L’etichetta energetica è ancora nascosta

La corretta informazione sui consumi energetici degli elettrodomestici potrebbe far risparmiare quasi 400 euro a famiglia e l'1,5% delle emissioni di gas serra mondiali. Ma non è ancora sufficientemente implementata, anche perché i controlli restano ancora insufficienti. Una inchiesta di Legambiente e del Movimento Difesa del Cittadino.

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Sono 2522. Questo il numero dei prodotti di cui è stata esaminata l’etichetta energetica che dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, consentire una scelta più consapevole da parte dei cittadini circa gli elettrodomestici più virtuosi in fatto d’energia. L’inchiesta, ‘Etichetta furbetta’ è stata realizzata da Legambiente, in collaborazione con Movimento Difesa del Cittadino, per verificare la corretta applicazione delle etichette energetiche in Italia ed è emerso un panorama di luci e ombre.

L’iniziativa si inserisce nel progetto pilota Marketwatch che unisce sedici realtà della società civile che vanno ad affiancare le istituzioni nel settore del controllo di mercato a livello europeo nel campo delle etichette energetiche. Cantinette domestiche, ossia refrigeratori per bottiglie di vino, condizionatori e televisori sono i prodotti che risultano avere un etichettamento inferiore rispetto agli altri e che quindi mettono in crisi il consumatore quando deve scegliere, portando la percentuale complessiva dei prodotti che sono venduti senza etichetta o con l’etichetta scorretta al 33%.

“Dalla ricerca – ha spiegato Davide Sabbadin, responsabile in Italia del progetto MarketWatch – emerge un quadro non completamente soddisfacente dell’applicazione della normativa europea, in particolar modo nel mondo del trading online. Per questo crediamo che sia fondamentale la formazione dei professionisti del settore per colmare quel gap cognitivo che il cittadino può avere davanti all’etichetta energetica. In particolare rimane quasi completamente inapplicato, per ora, l’obbligo di consegna della scheda tecnica a richiesta del consumatore nei punti vendita esaminati, un preciso requisito della normativa Ecodesign. E a nulla vale l’introduzione delle nuove tecnologie: in un paio di casi, anche di fronte alla possibilità di scaricare con smartphone delle informazione aggiuntive in tempo reale tramite Qrcode presenti sul prodotto, la scheda tecnica non era presente tra le informazioni disponibili, che si limitavano a informazioni di carattere commerciale e prestazionale”.

La situazione più grave, a sorpresa, è quella dei negozi online nei quali solo il 12% dei prodotti riporta le informazioni energetiche in maniera esaustiva e corretta. Un dato incomprensibile se si pensa che oltretutto l’inserimento dei questi dati avviene una volta sola e all’interno delle operazioni di caricamento dei dati relativi al prodotto. Nella tabella con la percentuale di prodotti non conformi, differenziata per categoria e per canale di vendita.

“Le direttive Ecodesign ed Etichetta Energetica sono, nel loro congiunto, una delle più grandi operazioni ambientali della storia europea e mondiale – afferma Edoardo Zanchini, Vicepresidente nazionale di Legambiente – La loro applicazione potrebbe far risparmiare quasi 400 euro a famiglia, a ciò si aggiunge il vantaggio ambientale dato che il taglio annuale alle emissioni climalteranti sarebbe pari a 500 milioni di tonnellate di CO2: si tratta dell’1,5% delle emissioni mondiali, pari a quelle del parco auto circolante in Europa. Purtroppo, però, queste direttive non sempre vengono applicate e i consumatori spesso non sono in condizione di scegliere correttamente i prodotti in vendita: alcuni prodotti sono meno efficienti di quanto dichiarato sull’etichetta, altri sono privi delle indicazioni energetiche che dovrebbero essere fornite al consumatore. I mancati risparmi derivanti da queste infrazioni aumentano inevitabilmente i costi familiari, mettono sotto stress le reti elettriche dei paesi membri e contribuiscono negativamente al cambiamento climatico”.

Per quanto riguarda invece le tipologie di non conformità alla normativa che sono state riscontrate è emerso che le principali riguardano per gran parte il cattivo posizionamento dell’etichetta, spesso collocata in angoli ciechi o a più di due metri di altezza, cose che le rendendo incomprensibili. Nei negozi online si riscontrano, invece, oltre alla loro totale assenza, casi di informazioni limitate, come per esempio la sola classe energetica, ma senza il consumo annuale, oppure mancano dati sul rumore o sui coefficienti prestazionali, come nel caso dei condizionatori d’aria.

Più in generale in Europa la situazione sul controllo sia per l’Etichetta Energetica che per l’Ecodesign, è molto diversa tra le nazioni e ciò perché non sempre i budget stanziati dalle Autorità di Controllo del mercato sono adeguati. I costi delle analisi di prodotto variano, infatti, dai 2.500 euro per una lampadina fino ai 13.000 euro per un condizionatore.

Si tratta di costi che stanno frenando le verifiche che a oggi hanno riguardato lo 0,6% dei modelli presenti sul mercato, con una spesa di 7 milioni di euro che corrispondono allo 0,05% dei mancati risparmi attribuiti alla non adeguata applicazione della normativa. Nella pratica, non controllando tutti i modelli sul mercato, cosa che costerebbe poco più di un miliardo di euro, si impedisce ai cittadini di risparmiarne 14 di miliardi. L’equivalente di un punto di Pil italiano.

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