Attacchi al FV: quando non si sa di cosa si parla

Massimo Mucchetti, prestigiosa firma economica del Corriere della Sera, continua il suo attacco frontale al fotovoltaico: tecnologia sussidiata, immatura e basata sulla speculazione. Dubita del rischio di perdita di posti di lavoro e considera tale preoccupazione solo un modo del settore di difendere le posizioni acquisite. Un articolo di pregiudizi.

ADV
image_pdfimage_print

Una prestigiosa firma economica del Corriere della Sera, Massimo Mucchetti, continua il suo attacco frontale al fotovoltaico, ripetendo la sua solita tiritera della tecnologia sussidiata, immatura e basata sulla speculazione. Una pagina sciupata del settimanale del Corriere, Sette, perché piena di errori e di pregiudizi contro una tecnologia che a Mucchetti proprio non piace (solo a lui o a qualche grande gruppo energetico di riferimento della testata?).

Va bene, ce ne faremo tutti una ragione, visto che tanto il settore qualche avversario ben più decisivo e forte del giornalista ce l’ha; e ogni riferimento all’attuale ministro Passera non è puramente casuale.

Prendendo spunto dalla giusta e reale preoccupazione di Valerio Natalizia, presidente Anie-Gifi e Ad di SMA (qui la sua risposta), per il rischio della perdita del lavoro di molti addetti nella sua azienda come in tutto il comparto (a causa del V conto energia), Mucchetti, oltre a mettere in dubbio questo dato di fatto, parla di ricerca di una difesa del settore attraverso gli “scudi umani” del personale.

La violenza di queste parole, per giunta unite a una mediocre conoscenza dei fatti, dimostra che forse qualche volta documentarsi non farebbe male. Qualche lacuna in materia la si può anche tollerare. Ma qui il giornalista invece straparla scrivendo di “sussidi pubblici“, che noi diremo più correttamente incentivi distribuiti in bolletta e quindi non erogati dalle casse statali (qualcuno gli faccia sapere che il Governo non finanzia il FV). Scrive di 170 miliardi di euro di incentivi al fotovoltaico per i prossimi 20 anni, aumentando di circa 35 mld la somma (cosa che aveva fatto anche il Ministro dello Sviluppo Economico a Rimini). Dice che gli incentivi sono stati “talvolta interrotti”, cosa mai accaduta dal 2006, anno della partenza del conto energia. Considera il fotovoltaico una tecnologia inefficiente: è inefficiente un sistema che con moduli di 20-25 m2 produce l’elettricità di cui ho bisogno in un anno? È inefficiente una tecnologia e un’industria quando lo stesso impianto nel 2006 costava 24mila euro e ora appena 7mila? È inefficiente una tecnologia che in tre anni passa dalla copertura della domanda nazionale da zero virgola qualcosa a oltre il 7%, che da cenerentola del sistema elettrico ora vi entra a pieno titolo, pilotando competenze e tecnologie delle reti e degli accumuli ad adeguarsi a questa novità rivoluzionaria?

A parte lo strafalcione sugli obiettivi del Trattato di Kyoto scambiati per quelli della Direttiva europea sulle rinnovabili al 2020, ritengo banale la sua idea di pensare che ci sia contrasto tra gli investimenti in ricerca e gli incentivi come precondizione per un inserimento sul mercato di una tecnologia. Il mercato adegua il prodotto anche alle esigenze della domanda e permette di migliorarne le prestazioni, anche e proprio grazie a incentivi che devono essere, per loro natura, gradualmente decrescenti.

“Non si va da nessuna parte se si finanzia l’energia con sussidi pubblici”, si dice nell’articolo. Conosce per caso a quanto ammontano quelli sulle fonti fossili e sul nucleare? Nel 2011 alle fossili a livello mondiale sono andati 523 miliardi di dollari di aiuti, a tutte le rinnovabili 88 miliardi. Il settore delle energie pulite invece, nonostante le difficoltà, a livello mondiale sta andando e resta solido, qualunque cosa ne pensi Mucchetti. Quest’anno verranno installati 31 GW (31mila megawatt) di fotovoltaico che fanno quasi 58 insieme a quelli del 2011. In Italia abbiamo superato i 450mila impianti FV. L’economista conosce altri exploit di questo tipo? Le distorsioni di cui parla sono crisi di crescita e hanno sempre toccato l’evoluzione di quasi tutti i comparti tecnologici.

Se vuole meglio documentarsi (con studi, dati, grafici, analisi di fonti autorevoli) saremmo grati di fornirgli una vasta lista di paper, libri, riviste, siti internet, ecc. Ma siamo certi che non lo appassioneranno, perché si tratta solo di “demagogia verde”.

Segui QualEnergia.it  anche su e

 

 

ADV
×