Vento in bilico

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Negli ultimi mesi l'eolico In Italia si è fermato con investimenti in calo del 60-70% inferiori rispetto agli anni passati e con tassi occupazionali in discesa. Necessario un riposizionamento delle aziende del settore, con l'abbattimento dei costi e più spinta verso servizi O&M. ANEV chiede di una complessiva riforma del sistema degli incentivi. Un articolo di Simone Togni, presidente ANEV.

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Il potenziale eolico installabile nel nostro Paese rappresenta un mercato con margini di investimento per le aziende, ma i nuovi regimi incentivanti, e soprattutto le ulteriori procedure relative alle connessioni, meccanismi di aste e procedure di autorizzazione degli impianti, stanno sempre di più spingendo gli operatori a lasciare il settore eolico nel nostro Paese. Le aziende in grado si sopportare tale difficile fase, devono affrontare una riorganizzazione a livello societario per cercare di mantenere ancora uno spazio in uno panorama che si sta sempre più stringendo e i cui margini sono, quando ci sono, esigui e ben sotto l’atteso.

Le strade sono due: da una parte rivedere la propria struttura societaria e indirizzarsi verso l’offerta di servizi per aziende di settore, dall’altra abbattere sensibilmente i costi di sviluppo, progettazione e installazione degli impianti, oltre che valutare differenti forme di accesso al credito, per poter avere possibilità di partecipare in maniera competitiva all’assegnazione degli incentivi tramite il meccanismo delle aste previsto dal nuovo sistema.

Chi vuole sopravvivere deve seguirle con decisione e subito. Da un punto di vista meramente tecnico, la riduzione dei costi si può raggiungere attraverso accordi con i produttori/manutentori di turbine che prevedano efficienze significative sempre con la garanzia derivante da una fidelizzazione del rapporto, dalla scelta di componenti affidabili e duraturi, dall’individuazione di procedure e manutenzioni che garantiscano il mantenimento di una produzione energetica superiore alla media e risparmi sulla gestione e manutenzione del parco eolico. Quest’ultimo aspetto rappresenta un trait d’union tra i due scenari presentati.

A oggi, infatti, sempre più operatori stanno chiedendo servizi orientati all’ottimizzazione dell’Operation & Manteinance di impianti eolici, con contratti che da una parte permettano di offrire servizi competitivi ed essenziali (attualmente ci sono oltre 7.000 MWe di impianti in Italia) e dall’altra rappresentino una voce sensibile di risparmio nella gestione. Il ritmo costante di installazioni in Italia, che ha visto un tasso di crescita di circa 1.000 MWe ogni anno negli ultimi cinque, ha portato negli anni al fiorire di operatori nel settore della progettazione, della componentistica, dell’anemometria, dello sviluppo più in generale.

Queste realtà che nel tempo si sono consolidate, hanno acquisito know-how che ha permesso loro di valicare i confini nazionali per affermarsi a livello internazionale, spesso anche da protagonisti, e di garantire per gli operatori nazionali di usufruire di servizi e ricambi all’avanguardia ed economicamente interessanti. Tutto ciò ha innescato quindi una certa saturazione in determinati settori, con gap a livello di conoscenza tecnologica che hanno scavato significative differenze tra i vari operatori. Adesso è giunto il tempo di indirizzarsi verso nuovi orizzonti di mercato, nuove specializzazioni; il livello di installazioni raggiunte, il cui trend di crescita inevitabilmente diminuirà, pone la necessità di avere nuovi protagonisti nel settore della gestione degli impianti, vista la richiesta che col tempo crescerà ulteriormente. Il settore dell’O&M nel prossimo futuro rappresenterà il settore cruciale che, insieme alla realizzazione di tecnologie e allo sviluppo delle nuove iniziative, ricoprirà almeno un terzo del comparto eolico e soprattutto avrà ripercussioni positive dal punto di vista occupazionale. Gestire un parco eolico in tutti gli aspetti afferenti alla manutenzione, al monitoraggio e all’efficienza richiede l’impiego di forza lavoro qualificata.

Secondo lo studio ANEV-UIL 2012, infatti, il solo settore dell’O&M per l’eolico può potenzialmente arrivare a impiegare 25mila addetti circa al 2020, rispetto ai 12mila attuali, per una cifra complessiva nel comparto eolico generale di 67mila occupati al 2020 rispetto ai 30mila attuali. L’O&M di un parco eolico richiede forza lavoro locale e per l’intero periodo di funzionamento dell’impianto, portando quindi occupazione nei luoghi in cui sono installati gli impianti, favorendone l’accettabilità delle comunità locali e le ricadute territoriali. Nel grafico Anev i dati occupazionali sull’eolico e le prospettive al 2020.

Detto ciò sarebbe oggi opportuno valutare una complessiva riforma del sistema degli incentivi per dare un ulteriore slancio a tutto il sistema e per risolvere le criticità ancora esistenti. Per quanto riguarda le rinnovabili elettriche, l’unica strada possibile oggi sembra essere quella di rivedere il sistema degli incentivi, dei meccanismi di definizione degli stessi, della gestione dei flussi fisici di energia, delle possibili alternative derivanti da sistemi innovativi come gli accumuli, e rendendo efficienti i sistemi autorizzativi e gestionali per i nuovi impianti.

Per quanto riguarda l’attuale situazione regolatoria per il settore, l’effetto atteso dall’emanazione del D. Lgs. 28/2011 era di una necessaria ulteriore spinta nella direzione dello sviluppo delle rinnovabili per consentire il raggiungimento degli obiettivi al 2020, che il nostro Paese ha assunto volontariamente indicando il 26% della produzione elettrica da fonti rinnovabili come percentuale sul consumo da raggiungere. Per fare ciò appariva scontato che il Decreto di recepimento sarebbe stato tutto volto alla rimozione degli ostacoli oggi presenti e che non avrebbero consentito tale risultato.

Semplificazione amministrativa, eliminazione delle tortuose farraginosità delle autorizzazioni e, perché no, valutazione di nuovi meccanismi di incentivazione potrebbero e dovrebbero essere la base di partenza per un rilancio serio ed efficiente del sistema nel suo complesso. La farraginosità delle norme, a livello nazionale come a quello locale, oltre ad amplificare notevolmente le tempistiche di autorizzazione di un impianto, contribuisce a far crescere considerevolmente i costi di sviluppo e realizzazione dell’iniziativa imprenditoriale, rendendo di fatto molto più appetibili i mercati oltre frontiera che, seppur prevedendo livelli di incentivazione in alcuni casi più bassi rispetto a quelli italiani, garantiscono una redditività maggiore.

Il dato più allarmante è sicuramente quello relativo agli investimenti che nell’ultimo anno sono stati effettuati per iniziative nel comparto eolico. Possiamo affermare senza il minimo dubbio che negli ultimi mesi il settore si sia quasi completamente fermato con volumi di investimento in calo vertiginoso, anche del 60-70% inferiori rispetto agli anni passati, con i principali soggetti finanziatori orientati su altre tecnologie ma soprattutto verso altri Paesi. Tali misure si stanno ripercuotendo inevitabilmente sul comparto occupazionale, invertendo una tendenza al rialzo che pochi settori produttivi avevano conosciuto negli ultimi 10 anni.

I dati rilevati nel monitoraggio periodico dello studio UIL-ANEV, indicano tassi occupazionali in vertiginosa discesa, ovunque superiori al 70% rispetto all’anno precedente, con picchi anche pari al 90% in alcune regioni del Sud Italia. Negli ultimi 12 mesi si è registrato un disavanzo di oltre 3.000 nuovi occupati, tra diretti e indiretti, rispetto alle previsioni, con un quasi totale stallo negli ultimi mesi dell’anno. I numeri cominciano a essere importanti e la predisposizione di misure, che possano invertire tale tendenza, quanto mai impellenti.

Dal punto di vista degli incentivi sarebbe opportuno al riguardo valutare per esempio se e in che modo lo spostamento dell’incentivo dalla produzione elettrica al capitale per gli impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile, possa comportare un significativo risparmio per il sistema, e risolvere le criticità connesse con l’attuale difficoltà di reperimento dei capitali per il finanziamento di nuove iniziative. Infatti individuando un mix di sgravi fiscali, incentivi in conto capitale aggiudicati sempre tramite aste competitive, project bond e fondi ad hoc, magari con meccanismi rotativi, si potrebbe raggiungere il medesimo obiettivo attualmente individuato, con un’efficienza molto superiore, e rilanciare l’economia e la crescita in un settore strategico. Un settore, facendo riferimento all’eolico, da cui si attendono 30mila nuovi posti di lavoro nei prossimi dieci anni e che potrebbe definitivamente valorizzare le numerose eccellenze del nostro Paese in termini di sviluppo tecnologico e innovazione.

L’articolo è stato pubblicato sul  n.1/2013 della rivista bimestrale QualEnergia.

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