Se l’eternit a scuola è meglio di un impianto fotovoltaico

L'impatto visivo di un impianto fotovoltaico sul tetto di una scuola costruita negli anni 60 è troppo forte: gli alunni continuino a tenersi sopra la testa la vecchia copertura in eternit. Anche se grazie al FV avrebbe potuto essere bonificata a costo zero per il Comune. Una storia dagli ordinari paradossi della normativa italiana.

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Un contrasto tra Comune e Soprintendenza e la possibilità di rimuovere amianto dal tetto di una scuola e mettervi sopra dei pannelli fotovoltaici va in fumo.
È successo a Robbiate, in provincia di Lecco, dove l’idea avanzata dall’amministrazione comunale è stata bloccata per motivi paesaggistici. Abbiamo chiesto maggiori dettagli direttamente al Comune. Dall’ufficio tecnico ci spiegano: “Le scuole elementare e media di Robbiate hanno una copertura in amianto. Avevamo trovato un professionista del settore in grado di rimuovere le lastre e sostituirle con pannelli fotovoltaici”.

La sostituzione con energia rinnovabile delle vecchie coperture in Eternit prevede infatti, secondo il quarto conto energia, un premio, aggiuntivo alla tariffa incentivante, di 5 centesimi al kWh prodotto (con il quinto conto energia probabilmente scenderà a 3 cent/kWh, ma sarà cumulabile con l’incentivo al Fv made in europe, ndr). Decisamente un buon affare per chi ha coperture in eternit da smaltire: grazie al premio di 5 centesimi a kWh  a seconda dei casi, in un periodo tra i 10 e i 20 anni si rientra a pieno dell’investimento complessivo dell’impianto fotovoltaico, del rifacimento del tetto e dello smaltimento a norma di legge dell’Eternit. Non è un caso che questo strumento – a costo zero per lo Stato, poiché finanziato con un prelievo dalla componente A3 della bolletta – in tre anni abbia permesso di smaltire quasi 13 milioni di metri quadrati di Eternit (Qualenergia.it, Fotovoltaico e amianto, un divorzio da evitare) .

In più, nel caso di Robbiate, il Comune non avrebbe dovuto sborsare neanche un euro perché la ditta addetta alla sostituzione avrebbe ripagato il suo lavoro con il diritto a usufruire dei ricavi relativi all’impianto FV per vent’anni. Dopo questo tempo, i ricavi sarebbero toccati all’amministrazione comunale e a ricaduta sui cittadini, sotto forma di cassa pubblica o di riduzioni in bolletta.

Insomma l’idea sembrava buona e avrebbe permesso al Comune di rifare il tetto della scuola bonificandolo senza il problema di dover anticipare il capitale: per gli enti locali, a causa del Patto di stabilità, spesso un ostacolo insormontabile anche per investimenti che li farebbero risparmiare. Robbiate però non aveva fatto i conti con lo strano mondo delle procedure autorizzative in maniera di impianti fotovoltaici.

“Prima di procedere con accordi formali, ci siamo rivolti alla Soprintendenza per i beni storici, artistici e per il paesaggio, chiedendo un parere, visto che il territorio di Robbiate è vincolato dal punto di vista paesaggistico” spiegano dall’ufficio tecnico. La risposta della Soprintendenza è stata netta: “Ci è stato detto che la richiesta sarebbe stata molto probabilmente respinta perché la scuola elementare è a un solo chilometro dall’area di visuale panoramica del territorio e la presenza dei pannelli avrebbe rovinato la vista. Quindi abbiamo dovuto rinunciarci”.

La posizione, seppur espressa informalmente, ha scatenato una forte polemica in zona. I costi per lo smaltimento dell’amianto sono infatti altissimi. E soprattutto con la stretta degli ultimi anni riguardo i trasferimenti nei confronti dei Comuni, trovare i soldi per mettere in sicurezza tutti i luoghi ricoperti dal materiale cancerogeno diventa sempre più difficile. La sola rimozione di un metro quadro di amianto, infatti, costa 8-10 euro, senza calcolare il costo della nuova copertura da installare. Lo scontro tra Comune e Soprintendenza ha raggiunto anche la provincia di Lecco, che ha tentato di sbloccare la situazione, invano. L’assessore provinciale all’ambiente, Carlo Signorelli, aveva convocato un incontro a tre, ma non è bastato a districare la matassa.

Nel frattempo, lo scorso febbraio è nato in zona il comitato cittadino di Robbiate per la rimozione dell’amianto, con l’obiettivo di aiutare tutte le persone che hanno il “problema amianto”. Come primo aiuto ai cittadini di Robbiate e dei Comuni limitrofi il comitato ha costituito uno sportello, dove alcuni professionisti aderenti al comitato offrono la loro consulenza gratuitamente. Tra gli altri obiettivi c’è quello di “riuscire a stilare una convenzione con una o più ditte, affinché i cittadini aderenti al comitato stesso, intenzionati a rimuovere l’amianto, possano usufruire di prezzi vantaggiosi”.

Anche dentro il comitato sono rimasti stupiti dalla decisione della Soprintendenza, come ci conferma Pierantonio Villa: “La scuola in questione è un edificio brutto degli anni sessanta, un cubo di cemento, non vedo come potessero peggiorarlo dei panelli solari. Alla fine, l’unico modo per non chiedere l’autorizzazione alla Soprintendenza è rimettere coperture simili alle precedenti. Così che molti privati per cambiare l’amianto devono trovare altre coperture grigie e brutte, che gli assomiglino. È paradossale!”.

Alla fine Alessandro Salvioni, sindaco di Robbiate, ha dovuto alzare le braccia:  “Non è nostra intenzione ‘fare la guerra’ alla Sovrintendenza” ha dichiarato ai media locali, arrendendosi all’idea di essere stretto tra una legge nazionale che incentiva la sostituzione dell’amianto con pannelli fotovoltaici e una legge regionale che vincola il paesaggio in maniera molto stretta.

 

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