Taglia-bollette e oneri sull’energia autoconsumata, le novità in arrivo

Si pagheranno gli oneri di sistema, in parte, anche sull'energia autoconsumata. L'aggravio sarà minimo ma la quota potrà aumentare nel tempo, seppur seguendo criteri non discrezionali. Le novità in arrivo in materia di autoconsumo nel pacchetto taglia-bollette. Misure che potrebbero essere in contrasto con la normativa europea.

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(Aggiornamento 18 giugno: si vedano novità nella versione più recente della bozza)

Si pagheranno gli oneri di sistema in parte anche sull’energia autoconsumata dietro al contatore. L’aggravio sarà minimo, il 5% dei corrispettivi, per gli impianti non incentivati realizzati dal 2015 e il 10% per gli altri, ma la quota potrà aumentare nel tempo, senza dare agli investitori la certezza di sapere quando e di quanto, anche se le rimodulazioni dovranno essere decise in base ad elementi non discrezionali. Sono queste in estrema sintesi le novità sull’autoconsumo contenute nel ‘pacchetto taglia-bollette’, almeno per come si delineano stando alla bozza di decreto esaminata dal Consiglio dei Ministri venerdì 13 giugno (allegato in basso).

Nel dettaglio (si veda l’articolo 5 della bozza), sull’energia “consumata ma non prelevata dalla rete” si pagherà il 10% degli oneri di sistema gravanti sull’energia prelevata dalla rete. La quota scende al 5% nel caso di sistemi efficienti d’utenza (SEU) alimentati da impianti che non godano di incentivi sull’energia prodotta e che entrino in esercizio dopo il 1° gennaio 2015.

Le quote di oneri da pagare sull’energia autoconsumata saranno aggiornate su base biennale a partire dal 1° gennaio 2016 con decreti del MiSE, tenendo conto di due criteri: 1) la percentuale da pagare “deve essere minore per i sistemi che non accedono ad incentivi statali sull’energia prodotta”; 2) l’aggiornamento sarà fatto ”al fine di non ridurre l’entità complessiva dei consumi soggetti al pagamento degli oneri”. Cioè l’autoconsumo da impianti non incentivati pagherà meno e le percentuali di oneri da pagare cresceranno in parallelo alla riduzione della quantità di energia prelevata dalla rete, cioè man mano che l’autoconsumo si diffonde e/o che la domanda cala.

L’Autorità dovrà adottare i provvedimenti necessari per la misura dell’energia consumata e non prelevata dalla rete. Nel 2015 in via transitoria, per le situazioni in cui non si riesca a misurare l’energia autoconsumata, si attuerà “un sistema di maggiorazioni delle parti fisse dei corrispettivi posti a copertura degli oneri generali di sistema, di effetto stimato equivalente” al pagamento della quota di oneri prevista.

“E’ positivo e comprensibile che si sia disposta un’esenzione maggiore agli impianti non incentivati, mentre è preoccupante che l’aumento futuro della quota da pagare sia legato a fattori difficilmente prevedibili, come la futura diffusione dell’autoconsumo e l’andamento della domanda in generale”, spiega a QualEnergia.it l’avvocato Emilio Sani dello studio legale Macchi di Cellere Gangemi, che sarà uno dei relatori del Workshop su SEU e autoconsumo che QualEnergia.it ha organizzato per il 26 giugno a Roma.

Un elemento che, osserva Sani, potrebbe essere in contrasto con quanto disposto da ben due direttive europee. “Il fatto che l’esenzione si riduca all’aumentare della diffusione dell’autoconsumo sembra in contraddizione con gli obiettivi sia della direttiva europea sulle prestazioni energetiche in edilizia, sugli edifici ad ‘energia quasi zero’, sia della direttiva sull’efficienza energetica, che prescrive che si adottino tariffe elettriche idonee a promuovere l’efficienza”.

Qualora la norma venisse approvata così com’è in questa bozza e fosse riconosciuta essere in contrasto da un accertamento giudiziario rispetto alla normativa europea, prevarrebbe quest’ultima. Sarebbe pertanto dichiarata l’invalidità della fonte inferiore, cioè del decreto in questione.

Future battaglie legali a parte, un provvedimento come quello della bozza riuscirà a frenare il decollo del fotovoltaico non incentivato? “Premetto che ritengo profondamente sbagliato far pagare alle rinnovabili la componente A3. Tuttavia le novità della bozza sono meno gravi di quanto si temeva, sia nelle cifre sia soprattutto perché si includono criteri non discrezionali da seguire per future revisioni. Sono criteri tutto sommato rassicuranti”, commenta  Giuseppe Artizzu, esperto di energia che su queste pagine ha speso molte parole in difesa dell’autoconsumo da FV (qui il suo intervento più recente).

Ma – ribattiamo – può essere rassicurante costruire un business plan con la spada di Damocle di possibili aumenti degli oneri da pagare difficili da quantificare oggi visto che saranno legati a fattori poco prevedibili, come diffusione dei SEU e calo della domanda? “Il rischio del calo della domanda esiste più nel breve che nel medio termine, ed è anche vero che tra 3 o 4 anni cominceranno a scendere anche gli oneri di sistema. Diciamo che siamo ben lontani da una condizione ideale, ma se devo fare un business plan ho elementi dignitosi per capire il profilo di rischio. Questo chiaramente presumendo che in futuro legislatore agisca in modo razionale; un aspetto che lo spettacolo di queste ore sullo spalma-incentivi mina alla radice (si veda qui, ndr)”, risponde Artizzu.

La bozza del decreto entrata in CdM venerdì 13 giugno (pdf)

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