Eolico offshore in Adriatico. Rimini ci prova

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Presentati i risultati della campagna anemometrica promossa dalla Provincia di Rimini: incoraggianti, anche se servono tecnologie specifiche. Caldeggia l'eolico off shore anche l'assessore al Turismo della Regione: "avrebbe un effetto scenografico di valorizzazione di un mare piatto e creerebbe micro-oasi di biodiversità".

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Eolico off shore in Adriatico. Dopo l’affondamento (metaforico eh!, ndr) del primo parco eolico off shore in Molise alcuni anni fa e lo stop dato dal Consiglio di Stato a inizio 2013 a un campo, sempre off shore un poco più a nord, ora è la volta dell’Emilia Romagna che prova a creare le condizioni favorevoli a un campo eolico di questo tipo davanti alla città balneare per eccellenza: Rimini.

I risultati delle prime campagne anemometriche condotte al largo della città romagnola sono stati presentati nei giorni scorsi a Ecomondo, nell’ambito dell’Off Shore Day. Misure di precisione, realizzate grazie alla collaborazione di Eni, che ha consentito l’installazione sulla propria piattaforma metaniera Azalea B di un anemometro di ultima generazione, lo ZephirIR 300 – Wind Lidar, che permette la misura a dieci altezze differenti. La ventosità, infatti, è l’unico ingrediente di cui si deve accertare bene la presenza, perchè le acque al largo di Rimini per il resto sembrerebbero essere l’ideale per lo sviluppo dell’eolico off shore, vista la presenza del vicino porto di Ravenna per la movimentazione dei materiali, la presenza delle infrastrutture elettriche e i fondali marini poco profondi.

Attore principale dell’iniziativa è, caso raro, un ente locale e più precisamente la Provincia di Rimini che già da un paio d’anni ha inserito lo studio di fattibilità del campo eolico off shore all’interno del progetto europeo “4Power” di cui è partner. E la Provincia in questo quadro ha degli obiettivi precisi per quanto riguarda le energie rinnovabili: ridurre il consumo delle energie fossili del settore turistico e del terziario che pesano per un buon 30% sul totale dei consumi della Provincia. «Si tratta di un progetto quello dell’eolico off shore che si inserisce bene con altre iniziative, come il “bagnino sostenibile”, il progetto europeo Adriacold sui sistemi di raffrescamento e il piano energetico provinciale», ha detto in apertura l‘assessore all’Ambiente della Provincia di Rimini, Stefania Sabba, mentre Alberto Rossini, dirigente dell’Area energia della Provincia ha fatto il punto su quali siano gli strumenti della Pubblica Amministrazione per lo sviluppo dell’off shore.

Si è trattato, dobbiamo essere franchi di due interventi inusuali per una Pubblica Amministrazione poichè di solito si osserva la PA, e specialmente gli Enti Locali, inseguire l’evoluzione delle rinnovabili anziché pianificarne in maniera organica l’utilizzo del territorio. «Gli obiettivi del progetto 4Power sono in primo luogo l’identificazione delle migliori pratiche in relazione ai differenti quadri normativi nazionali e regionali, la condivisione degli obiettivi, l’analisi delle tecnologie e il coinvolgimento degli stakeholder. – ha detto Rossini durante il suo intervento – Per lavorare meglio e con buoni risultati è necessario definire una procedura consolidata per la consultazione pubblica dei cittadini e degli attori sociali, ispirandosi al modello del public debat francese, una quota degli incentivi deve essere destinata al territorio, per favorire l’accettabilità sociale degli impianti ed è necessario favorire lo scambio sul posto anche per gli impianti medio-grandi al fine di per superare la logica della sindrome nimby».

In questo specifico caso, secondo la Provincia di Rimini, la Pubblica amministrazione può avviare sperimentazioni specifiche, come quelle anemometriche, tracciare un quadro di riferimento degli obiettivi, avviare collaborazioni con altri soggetti pubblici e privati e favorire la cultura del cambiamento attraverso l’acquisizione di informazioni specifiche. In sintesi fare politiche per la sostenibilità che in questo caso sono il giusto mix tra la gestione di progetti industriali e la tutela degli aspetti ambientali e sociali.

Per quanto riguarda la campagna anemometrica i risultati sono incoraggianti se inquadrati in un contesto specifico (vedi grafici sotto). «Durante i mesi di vento forte come febbraio 2013 la velocità del vento è compresa tra i 6,6 m/s a 25 metri e i 7,04 m/s a 100 metri, mentre per quanto riguarda i mesi deboli come quelli estivi ad agosto si passa dai 3,34 m/s a 25 metri ai 4,87 m/s a 100 metri.- ha affermato Joerg Schweizer, ricercatore presso il Dicam, dell’Università di Bologna nell’illustrare i risultati – La densità media di potenza del vento è di 312 W/m2 cosa che pone il sito in seconda classe».

Si tratta di una potenza non disprezzabile ma che presenta dei problemi di redditività alle turbine commerciali odierne, poichè i modelli attualmente in commercio avrebbero un fattore d’utilizzazione compreso tra il 20 e il 23% mentre l’ideale sarebbe quello arrivare a un 30-35%. Progetto impossibile quindi? Non esattamente, poiché le turbine prese in esame sono quelle standard per il mercato dell’off shore del Nord Europa, adatte a quelle condizioni climatiche e che quindi hanno caratteristiche tali da renderle troppo costose per una realtà come l’Adriatico. Gli aspetti da customizzare per questa parte del Mar Mediterraneo sarebbero tutti gli aspetti legati alle diverse condizioni meteo, l’incremento delle dimensioni delle pale, la scelta di un’altezza ottimale e i conseguenti costi minori di costruzione e di manutenzione.

Insomma si tratterebbe di realizzare un modello di eolico off shore che ancora non esiste, ma che può essere redditizio in queste condizioni. E oltre a ciò c’è il contesto territoriale che non deve essere sottovalutato.«Bisogna anche considerare il fatto che dai dati emerge una situazione simile a quella tedesca, dove la curva di produzione annua dell’eolico diventa complementare a quella del fotovoltaico ottimizzando così la produzione da rinnovabili. – ha detto Gianni Silvestrini, Direttore scientifico del Kyoto Club e QualEnergia – L’eolico produce molto d’inverno e poco d’estate, mentre il fotovoltaico fa esattamente l’opposto». In questa maniera le due fonti si bilanciano a vicenda rendendo ottimale la fornitura.

Ma il colpo di scena è arrivato dall’Assessore al Turismo dell’Emilia Romagna, Maurizio Melucci che, dopo aver fissato dei precisi e puntali paletti sul fronte dell’installazione delle rinnovabili, ha precisato: «Mentre l’installazione di pale da 100 metri in Appennino non è possibile poiché non avrebbero “valore economico” per il territorio in quanto sarebbero più gli svantaggi che i benefici, bisogna guardare con attenzione ad altre soluzioni come il minieolico e per quanto riguarda l’Adriatico, invece, sono favorevole poiché avrebbe anche un effetto scenografico di valorizzazione di un mare piatto. E a ciò bisogna aggiungere anche la creazione di micro-oasi della biodiversità che si sviluppa ogni volta che si installa qualcosa a mare».

Arriva quindi anche da uno degli assessorati regionali più sensibili un plauso al progetto che però è ben lungi dall’arrivare in dirittura d’arrivo. Oltre alle questioni tecniche, infatti, sono ancora tutte da risolvere quelle creditizie, tipiche del nostro Paese, ma l’opportunità industriale di sviluppare un eolico off shore specifico per i mari a bassa ventosità che si offre davanti alle coste di Rimini dovrebbe, a nostro giudizio, essere colta dalla aziende italiane. Prima che si muova qualche grande gruppo estero.

Sergio Ferraris

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