Tagli alla bolletta elettrica e rinnovabili. Le proposte di FREE

Le proposte del Coordinamento FREE per ridurre il costo della bolletta elettrica, con la rivisitazione epocale dei meccanismi di incentivazione delle rinnovabili elettriche. Un graduale passaggio dai sistemi in conto energia alle detrazioni fiscali e agli incentivi in conto capitale. Il documento presentato alla X Commissione del Senato.

ADV
image_pdfimage_print

Un documento (vedi allegato in basso) che tocca molte delle questioni aperte del settore energetico tra le quali il peso degli incentivi per le rinnovabili in bolletta è quello presentato alla Commissione Industria del Senato l’8 ottobre dal Coordinamento FREE (Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica), che rappresenta attualmente 25 Associazioni di settore.

Si tratta di una serie di indicazioni alla politica e alle istituzioni energetiche orientate a tagliare i costi della bolletta elettrica, inclusi gli oneri legati alle rinnovabili, a costo nullo per le casse statali. Il ventaglio di proposte, ovviamente da valutare con attenzione e per certi versi delicate, dà comunque un segnale di cambio di rotta rispetto al passato. Le associazioni delle rinnovabili si fanno carico non solo di interessi di parte, ma anche di valutare il ruolo delle fonti energetiche green all’interno del sistema energetico nazionale, sistema nel quale ormai sono entrate a pieno titolo, con la conseguente controffensiva dell’industria energetica convenzionale e la sponda nei governi che si sono succeduti in questi ultimi anni.

Vediamo dunque le proposte di FREE, che puntano a ridurre il costo della bolletta elettrica partendo anche da una rivisitazione, se vogliamo epocale, dei meccanismi di incentivazione delle rinnovabili elettriche. FREE propone un passaggio da un meccanismo di incentivazione in conto energia, che ha avuto finora la sua efficacia e coperto parte del gap tecnologico ed economico con le fonti convenzionali, a uno basato su un sistema di agevolazioni fiscali e di incentivi in conto capitale.

Per quanto riguarda la detrazione delle imposte si suggerisce un’aliquota decrescente nel tempo, a partire dal 55%. Un incentivo da applicare a tutti gli impianti rinnovabili diversi dal fotovoltaico.

Per il fotovoltaico si avanza l’idea di una detrazione solamente per gli impianti installati su coperture. Qui l’entità della detrazione, spiega il documento FREE, va fissata in modo da garantire il pieno recupero attraverso le entrate fiscali. Resta la richiesta degli operatori del FV di una un’estensione dello scambio sul posto a impianti con potenza fino a 1 MW (oggi solo impianti sotto ai 200 kWp possono accedervi).

L’incentivo in conto capitale, da modulare tenendo conto della struttura dei costi degli impianti e della diversa maturità delle tecnologie, dovrebbe invece essere assegnato attraverso aste competitive. Lo strumento in questione è indicato chiaramente per il settore elettrico.

Come detto, l’obiettivo principale del documento presentato da FREE alla X Commissione è di indicare una possibile strategia per la riduzione della componente A3 della bolletta elettrica, che oggi rappresenta il 17,4% del costo totale della bolletta (la quota imputabile agli incentivi per le ‘vere’ rinnovabili è tuttavia inferiore).

A questo scopo FREE ritiene che si possa utilizzare anche la spesa per incentivi alle fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico. Al momento il valore di questi incentivi (a fine 2013) è di 4,6 miliardi di euro all’anno su un cap fissato, con il DM del 6 luglio 2012, a 5,8 mld di €.

La cifra restante di circa 1,2 mld di €/anno potrebbe essere destinata, secondo il coordinamento delle associazioni, al nuovo meccanismo incentivante (detrazioni fiscale e conto capitale), così da non gravare sul bilancio statale. Un passaggio che il documento non spiega comunque in modo chiarissimo.

In una prima fase l’allocazione di tale quota, insieme alle risorse recuperate con il sistema dei bond che il Governo intenderebbe emettere per abbassare/stabilizzare la componente A3 della bolletta, potrebbe essere dedicata alla ‘cartolarizzazione dei crediti’ per il successivo passaggio al nuovo meccanismo indicato da FREE. Ricordiamo che ‘la proposta Zanonato’ è di mantenere il peso degli incentivi alle rinnovabili sulle bollette ad un massimo di 9  miliardi annuali, la cifra eccedente di incentivi (limite massimo fissato in 12,5 mld/anno totali) andrebbe coperta attraverso l’emissioni di specifici bond od obbligazioni.

Secondo il Coordinamento delle associazioni delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, l’utilizzo del bond avrebbe complessivamente un impatto più efficace se utilizzato per anticipare l’estinzione dei periodi mancanti di diritto all’incentivo rispetto all’ulteriore indebitamento che avrebbe previsto il meccanismo ‘governativo’.

Si illustra allo scopo un caso-tipo. Se un operatore ha diritto a ricevere gli incentivi pari a 1 milione di € all’anno per altri 5 anni, e quindi un totale di 5 mln di €, si potrà chiedergli di rinunciare a tale diritto a fronte di una liquidazione immediata del valore complessivo scontato di una percentuale per l’attualizzazione (ad es. ad un tasso del 3%).

Così operando non si allungherebbe la durata dell’incentivo agli operatori stessi (opzione prevista dalla bozza del “Fare 2”), con tutte le implicazioni connesse come rinegoziare con le banche il project finance o sopportare costi maggiori per la A3 negli anni.

Diversi i vantaggi insiti nella proposta FREE. Ad esempio grazie alla chiusura del periodo di incentivazione per un impianto, l’elettricità da esso generata sarebbe posta sul mercato contendibile; poi vi sarebbe un abbattimento definitivo degli importi dell’A3 corrispondenti e una immediata riduzione di questa componente della bolletta elettrica.

FREE stima inoltre che il solo ritorno di gettito Iva, generato dallo sviluppo dei progetti di impianti rinnovabili per le casse dello Stato, compenserebbe l’esborso annuale. Insomma, si metterebbe in moto un meccanismo virtuoso soprattutto dal punto di vista finanziario, in grado di far ripartire il settore, creando indotto e quindi nuova occupazione.

In un successivo momento, quella cifra annuale di 1,2 mld di euro potrebbe essere utilizzata affinché il nuovo meccanismo incentivante vada a regime, andando poi a coprire il cap fissato a 5,8 miliardi.

Abbassare la bolletta significa poi operare in tempi brevi altre ‘mini-riforme’ che non toccano direttamente le rinnovabili. La prima riguarda la modifica dell’attuale sistema di tariffa bioraria, che oggi porta al paradosso che, soprattutto nel periodo estivo, per effetto della produzione da solare, il picco di produzione elettrica giornaliero nei giorni feriali, che coincide con un PUN relativamente basso, sia tariffato al massimo valore (F1), mentre il consumo serale, quando il PUN è più alto, abbia una tariffa più bassa (F2).

Altra mossa è accelerare l’uscita anticipata degli impianti incentivati con il CIP6. La potenziale riduzione dei costi per la voce A3 è di circa mezzo miliardo di euro.

Si propone inoltre l’abolizione o il forte ridimensionamento del sussidio esistente per i produttori di energia per le isole minori. Una riforma che porterebbe a rivedere il modo di produzione in questi contesti e ridurrebbe l’onere presente in bolletta dell’addizionale UC4, che ammonta oggi a oltre 60 milioni €/anno.

Altro punto programmatico del documento è l’abrogazione degli incentivi agli impianti a olio combustibile, altamente inquinanti, previsti dal governo Monti contro il rischio, del tutto ipotetico vista la overcapacity dell’offerta elettrica nazionale, che l’import di gas possa ridursi eccessivamente quando la domanda è elevata. In ballo ci sarebbero circa 200 milioni di euro all’anno.

C’è, in aggiunta, la richiesta di una progressiva riduzione degli aiuti alle imprese energivore (quelle con consumi oltre i 2,4 GWh/anno e con un rapporto tra costo dell’energia utilizzata e valore del fatturato pari almeno al 3%). Nel 2011 questi oneri sono stati pari a 1,6 mld di euro.

Altro provvedimento possibile è il ridimensionamento dei contributi alle imprese previsti dalla clausola contrattuale di interrompibilità. Secondo il Ministero dello Sviluppo Economico l’onere per questa voce ammonta oggi a circa 400 milioni di euro.

FREE chiede anche di riportare le elevate tariffe pratiche da Terna a livello dei principali operatori europei, così da ridurre gli oneri di trasmissione che pesano sui consumatori.

Infine, si propone di revisionare e ridurre gli oneri fiscali sull’energia, cresciuti dal 2011 del 12,4%, per verificare in quale misura, sia possibile diminuire il costo dell’energia per i consumatori.

Il documento FREE presentato in X Commissione Senato l’8 ottobre 2013 (pdf)

ADV
×