Un’Italia con le rinnovabili al 33% del consumo elettrico: la fotografia del GSE

Crescita delle rinnovabili sui consumi elettrici, termici e dei trasporti, dipendenza dall'estero, numero di occupati, risultati ottenuti con Conto Termico e Certificati Bianchi e altro ancora: in un'audizione alla Commissione Attività Produttive della Camera il GSE fa il punto della situazione sulle energie pulite in Italia.

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Le rinnovabili elettriche a fine 2013 hanno raggiunto il 33% del consumo interno lordo nazionale di elettricità, nel 2012 hanno dato lavoro a circa 240mila persone ed evitato emissioni per 42 milioni di tonnellate di CO2, ai quali vanno aggiunti i 18 Mt evitati dalle rinnovabili termiche e i circa 4 Mt dei trasporti. Sono alcuni dei dati presentati dal presidente e a.d. del GSE, Nando Pasquali, in un’audizione alla Commissione Attività Produttive della Camera (presentazione in allegato in basso).

Al 2012, mostrano i dati GSE, eravamo al 13,5% di rinnovabili sul consumo finale di energia lordo, la grandezza di riferimento (che comprende tutti i consumi anche termico e trasporti) sulla quale viene misurato il nostro obiettivo per il 2020: arrivare al 17% di energia pulita.

Siamo sulla buona strada per l’obiettivo, ma faremmo bene ad accelerare e puntare più in alto. Anche per motivi di sicurezza energetica, quanto mai importanti nel contesto geo-politico attuale caratterizzato da tensioni con la Russia dalla quale dipendiamo per il gas. L’Italia infatti, spiega il GSE, dipende dall’estero per l’80,6% del fabbisogno complessivo nazionale di prodotti energetici, un import fatto quasi completamente da fonti fossili.

Sul versante termico e su quello dei trasporti, come si vede dal grafico sotto, siamo più o meno a metà strada per raggiungere gli obiettivi al 2020 del PAN, il piano nazionale sulle rinnovabili, e quelli della SEN, la strategia energetica nazionale. Per l’elettrico, invece, già al 2012 avevamo superato l’obiettivo per il 2020 del PAN, evidentemente sottodimensionato (avere da rinnovabili il 26,4% del fabbisogno), mentre siamo ad un passo dal raggiungere anche quello della SEN (35-38% al 2020).

A fine 2013, dicono le stime elaborate dal GSE assieme a Terna, le rinnovabili elettriche hanno coperto il 33% dei 330.000 GWh complessivamente consumati. Tra le fonti primeggia sempre l’idroelettrico (51.450 GWh) ma il solare dal 2012 al 2013 passa da 18.862 a 22.400 GWh, l’eolico da 13.407 a 15.000 GWh e le bioenergie da 12.487 a 14.000 GWh.

I dati sull’occupazione nelle rinnovabili elettriche sono relativi al 2012, e dicono che i 12,6 miliardi di euro investiti in nuovi impianti e i 2,7 miliardi spesi per manutenzione e costi di esercizio hanno dato lavoro a 190mila persone: 137mila “temporanei”, cioè legati alla realizzazione di nuovi impianti, e 53mila “permanenti”, cioè impiegati in manutenzione ed esercizio (vedi grafico sotto). Il settore con più occupati è il fotovoltaico, nel 2012 erano 72.300 tra temporanei (60mila) e permanenti (12.300). Nel 2011 i lavoratori del FV erano 132 mila e sarebbe interessate vedere l’evoluzione nella fase attuale.

Altro punto su cui il GSE fa il punto sono i Certificati Bianchi o titoli di efficienza energetica (TEE): oltre 21.000 progetti presentati da marzo 2013, per 5,9 milioni di TEE, un controvalore di circa 593 milioni di euro e 2,35 milioni di tep risparmiate. A fare la parte del leone gli interventi nel settore industriale (80% dei TEE presentati) e i progetti che fanno risparmiare gas (53% del totale, contro il 24% degli elettrici e il 23% dei misti).

Non è andato bene invece il Conto Termico: le richieste totali sono state 3.194, per 9,45 milioni di euro di incentivi potenzialmente erogabili su tutti gli anni di rateizzazione e una spesa stimata cumulata per il primo anno di 3,89 milioni. Quasi metà delle richieste (il 45%) ha riguardato il solare termico, seguito dalle biomasse (28%), scarsa adesione per le pompe di calore (4,5%) e per tutti gli interventi incentivati con il Conto solo per la pubblica amministrazione. A determinare il sostanziale insuccesso del nuovo incentivo, osserva il GSE, la relativa novità del meccanismo e soprattutto la compresenza delle detrazioni fiscali.

Interessanti, infine, i dati sul sistema ETS: le quote collocate dal novembre 2012 al marzo 2014 sono state 119 milioni e 874mila con un prezzo medio ponderato tra i più bassi della storia dell’ETS, 4,88 €/t CO2, e proventi per oltre 585,4 milioni di euro. A febbraio la custodia del GSE ha consentito la maturazione di circa 5 milioni di euro di interessi attivi.

Le slide della presentazione GSE (pdf)

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