Obiettivi UE 2030: la Germania spinge per un target vincolante per l’efficienza energetica

Il Consiglio europeo in cui si parlerà del pacchetto clima-energia 2030 è vicino: si terrà il prossimo 26 giugno. La Germania insiste affinché si introduca un obiettivo vincolante anche per l'efficienza energetica, aspetto che sarebbe fondamentale per affrontare il problema della sicurezza energetica. E l'Italia che posizione prenderà?

ADV
image_pdfimage_print

Con la crisi Ucraina sullo sfondo e la relativa minaccia per la sicurezza energetica dell’Europa, fortemente dipendente dal gas russo, il tema dell’efficienza energetica torna al centro del dibattito sulla strategia energetica europea. Ad insistere per l’introduzione di un obiettivo 2030 vincolante anche per il risparmio energetico è la Germania.

“Abbiamo sottovalutato l’importanza dell’efficienza energetica. Se parliamo di ridurre la nostra dipendenza dall’import non possiamo permetterci di trascurare uno dei principali strumenti disponibili: il risparmio energetico”, ha sottolineato il ministro dell’economica tedesco, Sigmar Gabriel, davanti ai ministri dell’Energia dell’Unione riuniti venerdì per il Consiglio Energia. L’Ue, ha fatto notare, spende oltre 1 miliardo di euro al giorno in importazioni di combustibili fossili e diversificare gli approvvigionamenti guardando ai rigassificatori non farebbe che aumentare questo conto. Ecco dunque perché secondo la Germania serve un obiettivo vincolante anche l’efficienza energetica.

Come sappiamo, la Commissione europea ha proposto a inizio anno un duplice obiettivo: -40% sulla CO2 e 27% di rinnovabili, non vincolante a livello nazionale, tralasciando il risparmio energetico. L’Europarlamento invece si è espresso per tre target vincolanti: -40% CO2, 40% su efficienza, 30% su rinnovabili.

Tra gli Stati membri, a premere per un target sul risparmio energetico sono soprattutto Germania e Danimarca, che su questo organizzeranno un evento domani a Copenaghen, mente per l’obiettivo unico sulla CO2 si sono schierati Gran Bretagna e paesi dell’Est-Europa.

L’Italia fino allo scorso Governo è stata divisa, con un lo Sviluppo Economico (portatore della posizione ufficiale) a favore del target unico e il ministero dell’Ambiente, allora guidato da Andrea Orlando, che si è speso generosamente per i tre obiettivi vincolanti. Resta ancora da definire la posizione ufficiale del governo Renzi, particolarmente importante perché il pacchetto clima-energia 2030 sarà uno dei dossier che saranno al centro del semestre italiano di presidenza europea. Preoccupa il mondo dell’energia pulita il fatto che di recente il viceministro allo Sviluppo Economico Claudio De Vincenti, in un’audizione parlamentare, abbia ribadito di voler spingere per l’obiettivo unico.

Il Consiglio europeo discuterà degli obiettivi 2030 il prossimo 26 giugno, per arrivare a un accordo a ottobre. Ora, con il problema della sicurezza energetica sempre più al centro del dibattito, altri Stati membri, tra cui speriamo l’Italia, potrebbero schierarsi per i 3 obiettivi vincolanti.

La Commissione stessa, dicono voci non ufficiali, potrebbe proporre un target vincolante sul risparmio energetico se si rilevasse che l’Unione non è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo (non vincolante) per il 2020, di ridurre i consumi del 20%: i dati sui progressi in questo senso sono attesi per settembre.

Tra le soluzioni di compromesso cui si sta lavorando ci sarebbe quella di imporre un obiettivo a livello comunitario, che non sarebbe vincolante per i singoli Stati membri: qualche Stato preme per una riduzione dei consumi del 35% al 2030, mentre altri vorrebbero un meno 27%.

I vantaggi economici di avere dei target vincolanti anche per efficienza energetica e rinnovabili sono noti. Solo per citare un dato tratto dall’ultimo assessment della Commissione europea, rispetto ad uno scenario business as usual, mentre un unico obiettivo di -40% sulla CO2 farebbe aumentare il Pil di 0,1-0,45%, con un target specifico anche per efficienza energetica e rinnovabili il beneficio salirebbe a +0,45-0,55% e raddoppierebbe anche la nuova occupazione: 1,25 milioni di nuovi posti di lavoro, contro i 700mila dello scenario con obiettivo unico. Per paesi come la Germania e l’Italia, che già molto hanno investito nelle energie pulite e nell’efficienza energetica, costruendosi un primato industriale in questi campi, poi i vantaggi sarebbero ancora più consistenti.

ADV
×