La “svolta verde” di François Hollande

Stop allo shale gas, ridurre la dipendenza dal nucleare, puntare sull'efficienza energetica, sull'agricoltura sostenibile e la difesa della biodiversità e spingere l'Europa a tagliare le emissioni di gas serra del 40% al 2030 e del 60% al 2040. Il Presidente francese rispolvera la parte verde del suo programma elettorale.

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Dopo mesi di silenzio quasi totale sulle questioni ambiente ed energia, una buona notizia è arrivata nel week end appena concluso. François Hollande, il socialista che da maggio governa la Francia in coalizione con i Verdi, e che aveva dato un certo peso alle questioni ambientali nel suo programma in campagna elettorale, solo venerdì scorso – aprendo la conferenza sull’ambiente di Parigi – ha finalmente ribadito da Presidente quel che intende fare. Un discorso che sembra fatto per tentare di alleviare le tensioni con gli alleati Verdi e che per molti aspetti è piaciuto a chi ha a cuore la sostenibilità energetica: tra i punti toccati una chiusura abbastanza decisa allo shale gas, dichiarazioni d’intenti sulla riduzione delle emissioni, una spinta all’efficienza energetica e la riduzione della dipendenza del Paese dal nucleare.

Hollande ha infatti riconfermato che già da ora è fissata la riduzione della quota dell’atomo nel mix elettrico francese dal 75% al 50% entro il 2025. Un obiettivo che per i Verdi, che puntano allo ‘zero nucleare’, è un compromesso, ma che è comunque significativo per il Paese simbolo del nucleare nel mondo, che conta sull’energia a basso prezzo (perché indirettamente sovvenzionata) delle centrali per tre quarti del fabbisogno energetico e che ha circa 400mila impiegati nel settore.

Posti di lavoro che saranno conservati con professionalità e che potrebbero essere in parte impegnati nel decomissioning, ha ricordato Hollande, annunciando che la centrale di Fessenheim – la più vecchia del Paese, del 1977, teatro dell’ultimo piccolo incidente lo scorso 5 settembre – sarà chiusa nel 2016. “Questo smantellamento della più vecchia centrale del parco dell’Esagono dovrà essere un esempio per dimostrare l’eccellenza dell’industria francese che potrà esportare questo savoir-faire all’estero, dato che numerosi reattori arriveranno a fine vita nei prossimi anni”, ha sottolineato.

È significativa la frenata sul nucleare, anche perché abbinata a nette chiusure nei confronti delle fonti fossili e in particolare dello shale gas, il gas non convenzionale da scisti. Hollande ha infatti riconfermato la moratoria sul fracking in vigore nel Paese: “La fratturazione idraulica, la sola tecnica oggi conosciuta, non è esente da pesanti rischi per la salute e l’ambiente. Ho chiesto a Delphine Batho (la Ministro dell’Ambiente, ndr) di pronunciarsi per il respingimento di 7 richieste di permessi depositate presso lo Stato e che hanno legittimamente sollevato l’inquietudine in diverse regioni. Quando si tratta dell’esplorazione e dello sfruttamento degli idrocarburi non convenzionali, questa sarà la mia linea di condotta durante tutto il mio quinquennato”.

Hollande ha poi ricordato l’impegno preso in campagna elettorale sull’efficienza energetica in edilizia, una delle “grandi priorità” del suo mandato. Obiettivo riqualificare energeticamente un milione di abitazioni all’anno, iniziando dai 4 milioni di case vecchie e mal coibentate: “una scommessa sociale ma anche economica”.

Sulle rinnovabili il Presidente ha sottolineato che la Banca d’Investimento pubblica destinerà una parte dei fondi all’innovazione per l’alternativa energetica. Si è poi impegnato anche alla creazione di un’Agenzia nazionale per preservare la biodiversità e ha dichiarato prioritarie la limitazione della cementificazione, lo sviluppo di un nuovo modello agricolo e la riduzione dell’uso dei pesticidi.

Infine, la questione clima, con la proposta che la Francia accolga la conferenza ONU sul clima del 2015 con la volontà di andare oltre gli obiettivi europei del 20-20-20, proponendo di difendere in sede comunitaria quegli stessi obiettivi che i Paesi in via di sviluppo chiedono a quelli ricchi: ridurre la CO2 del 40% nel 2030 e poi del 60% nel 2040.

Insomma, il week end passato ha segnato la “svolta verde” nella presidenza Hollande? Dal discorso emerge che il Presidente sembra aver capito che l’uscita dalla crisi passa per la sostenibilità ambientale, che per nessun motivo può andare in secondo piano solo perché oscurata dall’emergenza economica. Ovviamente per ora si tratta solo di parole e il giudizio si darà sui fatti, ma queste parole almeno Hollande le ha pronunciate mentre purtroppo non si sentono da tempo nei discorsi degli altri leader europei, Mario Monti in primis.

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