Luci, ombre e proposte per l’attuazione della direttiva efficienza energetica

Lo schema di decreto legislativo di attuazione della Direttiva 2012/27/UE sull'efficienza energetica contiene molti spunti positivi accanto ad alcuni elementi discutibili. Inoltre molti aspetti importanti sono rimandati a successivi provvedimenti. Alcune riflessioni di Gianni Silvestrini, direttore scientifico di QualEnergia, sul recepimento della Direttiva.

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Lo schema di decreto legislativo di attuazione della Direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica trasmesso alla presidenza del Senato il 4 aprile contiene molti spunti positivi accanto ad alcuni elementi discutibili. È difficile esprimere un giudizio completo perché molti aspetti importanti sono rimandati a successivi provvedimenti. Un aspetto importante che va chiarito riguarda il rilancio delle politiche per la riqualificazione energetica dell’edilizia.

Partiamo dalla strategia di lungo termine per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio (art. 4), elemento qualificante della Direttiva che sarebbe stato (sarebbe) opportuno elaborare coinvolgendo in un processo partecipato i principali stakehoders di settore. Il testo rimanda il compito di elaborare la proposta all’Enea, che dovrà presentare una proposta entro il 30 aprile 2014, e successivamente ogni tre anni, nell’ambito dei Piani d’azione nazionali per l’efficienza energetica (PAEE). 

Fino al 30 aprile non sarà quindi possibile valutare l’ambizione e l’efficacia della “Roadmap”. Resta comunque il fatto che gli obiettivi da raggiungere devono essere decisi a livello politico e andrebbero inseriti nel recepimento della Direttiva. In alcuni paesi, ad esempio, si sta discutendo di puntare al raddoppio della percentuale annua di superficie costruita da riqualificare energeticamente, passando dall’1 al 2%.

Strettamente legati agli obiettivi, vanno definiti gli strumenti messi in campo per raggiungerli, ad iniziare dall’accesso ai capitali necessari per accelerare il risanamento energetico del nostro patrimonio. Non si tratta solo delle risorse economiche messe a disposizione per le politiche di efficientamento. Queste sono molto scarse. Pur essendo il nostro un periodo di crisi,  andrebbe evidenziato il forte ruolo anticiclico che questi interventi possono svolgere.

Si poteva comunque sperare nel prolungamento al 2020 delle detrazioni fiscali. Ma, soprattutto, andrebbero indicate soluzioni innovative di finanziamento con un forte coinvolgimento di privati, come si sta sperimentando all’estero (Green Deal negli UK, Pace negli Usa, Posit’if in Francia, ecc.).

Va detto che nella creazione di un Fondo nazionale per l’efficienza energetica si cita anche la partecipazione di privati. Ma si tratta di dare gambe a questa proposta e alcuni elementi andrebbero indicati nel decreto di recepimento. Tra i soggetti cui si potrebbe affidare un ruolo più attivo ci sono le utility, immaginando di destinare una quota degli obblighi dei titoli di efficienza energetica (il 30%?) al fondo per il sostegno delle politiche di riqualificazione energetica. Queste imprese, tra l’altro, sono in una delicata fase di cambiamento del proprio modello di business e stanno ridefinendo le proprie strategie proprio sul versante dell’efficienza.

Indichiamo alcuni altri elementi che potrebbero essere introdotti:

  • Possibilità per gli Enti locali di assumere impegni pluriennali di spesa a valere sulle disponibilità di parte corrente al fine di contrarre mutui o stipulare contratti di leasing destinati a finanziare interventi per l’efficienza energetica dei propri immobili.
  • Possibilità di ottenere la bancabilità delle detrazioni fiscali, elemento che allargherebbe il numero di interventi, garantendo una parte delle risorse iniziali per avviare i lavori.
  • Previsione di un ruolo attivo delle Esco nella caccia agli interventi di riqualificazione di edifici pubblici; garantendo l’accesso ai dati sugli immobili da riqualificare, le Esco potrebbero elaborare specifiche proposte di intervento, un approccio che aumenterebbe notevolmente l’attività di riqualificazione.
  • Introduzione della possibilità di utilizzo di sistemi intelligenti di misura e gestione dei consumi per fornire in tempo reale informazioni e agire sui comportamenti degli utenti.
  • Obbligo a soddisfare gli impegni di efficienza energetica anche per i distributori di energia elettrica delle piccole isole.
  • Utilizzare sistemi di controllo attivi di domotica e di building automation.

Tra le criticità segnaliamo la proposta di abolire la progressività delle bollette rispetto ai consumi. La struttura tariffaria italiana ha rappresentato uno strumento importante per l’efficienza degli usi elettrici. Siamo d’accordo nel definire un trattamento specifico per applicazioni che determinino un minor consumo di energia primaria, come le pompe di calore ad alta efficienza per le quali è stata proposta la tariffa D1, o un trattamento analogo per la ricarica di auto elettriche, ma siamo contrari all’eliminazione della struttura progressiva.

Altro aspetto da valutare. Nella bozza del decreto legislativo di recepimento della direttiva europea sull’efficienza energetica, all’articolo 11 si introduce la richiesta all’Autorità per l’Energia di modificare l’attuale normativa che disciplina il mercato elettrico; è un problema da affrontare con urgenza, ma nella sede appropriata, cioè sulla base di un indirizzo politico da parte del governo, una volta sentiti tutti gli stakeholder.

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