“No blood for coal”, Enel: “Se verranno verificate le accuse, prenderemo provvedimenti”

  • 2 Luglio 2014

CATEGORIE:

In risposta all'accusa di mantenere rapporti commerciali con multinazionali che violano i diritti umani, Enel risponde che, qualora venisse riscontrata la veridicità delle accuse, non esiterebbe a rivedere alcuni suoi rapporti commerciali. "Dopo anni di silenzio e battaglie legali l'Enel si apre al dialogo con Greenpeace", afferma l'associazione.

ADV
image_pdfimage_print

“Enel non avrebbe alcuna esitazione ad agire nei confronti della Drummond e alla Prodeco qualora fossero riscontrate le accuse (di violazione dei diritti umani, ndr) mosse dallo studio SOMO”. E’ quanto replica la società elettrica italiana all’accusa formulata nei giorni scorsi da Greenpeace (Enel compra carbone da chi tortura e uccide?) di mantenere rapporti commerciali per l’acquisto di carbone con due multinazionali (appunto l’americana Drummond e la controllata svizzera Prodeco) accusate di aver commissionato omicidi e torture di sindacalisti, lavoratori e semplici cittadini colombiani e di aver finanziato gruppi paramilitari per garantire il controllo delle aree dove estraggono carbone in Colombia.

Dalle sue dichiarazioni, l’azienda italiana sembra essere all’oscuro di qualsiasi pratica contro i diritti umani messa in atto dai suoi partner commerciali. “L’Enel si apre al dialogo con Greenpeace, dopo anni di silenzio e battaglie legali – ha dichiarato Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace – la risposta dell’azienda segna un cambio di atteggiamento. È il segno che il nuovo management sta imprimendo all’azienda”.

Secondo un rapporto commissionato da Greenpeace, nel 2013 Enel avrebbe acquistato almeno 330.000 tonnellate di carbone dalla Prodeco e nello stesso periodo la Drummond ha fatto arrivare a Civitavecchia, La Spezia e Venezia cinque carichi di carbone dalle sue miniere colombiane. La Colombia è il quarto Paese esportatore mondiale di carbone per produzione elettrica, con circa 80 milioni di tonnellate. Tale volume è in larga parte destinato al mercato europeo (circa il 70%).

Il Gruppo Enel – fa sapere l’azienda elettrica italiana – importa carbone dalla Colombia per alcuni dei propri impianti, come fanno peraltro pressoché tutte le altre utilities europee, utilizzando come fornitori anche le aziende Drummond e Glencore (Prodeco).

“Auspichiamo che l’azienda interrompa questi scambi commerciali, dietro ai quali si nascondono troppe violenze e impatti ambientali – afferma Andrea Boraschi – chiediamo quindi a Enel di verificare quanto prima la solidità e la fondatezza delle accuse contenute nel rapporto che abbiamo commissionato e di prendere i provvedimenti conseguenti, in tempi brevi”.

ADV
×