Solare termico: meglio il nuovo conto energia termico o le detrazioni fiscali?

Chi vuole installare un impianto solare termico, fino al 30 giugno, può scegliere tra tre diversi incentivi: le detrazioni fiscali del 50% per le ristrutturazioni edilizie, quelle del 55% per l'efficienza energetica e il nuovo conto termico. Qual è il più conveniente? Abbiamo fatto delle simulazioni: sui tempi di rientro dell'investimento il conto vince nettamente.

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Pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 2 gennaio il nuovo conto energia termico è pienamente operativo.  Chi vuole installare un impianto solare termico sul tetto di casa, dunque, almeno fino al 30 giugno, si trova a dover scegliere tra tre diversi incentivi: le detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie “semplici”, recentemente portate dal 36 al 50% e che dal 1° luglio torneranno al 36%, quelle del 55% per gli interventi di efficienza energetica, che pure (salvo novità) a luglio verranno abbassate al 36% e, appunto, il nuovo conto termico. Qual è il più conveniente? Abbiamo fatto delle simulazioni, giungendo ad una conclusione: se le detrazioni fiscali non sono molto meno generose come importo incentivato, il nuovo conto termico, che dà i soldi immediatamente, è molto più attraente e consente tempi molto più rapidi di rientro dell’investimento.

Come sappiamo, infatti, il nuovo conto energia per le rinnovabili termiche, che premia anche caldaie a biomassa e pompe di calore (oltre ad altri interventi di efficienza energetica, ma solo per la pubblica amministrazione), per gli impianti di solare termico sotto ai 50 metri quadri garantisce 170 euro a mq di superficie dei collettori all’anno per due anni. Diversamente dalle detrazioni fiscali (che vedono l’importo cui si ha diritto detratto dall’Irpef in 10 rate uguali in altrettanti anni), il nuovo meccanismo incentivante fa avere il contributo in due anni e non come detrazione, ma versandolo direttamente in conto corrente.

Come ciò si traduca economicamente per chi vuole installare un impianto di solare termico si vede nelle nostre simulazioni (in fondo tutti i dettagli). Per costruirle abbiamo considerato un impianto a circolazione naturale, la tipologia più diffusa ed economica, a due collettori, con superficie lorda di 4,7 mq:  abbastanza per soddisfare (coprendone il 70%) il fabbisogno di acqua calda sanitaria di una famiglia di 3-4 persone, 3.000 kWh termici. Sondando il mercato, abbiamo stimato un prezzo al cliente di 2.500 euro  (ovviamente solo indicativo, dato che opere di cantiere e sicurezza possono influire non poco) al quale va aggiunto un costo (sempre indicativo) per le pratiche burocratiche di 120 euro per l’accesso alle detrazioni del 55% e di 250 euro per le pratiche del conto termico (la cui procedura è ancora in fase di definizione da parte del GSE), mentre le detrazioni del 50% non comportano particolari spese amministrative.

Abbiamo ipotizzato che l’impianto sia localizzato al Centro Italia: “se ci spostassimo al Nord, dove c’è un po’ meno irraggiamento, e dove predomina il sistema a circolazione forzata, più performante, il ragionamento non cambierebbe molto. Al Sud invece i risultati sarebbero ancora più interessanti perché raggiungibili con un investimento relativamente più basso, ad esempio, realizzando un sistema con un solo collettore, un po’ più economico”, ci spiega Stefano Casandrini responsabile rinnovabili di Assotermica, una delle associazioni che più ha spinto negli ultimi due-tre anni per ottenere il nuovo conto e che ci ha aiutato realizzando le simulazioni.

Ma veniamo ai risultati. Le detrazioni fiscali, che coprono rispettivamente il 50 e il 55% dell’importo fanno ottenere meno benefici economici in termini assoluti: nella nostra ipotesi con il 50% o il 55% ci tornerebbero, sebbene su10 anni, rispettivamente 1.250 o 1.440 euro.  Il nuovo conto termico invece darebbe diritto a un incentivo di 1.598 euro divisi in due rate annuali da 799 euro: addirittura ben più del 40% dell’investimento che avrebbe dovuto coprire secondo le intenzioni e le dichiarazioni ministeriali, il 58% nel nostro caso.

Ma soprattutto il nuovo conto sbaraglia i due incentivi concorrenti grazie a due punti di forza che lo rendono molto più attraente. Il primo è che i soldi arrivano in soli due anni, cosa che, come si vede dalle simulazioni, accorcia nettamente i tempi di rientro dell’investimento; il secondo è che si tratta di un contributo versato direttamente in conto corrente e non semplicemente di una detrazione Irpef distribuita in 10 anni come avviene.

“In questo modo si rimuove una grossa barriera all’accesso all’incentivo“, sottolinea Casandrini. “Va tenuto conto che molti hanno già importi in detrazione per altri interventi di efficienza energetica realizzati con le detrazioni in questi ultimi anni e che, tanto più in questo periodo di crisi, molti non hanno redditi che comportano tassazioni sufficienti per la detrazione”, gli fa eco Sergio D’Alessandris, presidente di Assolterm.

Insomma, più soldi, subito e cash: la ricetta del nuovo conto sembra interessante. E le nostre simulazioni – fatte ipotizzando che l’impianto solare vada ad integrare diversi sistemi di riscaldamento dell’acqua calda sanitaria, si veda sotto – lo mostrano chiaramente: ad esempio, affiancando il solare termico ad un boiler elettrico con il conto termico, rientreremmo dell’investimento in 3 anni e per i successivi anni di vita dell’impianto (in genere 20 anni circa) avremo un risparmio di oltre 400 euro l’anno. Con le detrazioni del 50%, come pure quelle del 55%, invece, non ci ripagheremmo l’investimento prima del quinto anno dall’installazione (clicca sul grafico per ingrandire).

Il nuovo conto energia in quanto a tempi di rientro dell’investimento dunque batte di gran lunga entrambe le detrazioni fiscali attualmente disponibili, spalmate su 10 anni, ma non solo: è meglio anche delle vecchie detrazioni del 55% che restituivano l’importo in 5 anni e che nell’ipotesi citata farebbero rientrare dell’investimento in 4 anni. Visto che le detrazioni del 55% su 5 anni erano l’incentivo che aveva fatto decollare il mercato del solare termico, poi in calo da quando si è passati a quelle su 10 anni, possiamo proprio dire che il nuovo incentivo promette bene.

 

 

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