Accumulo per il FV, benefici per utenti e sistema elettrico

Uno studio ANIE Energia illustra i benefici degli accumuli accoppiati al FV residenziale per il sistema elettrico, ma anche per l’utente finale. Nel caso di una forte penetrazione dello storage i benefici degli impianti FV ammonterebbero a oltre 500 milioni di euro. Previsto un calo dei prezzi delle batterie del 40-50% nei prossimi 3-5 anni.

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Una diffusione massiccia dei sistemi di accumulo per il fotovoltaico porterebbe al sistema elettrico benefici netti per oltre 500 milioni di euro l’anno, riducendo la necessità di realizzare nuove infrastrutture di rete, di far lavorare impianti per coprire le fluttuazioni della produzione da rinnovabili e permettendo di rinunciare ad una quota di potenza termoelettrica. E’ quanto emerge dallo studio presentato il 17 settembre a Roma da ANIE-Energia, dal titolo  “Residential Electrical Storage Systems(pdf).

Il quadro normativo in cui si colloca in Italia l’installazione di sistemi di accumulo negli impianti fotovoltaici residenziali é pressoché inesistente e questo rende difficile avviare investimenti certi. “La nostra proposta – spiega Nicola Cosciani, Presidente del gruppo sistemi di accumulo di ANIE Energia – é che gli enti preposti alla predisposizione di queste norme considerino come prioritaria la definizione di questi assetti normativi. E un percorso semplice e veloce, che darebbe certezze a un settore che solo adesso sta nascendo”.    

Il primo studio nazionale sui benefici dei sistemi di accumulo elettrochimico evidenzia notevoli vantaggi non solo per il sistema elettrico, ma anche per l’utente finale. Secondo i dati, infatti, la diffusione di questa tecnologia che per permetterebbe di immagazzinare l’energia generata in eccesso generata durante il giorno, consentendone il riutiizzo di sera e di notte, oltre a costituire la prima risposta al problema dell’overgeneration, incrementerebbe l’autoconsumo di energia fotovoltaica dal 30 al 70%. Una spinta considerevole al fotovoltaico domestico che accompagnerebbe l’energia solare in Italia fuori dall’attuale pantano. 

“Gli impianti fotovoltaici domestici si stanno diffondendo con una rapidità che, fino a qualche anno fa, sembrava impensabile – dichiara Carlo Maria Capé, amministratore delegato della Business Integration Partners (BIP), a cui ANIE ha commissionato allo studio – La diffusione delle batterie nei sistemi FV potrebbe essere ancora più veloce, visto che ormai l’elettricità solare ha quasi raggiunto un costo in equilibrio con l’energia comprata sulla rete. Prevediamo una diffusione di questa tecnologia che andrà oltre il 3-4% sui 25 milioni di famiglie italiane, previsto dalla Strategia Energetica Nazionale. Riteniamo anzi che si possa raggiungere una percentuale che va dal 5-10% fino al 20% di diffusione degli accumuli nei prossimi cinque anni“.

Se valutiamo questo scenario ‘più spinto’ di penetrazione dei sistemi di accumulo, pari appunto al 20% delle famiglie italiane, ovvero per 5 milioni di impianti fotovoltaici con batterie, i benefici di sistema sarebbero diversi. Tra i principali lo studio individua un risparmio che deriverebbe dalla riduzione dell’energia in eccesso sulla domanda (overgeneration), quantificato in 234,4 milioni di euro. Ben 147,1 mln di € verrebbero invece risparmiati con la riduzione di capacità termoelettrica, dovuta al fatto che i sistemi di accumulo appiattiscono il picco di domanda serale. Inoltre l’installazione di sistemi di stoccaggio negli impianti fotovoltaici residenziali determinerebbe una riduzione della potenza richiesta alla rete di distribuzione, livellando il picco di utilizzo, considerando sia il consumo che l’immissione sulla rete. 

Questo cambiamento potrebbe avere un serio impatto sulle reti elettriche, che non sono state concepite per gestire energia autoprodotta e immessa in rete da più punti, con un flusso intermittente e con richieste di potenza su tratti di rete solitamente meno ‘trafficati’. “Installando un sistema di accumulo in un impianto fotovoltaico residenziale, afferma l’AD di BIP, l’impatto, altrimenti negativo, sulla rete viene attenuato. L’integrazione di sistemi di stoccaggio negli impianti domestici permetterebbe inoltre, secondo lo studio, di ridurre i costi di sistema, appiattendo i picchi, riducendo, grazie alla regolarizzazione dei flussi nel loro interno, le perdite di rete e riducendo i flussi stessi, in modo da rendere quasi completamente autonomi i punti di consumo. Le reti sono meno sollecitate, gli investimenti futuri meno importanti e ne conseguono i consistenti risparmi che abbiamo già esaminato”, conclude l’ingegner Capé”.

Nella figura i benefici dei sistemi di storage per il sistema elettrico nei due scenari proposti: vanno dai 117 milioni di euro (penetrazione del 5%) a 538 milioni di euro (penetrazione del 20%); oltre ad un beneficio annuale per installazione di 90 e 110 €. 

Tra i benefici per l’utente di questa implementazione tecnologica troviamo un miglioramento del bilancio annuo per l’utente finale di circa 170 € nel caso di un impianto non incentivato e di 150 € nel caso di un impianto incentivato con il quinto conto energia. Non é da trascurare neanche il dato riguardante la diminuzione delle emissioni CO2 pari a circa 43,1 milioni di euro.

La diffusione di impianti di accumulo nel fotovoltaico residenziale potrebbe determinare, oltre ai benefici precedentemente quantificati, anche una serie di benefici non direttamente quantificabili di notevole interesse per il paese. Si faciliterebbe infatti una maggiore diffusione delle fonti di energia rinnovabile con un importante contributo al raggiungimento della quota di obiettivo di rinnovabili nel sistema. Permetterebbe inoltre l’utilizzo nelle abitazioni di una potenza superiore a quella fornita, senza modifiche contrattuali e oneri aggiuntivi, e si giungerebbe così ad un incremento della potenza disponibile. L’inevitabile conseguente sviluppo del mercato dell’energia solare favorirebbe, a sua volta, la crescita del settore della mobilità elettrica, con vantaggi in termini di efficienza. Se consideriamo, infine, le diverse figure occupazionali coinvolte in questo processo di crescita e innovazione tecnologica, come installatori, produttori di pannelli, di inverter, di batterie, di sistemi di monitoraggio e così via, la spinta ad una crescita del tasso occupazionale all’interno della filiera italiana dei sistemi di accumulo e del fotovoltaico sembra considerevole.

L’effetto domino sul risparmio, che lo sviluppo delle tecnologie di accumulo sembrerebbe innescare, potrebbe fornire uno stimolo per il mondo istituzionale e associativo, sempre alla ricerca di una ‘ghigliottina’ per la bolletta elettrica. Ma le tecnologie oggi a disposizione rendono i prezzi accessibili e quindi le soluzioni domestiche di stoccaggio convenienti?

“Attualmente ci sono tre famiglie di tecnologie disponibili – risponde il presidente Cosciani – quella più comune é quella delle batterie al piombo che rende già conveniente il sistema in tempi veloci, ma ha delle controindicazioni in termini di aspettativa di vita e richiede luoghi di installazione dedicati. Le altre due tecnologie di stoccaggio, batterie al litio e a base sodio, sono in una fase ancora iniziale che determina costi ancora elevati e non é preventivabile un ritorno dell’investimento in tempi rapidi”. Tuttavia, come  sottolinea Marco Pigni di FIAMM “sia la tecnologia al litio che quella a base sodio tenderanno a soppiantare il piombo, con rendimenti di efficienza molto più elevati, circa dieci volte tanto. I costi si stanno gradualmente riducendo e per i prossimi 3-5 anni é previsto un calo di circa il 40-50% dei prezzi delle batterie, che faciliterà una diffusione capillare della teconologia”. Chi si vuole dotare di stoccaggio domestico, quindi, sosterrà l’investimento per perseguire un obiettivo qualitativo, cioè pensando più a ridurre le  emissioni che a un ricavo economico, o almeno non ad un ritorno in tempi brevi. La vera convenienza in questo tipo di investimenti non é quindi da individuarsi nel guadagno, bensì nel tanto agognato risparmio in bolletta.

E se ci fossero degli incentivi? “La modularità e la flessibilità di queste tecnologie – commenta Marco Pigni, FIAMM – permetteranno presto di raggiungere il punto di pareggio e quindi la convenienza economica, anche senza incentivi”. Ciò non toglie che possano essere adottati sistemi di supporto alle tecnologie di stoccaggio basati, per esempio, sulla detraibilità o ispirati a modelli internazionali come quello della Germania o della California. “Molto più importanti dell’incentivo sono – secondo Pigni – la delineazione delle normative tecniche per permettere la connessione di questi sistemi uniti al fotovoltaico nella rete elettrica, in bassa e media tensione; la regolazione dei servizi che potrebbero essere offerti con lo stoccaggio e la loro valorizzazione facendo risparmiare in rete le attività di bilanciamento, dispacciamento, ottimizzazione e riequilibratura della rete”.

La cultura europea e d’oltremare é quella dell’indipendenza energetica. Diversi sono i modelli a cui l’Italia puó ispirarsi. Che si tratti del modello tedesco o di quello californiano, l’Italia entro i prossimi 12-20 mesi dovrà scegliere con quali azioni tradurre il suo piano energetico muovendosi decisamente anche su questo terreno.

GP

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