Eliminazione dei supergas serra frigoriferi: l’Europa segna la strada

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Il Parlamento Europeo ha ratificato definitivamente l'accordo per l'eliminazione progressiva degli HFC, gas usati in frigoriferi, condizionatori e schiume isolanti con capacità climalterante fino a 2500 più alta della CO2. Dopo tanti anni di nulla di fatto, l'Europa si pone un passo avanti agli altri nella strada verso una refrigerazione sostenibile.

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Lo scorso 12 marzo il Parlamento Europeo in seduta a Strasburgo ha ratificato definitivamente l’accordo raggiunto in dicembre tra i Paesi membri per l’eliminazione progressiva entro il 2030 dei supergas ad effetto serra usati come refrigeranti nei nostri frigoriferi, condizionatori e nelle schiume isolanti.

Gli HFC (idrofluorocarburi) sono gas introdotti a fine degli anni ’80 per sostituire i precedenti, CHFC, che causavano il buco dell’ozono: ma dopo la loro introduzione è divenuto presto evidente come gli HFC fossero un serio problema per il clima del pianeta: il loro potenziale climalterante è di migliaia o decine di migliaia di volte superiore a quello della CO2, e il loro uso è in fortissima espansione in tutto il mondo, in particolare per la crescente diffusione dell’aria condizionata.

Il nuovo regolamento prende le mosse dalla revisione del precedente, datato al 2006, che non aveva fatto granché per limitare gli HFC, e ne prevede la progressiva riduzione del 79% al 2030, con tetti di immissione nel mercato annuali. La misura era necessaria perché HFC pur rappresentando “solo” il 2% delle emissioni totali dell’UE, senza interventi avrebbero potuto arrivare a contare fino al 40% delle emissioni complessive UE al 2050, in virtù della continua crescita del loro uso.

Oltre al progressiva diminuzione sul mercato, l’UE ha deciso di proibirne l’impiego in alcuni settori specifici, in particolar modo nella refrigerazione commerciale (supermercati, negozi, magazzini) e ha stabilito che gli HFC più pericolosi (con oltre 2500 volte la capacità climalterante della CO2) non potranno più essere usati per la manutenzione e la ricarica dei frigoriferi esistenti a partire già dal 2020.

L’accordo sui gas refrigeranti ha tenuto banco per più di un anno nel dibattito europeo ed è stato oggetto di fortissime pressioni da parte delle multinazionali chimiche e della produzione manifatturiera che ne osteggiavano l’applicazione, eccessivamente vincolante, che ne avrebbe voluto dare il Rapporteur al Parlamento Europeo, il verde Bas Eickout. A votazione finita, chi può cantare vittoria?

Il fronte ambientalista europeo, in particolar modo l’Environmental Investigation Agency e l’European Environmental Bureau esprime soddisfazione per l’accordo raggiunto, perché considera il risultato una vittoria del fronte ambientalista soprattutto in considerazione della fortissima azione di lobby da parte delle grandi aziende multinazionali della chimica che hanno da sempre sostenuto l’insostituibilità degli HFC.

In Italia Legambiente fa notare che l’accordo è rilevante perché dopo tanti nulla di fatto nei vertici internazionali (ultimi quelli di Copenaghen e Varsavia) l’Unione Europea sembra riprendere la leadership e lancia un segnale molto incoraggiante che potrebbe diventare un catalizzatore nei negoziati mondiali contro gli HFC che puntano ad evitare al 2050 emissioni equivalenti a 100 miliardi di tonnellate di CO2 a livello planetario.

Dall’altra parte della barricata, EPEE, un’organizzazione europea promossa delle aziende produttrici di HFC e di tecnologia refrigerante, esprime a sua volta soddisfazione per aver sventato la possibilità di drastiche e rapide messa al bando che avrebbero, a detta delle aziende, messo in difficoltà alcuni settori inducendo un cambiamento tecnologico rischioso, perché ancora non testato. L’altro grande rischio sventato è l’obbligo di pagare una “ecotassa” di 10 euro a tonnellata per l’immissione nel mercato di HFC, che il Parlamento intendeva introdurre e che avrebbe potuto aumentare i prezzi finali dei gas con effetti sicuramente favorevoli alle tecnologie basate su gas meno impattanti, ma potenzialmente vessatori nei confronti dei quei consumatori che avessero dovuto continuare ad usare gli HFC.

La norma è destinata ad influenzare la normativa nella altre aree del mondo, in primis nel far east e in USA. Nei prossimi anni, quindi, si apriranno spazi importantissimi per le oltre 400 aziende, molte delle quali italiane, che lavorano nel campo del condizionamento e della refrigerazione green con prodotti naturali a basso impatto climatico.

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