Stati Generali per una green economy a sistema

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Gli obiettivi degli Stati generali della green economy che vedranno il loro atto finale a novembre a Rimini nel corso di Ecomondo. La presentazione di Edo Ronchi, Presidente Fondazione Sviluppo Sostenibile, dell'iniziativa nata da una proposta del Ministero dell'Ambiente. Articolo pubblicato sulla rivista QualEnergia.

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Il 22 marzo scorso, nel corso di un affollato incontro promosso dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha avanzato la proposta di realizzare, entro l’anno, gli Stati generali della green economy. Accogliendo la proposta del Ministro dell’Ambiente, gli esponenti di una trentina di organizzazioni di imprese di vari settori riconducibili alla green economy si sono riuniti il 16 aprile a Roma e hanno varato un programma di preparazione e svolgimento degli Stati generali. Quest’articolo si limita a riferire gli obiettivi, il programma e le iniziative di preparazione degli Stati generali, approvati in quella riunione. La fase finale dei lavori si terrà a Rimini, nei giorni 7 e 8 di novembre in occasione di Ecomondo. Gli obiettivi di questi Stati generali sono stati così precisati:

1. Dare vita, nell’anno della Conferenza mondiale delle Nazioni Unite, Rio+ 20, dedicata alla green economy, a un evento nazionale unitario delle numerose e diversificate imprese e organizzazioni di imprese, riconducibili ad attività economiche con rilevante valenza ambientale, con l’ambizione di promuovere, insieme, un nuovo orientamento generale dell’economia italiana, una green economy, per aprire nuove possibilità di sviluppo, durevole e sostenibile.

2. Varare, col metodo dell’elaborazione partecipata, una piattaforma programmatica per lo sviluppo di una green economy che approfondisca la visione lanciata col Manifesto per un futuro sostenibile dell’Italia (www.manifestofuturosostenibile.it), con particolare riferimento al ruolo di una green economy per far fronte alle crisi economica ed ecologicaclimatica, attraverso l’analisi dei potenziali positivi, degli ostacoli, nonché delle politiche e delle misure necessarie per lo sviluppo di un gruppo di settori strategici.

3. Promuovere le ragioni della green economy in un incontro e confronto con il Governo, le forze politiche, il mondo delle imprese e le associazioni ambientaliste.

In preparazione degli Stati generali si terranno alcuni gruppi di lavoro aperti, rappresentativi, formati da esponenti delle organizzazioni, delle imprese e da esperti del settore. I gruppi di lavoro sono finalizzati alla stesura di documenti sintetici (www.statigenerali.org/category/documenti/) per ciascuno dei settori individuati come strategici per lo sviluppo di una green economy e che serviranno come introduzioni delle sessioni tematiche corrispondenti agli Stati generali. I gruppi relativi ai settori, individuati come strategici per lo sviluppo di una green economy in Italia, sono i seguenti:

1° gruppo: Sviluppo dell’ecoinnovazione. L’ecoinnovazione è stata definita (UE-2011) «qualsiasi forma di innovazione che riduce impatti negativi per l’ambiente, aumenta la resistenza alle pressioni ambientali e consente un uso più efficace e responsabile delle risorse naturali». Sfide ambientali sempre più impegnative e risorse sempre più limitate, hanno determinato una crescente domanda di tecnologie, prodotti e servizi ambientali. Con lo sviluppo della ricerca, della formazione, la valorizzazione economica e la diffusione dell’ecoinnovazione, si potrà contribuire a migliorare le prestazioni ambientali con soluzioni al tempo stesso efficienti in termini di costi e valide per le imprese, le città (smart cities) e la società nel suo complesso. L’ecoinnovazione è strettamente collegata al nostro modo di utilizzare le risorse naturali e ai nostri modelli di produzione e consumo.

2° gruppo: Sviluppo del risparmio, della rinnovabilità e dell’uso dei materiali riciclati, della riduzione e del recupero dei rifiuti. Negli ultimi decenni, la produttività del lavoro si è sviluppata molto più velocemente rispetto alla produttività delle risorse: secondo le stime, i costi del lavoro rappresentano meno del 20% di un prodotto e i costi delle risorse rappresentano il 40%. Nel quadro dell’aumento della domanda di materie prime a livello globale, che causa rilevanti impatti ambientali ed economici, cresce la necessità di usarle in modo più efficiente e di ridurne i consumi. Il riutilizzo, il riciclaggio dei rifiuti e l’uso dei materiali riciclati, la riduzione dell’uso delle risorse- anche attraverso standard più elevati di qualità dei prodotti e il principio dell’uso prolungato del prodotto, l’uso di tecnologie verdi e di materiali rinnovabili – saranno fondamentali per la competitività, la sostenibilità e la sicurezza dell’approvvigionamento di materiali.

3° gruppo: Sviluppo dell’efficienza e del risparmio energetico. L’energia di origine fossile è sempre più costosa (la bolletta pagata per l’importazione dei combustibili fossili è aumentata di oltre 23 miliardi di euro dal 2000) e con impatti molto gravi sul clima. L’era dell’energia abbondante e a basso costo è finita. Siamo avviati all’era del risparmio e dell’efficienza energetica per far fronte ai fabbisogni di sette miliardi di persone, mentre sul nostro futuro incombe il rischio della crisi climatica. I potenziali di sviluppo delle attività di risparmio e di efficienza energetica sono enormi, in numerosi settori: degli edifici e dei trasporti, delle apparecchiature, dell’illuminazione e dei processi industriali. Investimenti per il risparmio e l’efficienza energetica in tali settori producono rilevanti vantaggi ambientali, economici e occupazionali, con positive ricadute sia sulla competitività economica, sia sulla sicurezza del futuro approvvigionamento energetico.

4° gruppo: Sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili. L’uso di fonti energetiche rinnovabili per produrre elettricità, calore e carburanti è, a livello mondiale, in forte crescita: la produzione di elettricità da fonte rinnovabile è quasi raddoppiata negli ultimi dieci anni; la potenza installata fotovoltaica in dieci anni è passata da 1.700 MW a 67.000 MW e gli investimenti nel fotovoltaico sono passati da 3 Mld di dollari a 91,4 Mld; la potenza installata degli impianti eolici negli ultimi 10 anni è passata da 24.000 MW a 239.000 MW e gli investimenti mondiali da 4,6 Mld di dollari a 71,5 Mld. Gli investimenti complessivi nelle rinnovabili sono stati nel 2011 pari a 246,5 miliardi di dollari e si prevede che saliranno a 385,1 miliardi nel 2021. Nessun Paese che aspiri ad avere una politica ambientale di una qualche efficacia e una prospettiva di sviluppo, può perdere il carro della rivoluzione in atto delle energie rinnovabili.

5° gruppo: Sviluppo dei servizi ambientali. Le risorse ambientali e il territorio sono diventate risorse scarse, recuperare, risanare, bonificare aree inquinate è necessario per ragioni ambientali, per risparmiare consumo di nuovo territorio e anche per crescenti ragioni economiche. L’ambiente fornisce risorse e servizi rilevanti per la nostra qualità della vita e per la nostra economia: acqua, suolo fertile, tutela idrogeologica, aria sana, materie prime, ecc. Recuperare, mantenere, tutelare queste risorse, investire per utilizzarle in modo ecosostenibile e sobrio significa assicurare anche le basi per lo sviluppo durevole del Paese, con positive ricadute occupazionali ed economiche.

6° gruppo: Sviluppo della filiera agroalimentare di qualità ecologica. Gli indirizzi della politica comunitaria verso la multifunzionalità di un’agricoltura che diventa anche un fattore di cura e gestione del territorio, il peso crescente dell’agricoltura biologica e lo sviluppo delle agroenergie rinnovabili stanno attribuendo una forte e strategica valenza ambientale a questo settore. L’indirizzo green dell’agricoltura può assicurare una migliore redditività delle sue attività, una migliore qualità del territorio e delle produzioni. Anche l’industria agroalimentare può trarre occasioni di sviluppo puntando su una qualità ecologica sempre più elevata dei suoi prodotti e dei suoi processi produttivi.

7° gruppo: Sviluppo di una mobilità sostenibile. L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di veicoli privati per abitante e fra gli ultimi per utilizzo dei mezzi pubblici e del trasporto ferroviario. Il trasporto, da solo, produce un quarto delle emissioni totali di CO2. Le città europee più avanzate, che uniscono benessere economico e qualità ambientale, hanno già sviluppato innovative iniziative per una mobilità sostenibile che coinvolge aspetti diversi e integrati: di gestione, di reti e mezzi, di scelte e politiche urbanistiche, ecc. È necessario investire su una mobilità sostenibile anche in Italia, che abbatta l’inquinamento e la congestione del traffico, che migliori la qualità del trasporto dei passeggeri e delle merci, riducendo gli impatti ambientali, con rilevanti ricadute sulla qualità di un’economia e sulla competitività del sistema Paese.

8° gruppo: Sviluppo di una finanza e di un credito sostenibile per la green economy. Il mondo della finanza, dove sono maturate crisi gravi e pesanti, è a un livello di fiducia fra i più bassi che si ricordino: è entrato in una spirale di sfiducia generalizzata che può diventare un fattore di aggravamento della crisi stessa. I rischi di crisi ambientali, la volatilità dei prezzi e l’incertezza dei mercati delle materie prime sono fattori rilevanti per l’instabilità economica e finanziaria. Indirizzare il credito verso la green economy e lo sviluppo sostenibile favorirebbe gli investimenti in molte attività che altrimenti non decollerebbero, contribuirebbe a un recupero di fiducia (in questo caso ben riposta) e a ridurre quei colli di bottiglia che ostacolano una ripresa solida e durevole.

Per aggiornamenti e informazioni: www.statigenerali.org

 

L’articolo è stato pubblicato sul n. 3/2012 della rivista bimestrale QualEnergia.

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