è stata di circa 105 TWh. Al 2030 nello scenario Roadmap dell’Enea l’elettricità verde passerebbe a 145 TWh. Il contributo delle rinnovabili potrebbe essere anche più spinto, in particolare se si riducessero le importazioni che superano oggi i 40 TWh. Si considerino i cambiamenti che stanno avvenendo in Francia da cui arriva molta elettricità nucleare. I costi di produzione sono aumentati del 20% tra il 2010 e il 2013, le tariffe aumenteranno del 30% tra il 2012 e 2017 e nei prossimi vent’anni dovranno essere spesi 90 miliardi di euro solo per migliorare la sicurezza dei reattori.

Ci sono stime anche molto più alte sull’incremento delle rinnovabili al 2030, come quella di Bloomberg New Energy Finance, che valuta in 84 GW la capacità addizionale nel nostro paese. E’ ragionevole quindi pensare ad un incremento annuo compreso tra 2 e 5 GW, con la quota principale fornita dal fotovoltaico, seguita dall’eolico e dalle altre tecnologie.

Dunque, passato l’attuale imbizzarrimento, il paese dovrà muoversi secondo un nuovo scenario che vedrà un forte innalzamento della produzione elettrica da rinnovabili, una produzione termica che dovrà valorizzare le nostre aree boschive, raddoppiate dall’ultimo dopoguerra, e che inizierà a intaccare la media temperatura. E poi c’è l’efficienza energetica, che ha solo iniziato ad incidere sul comparto dell’edilizia. Il tutto con una strategia fortemente mirata al rafforzamento dell’industria italiana, molto presente in questi settori, e alla minimizzazione dei costi.

C’è un altro aspetto che riguarda lo sviluppo futuro dell’energia. Sempre di più sarà necessario operare in un’ottica integrata a livello territoriale e sinergica nell’uso delle tecnologie. Sarà sempre più importante un raffinato lavoro di sartoria per capire come gestire i flussi energetici, recuperare cascami termici, governare la domanda, utilizzare gli accumuli. Secondo lo Smart Grid Report dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, nei prossimi 15 anni si potranno realizzare da 25mila a 100mila energy community. Si apre un campo affascinante che implica la capacità di analizzare in modo dinamico domanda e offerta e di definire i mix tecnologici più adeguati ai contesti specifici.

Tutto questo non avverrà però automaticamente. Certo, ci sarà una potente spinta determinata dalla rapida evoluzione tecnologica e dalla riduzione dei prezzi delle tecnologie, pensiamo alle aspettative sull’accumulo. Aiuterà inoltre la grande mole di professionalità create in questi anni che le polemiche sugli incentivi tendono a dimenticare. Ma questa trasformazione potrà avvenire solo sulla base di un contesto chiaro, con la trasformazione delle regole del mercato elettrico ormai obsolete, con la definizione di un quadro normativo che dia certezze sul lungo periodo.

Se la nostra “EnergieWende” verrà gestita con intelligenza potremo minimizzare i costi, ridurre le importazioni di gas, aumentando la sicurezza del paese e rafforzando un tessuto di imprese in grado di esportare il loro know how e le tecnologie delle smart grids che l’Italia sta sviluppando in prima linea insieme alla Germania e alla California.

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