Fermare il global warming? Costa meno dei danni di Sandy

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Basterebbero investimenti pubblici aggiuntivi per 36 miliardi di dollari all'anno per innescare investimenti privati sufficienti per contenere entro la soglia critica dei 2 °C il riscaldamento globale. “I costi aggiuntivi necessari per rendere ecologica la crescita sono insignificanti a confronto con quelli del non agire”, spiega un report del WEF.

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Meno di quanto si è speso per i soli danni fatti dall’uragano Sandy negli Stati Uniti: l’evento meteorologico estremo di ottobre negli Usa ha prodotto danni per 50 miliardi di dollari, basterebbe invece aumentare gli investimenti pubblici mondiali di 36 miliardi di dollari all’anno per innescare investimenti privati a sufficienza per contenere entro la soglia critica dei 2 °C il riscaldamento globale. A dirlo l’ultimo report del World Economic Forum (WEF), pubblicato ieri (vedi allegato, pdf).

“I costi aggiuntivi necessari per rendere verde la crescita sono insignificanti se messi a confronto con quelli del non agire” scrivono gli autori. Parole che abbiamo letto ormai in troppi report delle più autorevoli istituzioni, ma che la politica sembra in larga parte continuare a ignorare: mentre negli Usa, dopo aver latitato nel dibattito tra i due candidati, l’argomento ha trovato finalmente il peso che merita solo nel discorso tenuto ieri al giuramento da Obama, che ha promesso un ruolo di leadership per gli Stati Uniti nella lotta al global warming, in Italia colpisce l’assenza dalla campagna elettorale italiana del tema della riconversione energetica e della difesa dai cambiamenti climatici.

È utile allora ricordare i dati e le raccomandazioni diffuse ieri dal WEF, alla vigilia dell’incontro di Davos, apertosi oggi. Se gli investimenti in rinnovabili ed efficienza energetica in questi ultimi anni sono cresciuti a ritmi incoraggianti (moltiplicati per 6 dal 2004 al 2011 a livello mondiale e per 15 nei Paesi in via di sviluppo), si spiega, il mondo è ancora troppo legato alle fonti fossili, tanto che, si avverte citando il recente report della Banca Mondiale, siamo sulla strada per un disastroso aumento della febbre del Pianeta di 4 °C.

Per compiere la transizione energetica necessaria e rimanere sotto ai 2 °C di riscaldamento servono maggiori investimenti. Un aumento degli investimenti che però, questo il messaggio chiave del report, è da considerarsi assolutamente sostenibile se messo in relazione alle dimensioni del problema, anche perché, come sottolinea Thomas Kerr, direttore delle iniziative sul cambiamento climatico al WEF, “rendere verde l’economia è l’unico modo per poter accogliere 9 miliardi di esseri umani al 2050“.

Se in uno scenario business as usual da qui al 2020 si investiranno circa 5mila miliardi di dollari all’anno in infrastrutture, per decarbonizzare il sistema energetico a sufficienza per rimanere sotto alla soglia dei 2 °C, secondo i calcoli del WEF, bisognerebbe investire complessivamente ogni anno 700 miliardi in più (vedi grafico sotto).

Investimenti che – si fa notare ricordando la brutta situazione in cui stanno i bilanci di molti Paesi – solo in minima parte saranno pubblici. Ogni dollaro che i Governi metteranno sul tavolo potrà infatti attirarne 4-5 di investimenti privati, si stima. Ecco dunque che aumentando gli investimenti pubblici mondiali nella green economy di 36 miliardi all’anno – dagli attuali 90 miliardi a 126 – si innescherebbero investimenti privati per 570 miliardi e si arriverebbe così a quei 700 miliardi di investimenti aggiuntivi necessari a cambiare il sistema energetico (vedi sotto).

Ovviamente accanto agli investimenti aggiuntivi occorre “rinverdire” quei 5mila miliardi l’anno che verranno comunque spesi in infrastrutture che però spesso ci condannano a un futuro insostenibile dal punti di vista delle emissioni di CO2. Oltre a “mettere in atto segnali di lungo termine per quel che riguarda il prezzo della CO2 e permettere il libero scambio in materia di tecnologie verdi “, raccomanda il report, il G20 “deve accelerare la fine dei sussidi alle fonti fossili”. Gli aiuti a petrolio, gas e carbone, invece, ricordiamo, nel 2011 sono cresciuti del 30% arrivando 523 miliardi di dollari contro gli 88 miliardi di incentivi andati a tutte le rinnovabili, dicono i dati del World Energy Outlook 2012 di IEA.

“The Green Investment Report” del World Economic Forum (pdf)

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