Stress test nucleari, una Commissione troppo indulgente

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Arrivano i primi risultati sugli 'stress test' condotti su 145 reattori nucleari presenti in Europa. La Commissione UE rivela che molte pratiche internazionali non vengono applicate negli Stati membri, ma non chiede la chiusura di nessuno reattore. Greenpeace chiede invece che 34 reattori vengano chiusi subito.

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“I test di resistenza hanno rivelato quali sono gli aspetti positivi e dove è necessario introdurre miglioramenti. I test sono stati effettuati con rigore e sono stati un successo. Nel complesso la situazione è soddisfacente ma non vi è spazio per l’autocompiacimento. Tutte le Autorità coinvolte devono collaborare per assicurare che le più elevate norme di sicurezza vengano applicate in ogni centrale nucleare europea. Questo per la sicurezza dei nostri cittadini”, ha detto Guenther Oettinger, commissario UE all’Energia, commentando i risultati dei test di resistenza su 145 reattori nucleari europei, gli ‘stress test’ seguiti all’evento catastrofico di Fukushima.

l risultato delle prove mostra che “le norme di sicurezza sono rigorose ma occorrono ulteriori miglioramenti“, segnalano da Bruxelles. Questi test di resistenza si sono svolti in tre fasi. Nella prima fase gli esercenti delle centrali nucleari hanno effettuato un’autovalutazione, nella seconda fase le autorità di regolamentazione hanno esaminato queste autovalutazioni e hanno preparato delle relazioni nazionali. Nella terza fase, queste relazioni sono state analizzate da equipe multinazionali nel quadro di una procedura di “peer review”, organizzata dall’European nuclear safety regulators group (Ensreg). Inoltre, queste equipe hanno visitato siti di centrali nucleari e in 17 Paesi hanno partecipato pienamente ai test di resistenza (tutti i 14 Paesi della UE con centrali nucleari attive, la Lituania con una centrale in fase di disattivazione, oltre all’Ucraina e alla Svizzera).

Le norme di sicurezza degli impianti nucleari in Europa “sono generalmente di alto livello, ma si raccomandano ulteriori miglioramenti per quanto riguarda gli aspetti relativi alla sicurezza di quasi tutte le centrali nucleari europee – segnala la Commissione europea – tuttavia le autorità nazionali di sicurezza sono giunte alla conclusione che non si giustificano chiusure di centrali nucleari”, si legge nella comunicazione della Commissione europea.

Ma questa dichiarazione stride fortemente con quanto emerge dai risultati reali e dalle raccomandazioni della Commissione che riportiamo più oltre nel testo. Tanto da far confermare a Greenpeace la sua nota posizione sul fatto che il nucleare è intrinsecamente insicuro confermata dal fatto che incidenti, malfunzionamenti e problemi capitano di continuo. “Non sorprende che gli ‘stress test’ abbiano mostrato criticità ma per questo motivo i Governi della UE dovrebbero agire rapidamente per chiudere subito gli impianti più vecchi e pericolosi”, dice l’associazione.

Secondo le indagini indipendenti che Greenpeace ha condotto, 34 reattori, appartenenti a 13 centrali, andrebbero chiusi immediatamente o in breve tempo, come si legge nel documento pubblicato a giugno 2012 dal titolo Nuclear Stress Tests – flaws, blind spots and complacency. Circa la metà dei reattori europei, scrive inoltre l’associazione, si trova in zone a rischio sismico e quindi in situazioni molto pericolose o perché prive di doppio contenimento o perché troppo vecchie per garantire gli standard di sicurezza necessari (vedi immagine).

Dai recenti test è infatti emerso che non tutte le norme promosse dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) e non tutte le migliori pratiche internazionali vengono applicate negli Stati membri. La Commissione intende seguire da vicino l’attuazione delle sue raccomandazioni e contemporaneamente promuovere misure legislative dirette a rafforzare ulteriormente la sicurezza nucleare in Europa.

In particolare il settore nucleare europeo dovrà tener conto dei rischi derivanti da terremoti e rischi di inondazioni. “Le norme attuali sul calcolo dei rischi non vengono applicate in 54 reattori per il rischio di terremoti e 62 reattori per il rischio di inondazioni sui 145 controllati – segnala la Commissione europea – e il calcolo del rischio dovrebbe basarsi su un arco temporale di 10.000 anni anziché sui periodi di tempo molto più brevi che vengono talvolta utilizzati”. Inoltre, ogni centrale nucleare dovrebbero disporre di strumenti sismici in situ per misurare e dare l’allarme in caso di terremoto. Tali strumenti andrebbero installati o migliorati in 121 reattori.

Dovrebbero essere presenti sistemi di ventilazione con filtro dell’involucro di contenimento per permettere la depressurizzazione sicura del contenitore del reattore in caso di incidente, ma 32 reattori non sono ancora dotati di questi sistemi. Nel documento della Commissione si legge che anche in caso di devastazione generale le attrezzature per far fronte a gravi incidenti dovrebbero essere conservate in luoghi protetti dove potrebbero essere rapidamente recuperate, ma ciò non avviene nel caso di 81 reattori della UE. Dovrebbe essere disponibile un secondo locale di controllo di emergenza qualora la stanza di controllo principale sia inagibile in caso di incidente. Questi locali non sono disponibili in 24 reattori.

Le autorità di regolamentazione nazionali dovranno predisporre piani di azione nazionali con i relativi calendari di attuazione e renderli disponibili entro la fine del 2012. Tali piani di azione saranno soggetti a esami inter pares (peer review) all’inizio del 2013, per verificare che le raccomandazioni elaborate a seguito dei test di resistenza siano attuate in modo coerente e trasparente in tutta Europa.
La Commissione intende riferire sull’attuazione delle suddette raccomandazioni nel giugno del 2014, in piena collaborazione con le autorità di regolamentazione nazionali.

Visti i risultati degli stress test sulle centrali nucleari europee, oltre alle specifiche constatazioni tecniche e alle raccomandazioni, la Commissione europea ha riesaminato l’attuale quadro normativo europeo in materia di sicurezza nucleare e agli inizi del 2013 intende presentare una revisione dell’attuale direttiva sulla sicurezza nucleare. Gli emendamenti proposti si incentreranno sui requisiti di sicurezza, sul ruolo e i poteri delle autorità di regolamentazione nucleari, sulla trasparenza nonché sull’attività di monitoraggio.

A ciò faranno seguito ulteriori proposte sugli aspetti relativi all’assicurazione e alla responsabilità in materia nucleare e sui massimi livelli consentiti di contaminazione radioattiva negli alimenti e nei mangimi. Il processo dei test di resistenza ha inoltre evidenziato la necessità di ulteriori interventi sulla sicurezza nucleare (prevenzione di atti ostili), dove la responsabilità principale incombe agli Stati membri.

I Capi di Stato e di Governo dovranno discutere delle valutazioni della Commissione sugli stress test a Bruxelles il 18 e 19 ottobre. Ma secondo Greenpeace c’è una sola decisione da prendere: la progressiva chiusura del nucleare, anche nell’ottica della Roadmap 2050 della UE che prevede una larga prevalenza delle fonti rinnovabili per la metà del secolo.

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