L’energia pulita in piazza per chiedere scelte lungimiranti

Oggi, venerdì, ambientalisti e rappresentanti della green economy sono davanti a Montecitorio per sollecitare il nuovo Governo ad assumere una posizione coraggiosa sugli obiettivi climatici al 2030. Un passaggio importante, destinato ad orientare anche nel nostro Paese investimenti, ricerca, occupazione nel percorso di decarbonizzazione deciso dall’Europa.

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Oggi, venerdì, ambientalisti e rappresentanti della green economy si ritrovano nella Piazza davanti a Montecitorio per sollecitare il nuovo Governo ad assumere una posizione coraggiosa sugli obiettivi climatici al 2030. Un passaggio importante, destinato ad orientare anche nel nostro Paese investimenti, ricerca, occupazione nel percorso di decarbonizzazione deciso dall’Europa.

Siamo in una fase delicata. La settimana prossima si riuniscono infatti i Consigli dei ministri dell’Energia e dell’Ambiente europei e in queste sedi l’Italia definirà la propria posizione sul 2030. Una posizione che dovrà essere definitivamente sancita da Renzi il 20-21 marzo quando si riuniranno i capi di Governo.

E’ difficile pensare che il nuovo primo ministro si accodi alle posizioni di retroguardia di alcuni paesi dell’Est capitanati dalla Polonia del carbone e non affianchi il gruppo di testa con Germania e Francia che chiede, oltre al taglio del 40% delle emissioni climalteranti rispetto ai livelli del 1990, un obiettivo vincolante anche per le fonti rinnovabili. Del resto il Parlamento europeo non solo ha fatto suoi questi due obiettivi, proponendo anzi di alzare al 30% la quota di rinnovabili rispetto al 27% indicato dalla Commissione, ma ha rilanciato sull’efficienza energetica con una proposta di riduzione dei consumi del 40% rispetto allo scenario tendenziale.

Va sottolineato come gli impegni su rinnovabili ed efficienza, oltre al ruolo decisivo rispetto al clima, abbiano altre ricadute positive. Aumentano infatti la nostra sicurezza energetica, riducono le importazioni di combustibili fossili migliorando i nostri conti con l’estero, contribuiscono a limitare i danni sanitari ed ambientali. Per finire, secondo le valutazioni d’impatto eseguite dalla stessa Commissione, consentono di aumentare il Pil rispetto agli scenari che prevedono solo il vincolo sulle emissioni climalteranti.

Del resto, per l’Italia, la battaglia per un solo obiettivo è figlia di una posizione ideologica di neutralità tecnologica priva di contenuti. Noi, infatti, non useremo nessuna delle altre opzioni di contenimento dei gas climalteranti disponibili, e cioè il nucleare, il sequestro della CO2 e lo spostamento del mix di combustibili verso il gas.

Quello che il mondo politico ed imprenditoriale deve capire è che la trasformazione del sistema energetico, dell’edilizia, dei trasporti si è avviata e non potrà arrestarsi. In passato sono spesso prevalse le posizioni difensive e la sottovalutazione della rapidità del cambiamento.

Un esempio è dato dall’attuale sovracapacità termoelettrica che si sarebbe in parte evitata se i radar delle utility avessero intercettato le inevitabili trasformazioni innescate dal Protocollo di Kyoto. Oggi, con il vantaggio di tecnologie molto meno costose di qualche anno fa e con prezzi destinati a calare ulteriormente (dal fotovoltaico alle batterie, dai veicoli elettrici ai LED…) è possibile delineare un percorso virtuoso che incroci vantaggio economico e protezione del clima.

Sul peso delle rinnovabili va fatta comunque chiarezza rispetto alla ossessiva campagna di stampa riguardante i costi della bolletta elettrica per la nostra industria. E’ vero che questi sono superiori alla media europea e che è necessario e possibile contenere questo divario, ma ricordiamo che l’elettricità incide per meno dello 0,5% del fatturato per oltre due terzi delle imprese e per meno del 3% per il 96% del totale (fonte Anie/Confindustria). Gli “energivori”, peraltro, godono di particolari agevolazioni.

Guardando alle prossime trasformazioni in vista degli obiettivi del 2030, va infine considerato l’enorme spazio di crescita esistente nel settore delle rinnovabili termiche e, soprattutto, dell’efficienza energetica. Con economici benefici netti per il paese.

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