Dopo il Wall Street Journal anche il Financial Times contro lo spalma-incentivi

Dal Wall Street Journal al Financial Times, passando in patria per giornali storicamente critici verso le rinnovabili come Corriere della Sera e Giornale: sulla stampa la perplessità verso la misura retroattiva contro il fotovoltaico contenuta nel pacchetto spalma-incentivi è trasversale.

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Pochi giorni dopo l’articolo apparso sul Wall Street Journal, in cui si boccia senza appello lo spalma-incentivi, arrivano parole molto dure contro la misura contenuta nel pacchetto taglia-bolletta anche da un altro degli organi “ufficiali” del mondo della finanza internazionale: il Financial Times. Intanto in Italia le critiche al taglio retroattivo piovono anche da giornali che non si possono certo sospettare di essere pro-rinnovabili, ma anzi che in passato non hanno lesinato gli attacchi spesso ingiustificati, come Il Corriere della Sera e Il Giornale,

L’articolo del Financial Times, riprende in sostanza il disappunto degli investitori per la misura retroattiva al quale aveva già dato voce il Wall Street Journal. Si denuncia il rischio di fuga dei capitali, si citano i rilievi di incostituzionalità segnalati dal presidente emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida e la stima dei 10mila occupati a rischio fatta da assoRinnovabili. Un investitore sentito dal FT ricorda che le principali banche hanno un’esposizione di circa 20 miliardi nel settore e che “le misure non colpiranno chi ha beneficiato in origine di questi incentivi, perché molti impianti sono passati di mano”.

Un rilievo simile lo troviamo sul Corriere della Sera: “La proposta di «spalmare» in un tempo più lungo gli incentivi alle rinnovabili per ridurre la bolletta elettrica delle piccole e medie imprese rischia di provocare gravi disastri. L’idea che «con gli incentivi del fotovoltaico ci abbiano guadagnato in tanti» è vera, ma sono innanzitutto i proprietari di terreni, gli sviluppatori-intermediari e i venditori d’impianti. Chi ha finanziato gli impianti (molti operatori internazionali, appunto) ha ritorni dell’investimento non certo esagerati. Il risultato è che il taglio penalizzerà solo questi ultimi e i loro finanziatori, facendo fallire centinaia d’imprese, creando miliardi di sofferenze ai crediti delle banche italiane in un momento in cui devono aumentare i prestiti alle stesse aziende e, infine, scoraggiando gli investimenti esteri di cui abbiamo tanto bisogno”, si fa notare.

Stesse critiche anche su Il Giornale: la misura è “una strada rischiosa, con controindicazioni sia sul piano della credibilità complessiva del sistema Italia, sia sul piano giuridico visto che è facile prevedere una raffica di ricorsi rispetto ad accordi già stipulati”.

 

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