Quel picco del petrolio che si vuole scansare

CATEGORIE:

Il rapporto di Leonardo Maugeri, che prevede notevoli sviluppi della capacità produttiva petrolifera per i prossimi anni, è messo sotto la lente da molti esperti del settore. Le ipotesi dell'ex Eni sono poco trasparenti e non confortate dai fatti. Per alcuni l'idea di nascondere il picco del petrolio ha solo uno scopo politico e non scientifico.

ADV
image_pdfimage_print

Torniamo ancora sulle ipotesi e lo studio di Leonardo Maugeri che prevede notevoli sviluppi della capacità produttiva petrolifera per i prossimi anni, visto che in alcuni ambiti le sue teorie hanno addirittura rimesso in discussione le posizioni di alcuni convinti ‘picchisti’ (cioè i sostenitori dell’imminente picco del petrolio). Ne avevamo parlato su questo sito in due articoli (Rallenta la crescita del mercato mondiale del petrolio – Il picco del petrolio e il ritorno degli abbondantisti).

Maugeri, docente di Geopolitica dell’Energia alla Harvard Kennedy School, presso il Belfer Center per le Scienze e gli Affari Internazionali, e dal 2000 al 2011 direttore Strategie e Sviluppo di Eni, prevede nel suo report una capacità produttiva petrolifera mondiale aggiuntiva di 49 milioni di barili al giorno (mb/g) entro il 2020, cioè un incremento veramente enorme: in solo 8 anni pari al 53% rispetto al dato attuale che è di circa 93 mb/g.

La sua analisi però viene messa sotto la lente da molti esperti del settore che vengono citati da Chris Nelder, un esperto energetico che riporta i suoi dubbi in un articolo pubblicato anche su un blog del Financial Times con il titolo Is peak oil dead?”. A questo quesito la sua risposta è ovviamente ‘no’ e certo il lavoro di Maugeri non contribuisce a scongiurare questo pericolo od opportunità, a seconda da quale angolatura vogliamo vedere la questione.

Questione che senza dubbio è spinosa e complessa e a sintetizzarla si rischia di banalizzare alcune valutazioni. Va detto tuttavia che la capacità produttiva (alla quale si riferisce Maugeri) e la produzione sono cose differenti e mai nella storia sono stati prodotti 93 mb/g. Nel 2011, sommando tutti i liquidi (biocombustibili compresi) si è arrivati al massimo a 88,3 mb/g (dato IEA), ma se consideriamo solo il petrolio greggio (conventional oil) il livello di produzione massimo è stato di 74 mb/g nel 2011, un dato più o meno stabile da fine 2004, nonostante i prezzi in questi anni siano triplicati.

Maugeri rettifica i suoi dati con un valore di esaurimento degli attuali campi petroliferi e delle riserve, per arrivare a un possibile aumento della capacità produttiva entro il 2020 di 17,6 mb/g e quindi con una capacità mondiale di 110,6 mb/g. Ed è qui che le critiche si fanno più nette.

Stephen Sorrell e Christophe McGlade, due ricercatori del settore, contestano il fatto che Maugeri non dichiari esplicitamente quale tasso di riduzione (depletion rate) utilizza nei suoi calcoli. Suppongono che esso sia pari all’1,6% all’anno o almeno un terzo di quello stimato dalla IEA o altri centri di ricerca.

I ricercatori che hanno analizzato i dati della IEA hanno rilevato, invece, che la produzione globale subisce un calo del 4,1% all’anno. A questo tasso, allora, le previsioni di Maugeri si attesterebbero, per il 2020, a un livello di capacità produttiva di 95,1 mb/g e non di 110,6 come afferma l’ex Eni nel suo studio. Ciò significa che la differenza con l’attuale capacità produttiva è di appena 2 milioni di barili/giorno, molto lontani da quei 17,6 mb/g da lui indicati come probabili se non possibili.

A livello globale, dunque, anche per questi studiosi le valutazioni di Maugeri sulla capacità e sulla produzione petrolifera sembrano esageratamente ottimistiche. Dubbi ci sono anche sul fatto che le previsioni di crescita delle estrazioni in Iraq nei prossimi otto anni siano a tassi così elevati che mai finora sono stati ottenuti da questo Paese medio-orientale, peraltro ancora in una situazione di incertezza e di scarsa stabilità politica, fattore determinante per attrarre o meno ingenti investimenti nel settore. A conferma di ciò anche il recente insuccesso dell’asta per l’affitto di licenze petrolifere. Sembra impossibile per i ricercatori un simile sviluppo anche alla luce del fatto che in oltre 50 Paesi con più di 1 milione di barili al giorno di capacità produttiva, la produzione è di fatto diminuita costantemente dal 2000.

Le previsioni di Leonardo Maugeri inoltre non fanno riferimento a livelli massimi di prezzo per il barile, ben sapendo che un prezzo a tripla cifra potrebbe essere un fattore necessario per quegli ulteriori sviluppi attesi da Maugeri nella produzione petrolifera. Sappiamo invece che negli ultimi 4 anni i prezzi sono stati molto volatili e quindi di difficile previsione.

In linea generale si ritiene che le previsioni di Maugeri non siano sostenute da giustificazioni adeguate, spesso anche molto divergenti dalle stesse industrie petrolifere. In pochi aggettivi esse vengono definite “confuse, speculative e inverificabili”. Il fatto che dietro queste previsioni, spesso reiterate in vari consessi, vi sia l’idea che il picco del petrolio sia una bufala o quanto meno un evento molto lontano e che i limiti alla produzione siano solamente legati alla volontà politica e a rischi di natura geopolitica, sembrerebbe suggerire agli osservatori che il lavoro di Maugeri abbia il solo scopo di parlare alla politica a nome dell’industria petrolifera (BP è finanziatore del suo studio), piuttosto che elaborare un’analisi seria e trasparente.

L’analisi dell’autore dell’articolo e di alcuni esperti citati è che invece il picco del petrolio (che fa riferimento a tassi di produzione e non a quelli relativi alla capacità produttiva e alle riserve), alla luce dei molteplici rischi globali, dei costi e di altri ostacoli all’estrazione, sembrerebbe ogni giorno di più un fenomento concreto e misurabile.

ADV
×