Cina, con le rinnovabili calo delle emissioni dal 2027

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Nei prossimi 16 anni la Cina raddoppierà la propria capacità installata e oltre metà della nuova potenza verrà dalle rinnovabili, prevede Bloomberg New Energy Finance. Nello scenario più probabile entro il 2027 le emissioni del gigante potrebbero iniziare a calare, in quello di riduzione più rapida il picco potrebbe arrivare nel 2023.

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Le emissioni del settore energetico cinese potrebbero iniziare a calare dal 2027: merito della svolta intrapresa verso rinnovabili e gas, che farà calare la dipendenza del gigante asiatico dal carbone, fonte destinata purtroppo a rimanere comunque centrale nel mix. La Cina da qui al 2030 raddoppierà la potenza elettrica installata e oltre la metà delle nuove installazioni verrà dalle rinnovabili: eolico, fotovoltaico ma anche grandi progetti idro. E’ questo il quadro tracciato dall’ultimo report di Bloomberg New Energy Finance (executive summary allegato in basso).

Nei prossimi 16 anni, prevede BNEF, il paese aggiungerà 1.583 GW di nuova potenza elettrica, arrivando a un totale di oltre 2.700 GW al 2030. La superpotenza cinese installerà cioè circa 88 GW di nuova capacità ogni anno: per dare un’idea dei volumi si tratta dell’equivalente della potenza totale installata in una nazione industrializzata come la Gran Bretagna e non molto meno dell’intero parco elettrico italiano (che con 130 GW di potenza, a fronte di una domanda che non supera i 52 GW è piuttosto sovradimensionato).

Stando allo scenario più probabile tra i vari ipotizzati (vedi grafici sotto, clicca per ingrandire) denominato “New Normal”, la Cina investirà in fonti pulite 77 miliardi di dollari l’anno, cioè oltre 1.500 miliardi da qui al 2030, mentre oltre 1000 miliardi dovranno andare alle tecnologie per la smart grid: linee di trasmissioni efficienti, accumuli, sistemi di coordinamento etc.

Eolico, fotovoltaico, idroelettrico e biomasse peseranno per oltre la metà della potenza che si installerà nei prossimi anni. In questo modo al 2030 le rinnovabili raggiungeranno il carbone in quanto a potenza installata: le prime saliranno dal 27% della capacità totale del 2012 al 44%, mentre il secondo scenderà dal 67% del 2012 al 44%.

Insomma la strada per la riduzione delle emissioni in Cina è segnata, ma la decarbonizzazione prevista in questo scenario è comunque troppo lenta rispetto a quanto servirebbe per frenare il global warming: nello scenario “New Normal” il carbone al 2030 (pur rimanendo al 44% della potenza installata) continuerebbe a pesare per il 58% della produzione (era al 72% nel 2012), le rinnovabili (sempre parlando di produzione) si fermerebbero al 29% e le emissioni continuerebbero a crescere fino al 2027.

Per affrontare adeguatamente la sfida del cambiamento climatico si dovrebbe invece avverare lo scenario più avanzato ipotizzato dal report, denominato “Barrier Busting + ETS”: in quel caso le emissioni inizierebbero a calare già dal 2023.

Quale sarà il futuro energetico della Cina, dipenderà da una serie di fattori: oltre al calo di prezzo delle nuove rinnovabili e alle politiche di Pechino, conterà la capacità del paese di sfruttare le proprie riserve di shale gas, l’impatto che la scarsità idrica avrà sull’estrazione tramite fracking e sulla produzione da termoelettrico, la costruzione di nuove centrali nucleari…Insomma, un ventaglio di variabili difficili da prevedere: non ci resta che sperare che il gigante asiatico, maggiore emettitore mondiale, riduca il più in fretta le emissioni dato che la questione è cruciale per tutto il pianeta.

L’executive summary del report BNEF (pdf).

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