Il GSE e quei soldi che dalle rinnovabili finiscono al Ministero

Nel 2011 il Gestore Servizi Energetici ha realizzato utili per 19 milioni di euro. Con i nuovi decreti, grazie al prelievo di 0,1 e 0,2 cent/kWh dai soggetti incentivati, questa somma lieviterà. Un 'tesoretto' che non andrà a beneficio delle rinnovabili o del sistema elettrico, ma nelle casse del Ministero dell'Economia e delle Finanze.

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Il Gestore Servizi Energetici (GSE) è sempre più efficiente. Le attività aumentano e i costi operativi scendono in proporzione agli incentivi erogati e alle entrate: già ora gli utili che garantisce all’azionista di riferimento sono sostanziosi. Con i nuovi fondi che arriveranno dalle modifiche introdotte dai nuovi decreti i ricavi saranno ancora più cospicui: milioni e milioni di euro presi dagli incentivi alle rinnovabili che, anziché essere usati per migliorare il sistema elettrico o aiutare la diffusione delle energie pulite, andranno a finire nelle casse dello Stato.

È questa la riflessione che ci viene da fare sfogliando la sintesi delle sue attività che il GSE ha pubblicato ieri (vedi pdf). Tra i molti dati, si apprende infatti che l’ente nel 2011 ha generato un utile netto per l’azionista – il Ministero dell’Economia e delle Finanze – pari a 19 milioni di euro, con una redditività di oltre il 14%. Il costo di funzionamento della macchina, invece, è sceso in rapporto agli incentivi gestiti: è ora lo 0,7% su 11,2 miliardi di euro.

Un ottimo risultato, soprattutto perché, si vede dal rapporto, il GSE lo ha ottenuto migliorando le proprie prestazioni su molti aspetti come il numero di pratiche gestite per addetto, i maggiori controlli e i conseguenti risparmi sull’erogazione di incentivi non dovuti. Peccato però – dal punto di vista del mondo delle rinnovabili – che gli utili vadano a finire nelle casse del Ministero, anziché essere reinvestiti nella transizione che il sistema energetico dovrebbe affrontare. A maggior ragione perché questi utili, già ora più che dignitosi, promettono di schizzare presto verso l’alto.

Come sappiamo, infatti, stando agli schemi dei decreti su quinto conto energia fotovoltaico e per le altre rinnovabili elettriche, dall’entrata in vigore dei provvedimenti, i soggetti che accedono alle tariffe incentivanti saranno tenuti a corrispondere allo stesso GSE 0,1 centesimi di euro per ogni kWh per il FV e 0,2 centesimi/kWh per le altre rinnovabili elettriche. Questi “spiccioli”, stando ai calcoli fatti dall’Autorità per l’Energia, comporterebbero un ricavo complessivo per il GSE pari a circa 75-80 milioni di euro per l’anno 2013, e in crescita negli anni successivi. A fronte di costi complessivamente riconosciuti dall’Autorità in misura pari a circa 33 milioni di euro per l’anno 2011.

“Se da un lato le due disposizioni normative (ossia gli 0,1 e 0,2 centesimi per kWh prelevati dall’incentivo, ndr) consentirebbero di sgravare la componente tariffaria A3 dei costi di funzionamento del GSE, dall’altro l’importo appare particolarmente sovradimensionato rispetto alle reali necessità”, osserva l’AEEG nel suo ultimo parere sul decreto elettriche (qui in pdf), e continua: “Si propone pertanto di rimodulare il valore dei corrispettivi (…) al fine di prevedere un ricavo complessivo del GSE che sia coerente con gli attuali costi riconosciuti dall’Autorità al medesimo GSE.”

Che poi questo ‘tesoretto’ gonfiato vada a finire nelle casse del Ministero dell’Economia sembra non piacere nemmeno all’AEEG: “La differenza tra i ricavi complessivi già ottenuti dal GSE per effetto dei corrispettivi versati dai produttori e i costi da riconoscere al GSE come determinati dall’Autorità – propone l’Autorità  – sia versata al Conto alimentato dalla componente tariffaria A3”.

Un’idea coerente che meriterebbe di essere presa in considerazione, visto anche quanto sta accadendo: attualmente (con il decreto elettriche) proprio per evitare di gravare troppo sulla componente A3 delle bollette di giugno, si sta proponendo di non pagare nei tempi dovuti quanto spetta ai titolari di certificati verdi (bensì il 25% a giugno, il 25% a settembre e il resto entro fine anno), cosa che provocherà in molte aziende crisi di liquidità, viste anche le attuali difficoltà nell’accesso al credito.

L’intenzione del Governo non sembra però essere quella di far ritornare, come sarebbe più opportuno, nella componente A3 questo gruzzoletto, che il GSE vedrà aumentato dai nuovi prelievi sugli incentivi (anche se rimarrà non sufficiente per tagliare decisamente le bollette). Al contrario, mentre si decurtano gli incentivi alle fonti pulite con la scusa del peso in bolletta, si usa il GSE per rimpolpare le casse del Ministero con soldi presi proprio dalle bollette  e – con i nuovi decreti – dai produttori da rinnovabili.

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