Il car sharing peer to peer sbarca in Italia?

A breve nel nostro Paese l'auto condivisa potrebbe fare un salto di qualità capace di aumentarne in modo esponenziale la capillarità della diffusione e la convenienza economica. Si tratta del noleggio tra privati. Con l'affermarsi della sharing economy sta scricchiolando il modello di una mobilità basata sull'auto privata con un unico proprietario.

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Il modello di una mobilità basata sul concetto dell’auto privata con un unico proprietario sta scricchiolando. Alcuni giorni fa raccontavamo di una ricerca che mostra come negli Usa la diffusione di servizi di car sharing e di noleggio flessibile abbia evitato l’acquisto di circa mezzo milione di auto. Anche in Italia, in alcune località come l’area metropolitana di Milano, il car sharing si sta affermando molto rapidamente. La notizia è che a breve nel nostro Paese l’auto condivisa potrebbe fare un salto di qualità capace di aumentarne in modo esponenziale la capillarità della diffusione e la convenienza economica.

Stiamo parlano del car sharing peer to peer, ossia del noleggio di auto tra privati. Servizi come RelayRides e Getaround negli Usa, Tamyca in Germania e Buzzcar in Francia sono attivi da qualche anno, hanno già decine di migliaia di utenti e di veicoli messi a disposizione e stanno crescendo velocemente. In Italia finora il noleggio auto tra privati non è stato sperimentato, ma sta per partire: almeno due start up – Car2Share e Dryfe – hanno annunciato di aver risolto le difficoltà che ostacolavano questa pratica nel nostro Paese e di essere sul punto di attivare il servizio: “Partiremo entro l’estate”, anticipa a QualEnergia.it Massimo Petrella, fondatore di Car2hare assieme a Federico Schmidt; mentre Jacopo Di Biase, creatore di Dryfe assieme a Johnatan Giardino, non fornisce una scadenza, ma ci assicura che “è quasi tutto pronto”.

Entrambe le start up – ci informano i fondatori intervistati dal nostro portale web – stanno contrattando con le assicurazioni per risolvere l’aspetto chiave che renderà possibile questo modello di business: quello della polizza. In Italia le compagnie finora non hanno mai fatto doppie assicurazioni sullo stesso mezzo. “In Francia la situazione era la stessa, ma il problema è stato superato”, ci spiega Petrella. “Le polizze che offriremo  nel servizio coprono completamente il proprietario con assicurazione di tipo casco e su responsabilità civile e il conducente con un’assicurazione per la responsabilità civile con franchigia”, annuncia Giardino di Dryfe.

Altro problema contro cui potrebbe scontrarsi in Italia il noleggio auto tra privati è l’articolo 84 del Codice della Strada, che vieta la locazione di veicoli la cui carta di circolazione non specifichi che sono destinati a questo uso. “Nel nostro caso non si può parlare di locazione, perché i proventi che il privato otterrebbe affittando la propria auto sono comunque minori delle spese che deve normalmente sostenere per mantenere il veicolo”, spiega Di Biase. Una risposta che placa solo in parte i nostri dubbi, perché l’articolo del CdS si limita a definire la locazione come l’attività in cui “il locatore, dietro corrispettivo, si obbliga a mettere a disposizione del locatario, per le esigenze di quest’ultimo, il veicolo stesso”: ancora una volta, come spesso avviene per i business model della sharing economy, a livello normativo ci si muove in una zona grigia.

Ma andiamo a vedere come funzioneranno i nuovi servizi, se riusciranno a partire. Sia Car2Share che Dryfe offriranno a chi vuole mettere in affitto la propria auto e a chi vuole noleggiarne una da un privato la piattaforma, compresa di app per smartphone con geolocalizzazione necessaria per coordinarsi, oltre a quei servizi necessari per permettere di farlo con la massima sicurezza. Guadagneranno applicando una piccola commissione nelle transazioni tra gli utenti.

Se e quando questi servizi inizieranno a funzionare, forse potremmo sperare che la nostra quotidianità di automobilisti cambi in meglio e la mobilità italiana divenga un po’ più efficiente. “Mantenere un’automobile – commenta Enrico Pagliari dell’ACI – costa in media 3.500 euro all’anno solo per le spese di assicurazione, bollo e manutenzione ordinaria e spesso le auto restano parcheggiate per gran parte del tempo. Rendere possibile il noleggio tra privati, al momento frenato solo da problemi assicurativi, alleggerirebbe notevolmente il carico economico. La nostra associazione ha già sondato con le assicurazioni la possibilità di creare prodotti ad hoc, polizze al consumo che lo permettano”.

Partendo dal dato ACI che ogni auto ha costi fissi in media per 3.500 euro l’anno, se ipotizziamo che un utente usi l’auto 4 ore a settimana, cioè 208 ore all’anno, risulterà che per guidare il proprio mezzo andrà a spendere 17 euro all’ora, carburante escluso. È chiaro come sia più attraente metterla in affitto nei periodi in cui non viene utilizzata oppure addirittura venderla e, quando se ne avrà bisogno, noleggiarne una da un altro privato, a tariffe molto minori. Su Buzzcar, il servizio francese che conta già oltre 72mila utenti e oltre 7mila auto messe in affitto, ad esempio, affittare una macchina costa in media dai 3 ai 10 euro all’ora e 20-30 euro al giorno.

“I prezzi saranno molto competitivi dato che, a differenza del noleggio professionale, non ci sono costi fissi sui quali rientrare. Per chi mette in affitto l’auto è tutto risparmio”, ci spiega Giardino. “Il car sharing tra privati – aggiunge Petrella – copre esigenze diverse rispetto al noleggio convenzionale o al car sharing istituzionalizzato: noleggi più lunghi, risparmio più consistente e una flessibilità e una capillarità potenziali molto maggiori dato che il servizio può arrivare teoricamente ovunque ci sia un privato con un’automobile a disposizione”.

Ma questo modello in Italia non si scontrerà con la cultura dell’auto di proprietà, per alcuni oggetto quasi di un culto da celebrare nel rituale del lavaggio e lucidatura del sabato pomeriggio? “Questa cultura è definitivamente superata in gran parte della popolazione, specie nei giovani delle aree urbane. Che ci sia un forte bisogno di mobilità nuova, che non implichi le spese e la rigidità implicita nel possedere un’auto lo dimostra chiaramente il successo dei vari servizi di car sharing a Milano”, risponde l’ideatore di Car2Share.

“Questi modelli di consumo sono il futuro – gli fa eco Giardino di Dryfe – non è un caso che sul car sharing peer to peer stiano investendo grandi gruppi come Google, Yahoo, Avis e General Motors, aziende che in genere hanno la vista lunga. In Olanda, come in diversi Stati degli Usa si è cambiata la normativa proprio per permettere di erogare servizi del genere”.

Funzionerà anche in Italia? Le premesse sono buone, staremo a vedere.

 

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