Carbone del Sulcis, laboratorio per una riconversione ecologica

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Il Sulcis può diventare un laboratorio per evitare la sofferenza sociale e favorire il passaggio della occupazione dal fossile alla nuova economia. Per Mariagrazia Midulla del WWF vanno escluse soluzioni tampone che non hanno futuro, come cattura e stoccaggio del carbonio. Spacciarla come una soluzione possibile sarebbe irresponsabile.

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C’è una totale mancanza di programmazione, e non da oggi, nella questione della miniera del Sulcis e dietro la protesta di alcune centinaia di lavoratori sardi. Dietro ogni persona che rischia di perdere il lavoro c’è una storia, una vita, e quindi non si può far altro che esprimere solidarietà per queste persone, così come per le migliaiia di persone che stanno rischiando il posto, se non lo hanno già perso, nel settore delle energia rinnovabili grazie ai decreti di luglio. Ma una certa razionalità impone di riconoscere che quel carbone, inquinante a prescindere, ha una qualità particolarmente pessima, con un elevato tenore di zolfo e non ha richiesta a livello internazionale.

Per mantenere in vita quelle miniere della Carbonsulcis la Regione Sardegna ha speso dal 1996 a oggi circa 600 milioni di euro, scrive la testata on line Linkiesta. Il bilancio del 2011 si è chiuso in perdita per 25 milioni di euro, nonostante i 35 milioni di finanziamenti pubblici. Oggi il carbone prodotto nel Sulcis iglesiente viene venduto solo alla centrale Enel di Portovesme, che però funziona al 30% della sua capacità produttiva.

“In Germania gli occupati nelle miniere di carbone, settore tradizionalmente forte in quel Paese, erano 500mila nel 1957 e sono oggi meno di  33 mila; di contro, i posti di lavoro nelle rinnovabili, sempre in Germania, sono oggi ben 370mila e in aumento costante”. Lo dice Mariagrazia Midulla del WWF. Per lei il Sulcis può diventare oggi un laboratorio per evitare la sofferenza sociale e favorire il passaggio dell’occupazione dal fossile alla nuova economia. “Vanno escluse- dice – le soluzioni tampone che non hanno futuro, come la cattura e stoccaggio del carbonio, soluzione inapplicabile, visti i costi e la sperimentazione fallimentare a livello mondiale. Per molti osservatori oggi sarebbe irresponsabile da parte della politica e dei sindacati spacciarla come una soluzione possibile”. 

Infatti entro il 31 dicembre la Regione dovrà indire un bando internazionale per la realizzazione di un impianto che utilizza una tecnica innovativa di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica (CSS) prodotta dalla filiera termoelettrica, in modo da non generare emissioni nocive nell’atmosfera e rispettare i parametri imposti dall’agenda europea per il 2050. L’opera costerà 1,6 miliardi di euro, cioè 200 milioni per 8 anni, finanziati dalla bolletta.

Un banco di prova importante quindi non solo per la politica, ma anche per le organizzazioni sindacali, spiega Midulla, che ha evidenziato che se vedono nella green economy il futuro dell’occupazione, come detto al summit di Rio, ora devono dimostrarlo e perseguire l’obiettivo a partire dalle situazioni concrete, impedendo il conflitto tra ambiente e lavoro. “I lavoratori italiani, duramente colpiti dalla crisi, non meritano certo battaglie senza prospettive: a loro e al Paese va assicurato un futuro reale”, ha concluso la rappresentante del WWF Italia.

Aggiornamento dell’ultima ora: Governo, Regione e Provincia si sono incontrati oggi per discutere le problematiche della miniera e del Polo tecnologico per il carbone pulito. La riunione è stata presieduta dal Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera ed erano presenti, oltre al Sottosegretario Claudio De Vincenti, il Presidente della Regione Sardegna  Ugo Cappellacci e il Presidente della Provincia Carbonia Iglesias Salvatore Cherchi. Si è deciso di rivedere il progetto per aggiornarlo e renderlo compatibile con le migliori tecnologie ed economicamente sostenibile. A tal fine si è deciso di proporre al Parlamento la proroga della scadenza prevista dalla L. 99/2009 per il bando di affidamento della relativa concessione. L’attività mineraria non subirà la paventata interruzione al 31 dicembre.

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