Il fotovoltaico italiano alla prova del quinto conto energia

Come si sta vivendo la fase attuale di attesa del quinto conto energia? Quando si raggiungerà la soglia dei 6 miliardi? Che speranza ci sono che le richieste di modifica vengano accolte e come dovranno cambiare in futuro i modelli di business del comparto fotovoltaico? Ne parliamo con Valerio Natalizia, presidente di ANIE-GIFI.

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Il fotovoltaico italiano per l’ennesima volta si trova ostaggio dell’incertezza, in attesa di un quinto conto energia che rischierebbe di essere un duro colpo qualora non venisse significativamente corretto dalla Conferenza Stato-Regioni. Questi sono i giorni decisivi: oggi il decreto sarà discusso dalla Conferenza tecnica e probabilmente domani arriverà a quella politica. Nel frattempo poniamo qualche domanda a Valerio Natalizia, presidente di ANIE-GIFI, per capire la situazione attuale e fare qualche riflessione su come potrà essere il futuro del settore.

Come sta vivendo la fase attuale di attesa del quinto conto energia il comparto del fotovoltaico italiano?

La sta vivendo con estrema preoccupazione: all’orizzonte si vedono provvedimenti penalizzanti. Nonostante i benefici che ha portato, per esempio un grosso contributo all’occupazione giovanile, il nostro settore è visto come un qualcosa da fermare, da razionalizzare, senza una vera ottica di sviluppo.

E da un punto di vista di mercato, oggi quanto si sta installando? Quando prevede si raggiungerà la fatidica soglia dei 6 miliardi di spesa che precederà di un mese l’entrata in vigore del nuovo sistema incentivante?

È una situazione molto contrastante: da un lato vediamo molte aziende in difficoltà, con diverse che hanno già fatto ricorso alla cassa integrazione e altre che stanno disinvestendo in Italia per rivogersi a mercati esteri; dall’altro lato la notizia della possibile partenza dopo il 1° ottobre del quinto conto energia ha creato una mini-accelerazione delle installazioni e in alcuni casi si sta provando adesso a spingere con più decisione. È dunque difficile dare un giudizio su come sta andando il mercato. A incertezza si aggiunge incertezza: non si può gestire un mercato così, non si può dire che non si stia installando, ma di certo le aziende non possono pianificare gli investimenti in queste condizioni.

Tra le molte richieste quali sono le modifiche più importanti al quinto conto energia?

I punti sono diversi, ma i due fondamentali, senza i quali non ha neanche senso parlare degli altri, sono il tetto massimo di spesa – che noi chiediamo venga portato da 6,5 a 7 miliardi – e il registro. Siamo contro il registro. Solo come compromesso abbiamo chiesto che la soglia sopra la quale l’iscrizione è obbligatoria venga portata a 200 kW dagli improponibili 12 kW della bozza. Secondo noi il metodo migliore per garantire lo sviluppo tenendo sotto controllo la spesa è quello che già era previsto dal quarto conto energia (da gennaio 2013, ndr): che le tariffe vengano ridotte più o meno velocemente, anche con aggiornamenti trimestrali, a seconda del volume delle installazioni. Questo metodo ridurrebbe la burocrazia, al contrario del registro che aumenta i costi e i tempi e crea un freno a chi voglia realizzare gli impianti. Se un sistema del genere “alla tedesca” fosse calibrato bene, aiuterebbe a ridurre i costi e, dunque, a raggiungere la grid parity più velocemente. Cosa che non consentirà il registro, che invece creerà uno stop al mercato molto pericoloso.

Questi sono i giorni decisivi. Al momento che speranze avete che alcune correzioni vengano accolte e che ne esca un conto energia accettabile per il settore?

C’è stata una presa di posizione generale contro questi decreti e non limitata alle associazioni di categoria. Il settore è collegato strettamente all’economia del Paese, come si vede dai dati sullo sviluppo che ha generato. Ovviamente le Regioni si fanno portavoce delle esigenze che partono dal territorio dalle molte piccole e medie aziende attive in questo campo. Mi auguro che il Governo non perda questa occasione per ascoltare il Paese. Per esempio, pensando al tetto massimo di spesa, se lo calcoliamo in 7 miliardi, il 90% della somma è già stato speso: sarebbe assurdo per risparmiare sul restante 10% frenare ora un settore che ha creato qualcosa, buttando all’aria il grosso investimento già pagato in bolletta da imprese e cittadini.

Le vicende di questi ultimi mesi hanno mostrato la necessità di una rappresentanza il più unitaria possibile delle associazioni: si va verso un associazione unica del fotovoltaico?

Nell’ultimo periodo ci sono state fusioni assolutamente positive. Nel medio-lungo termine l’idea di un’associazione unica è vincente, bisogna vedere come possa realizzarsi. Come GIFI-ANIE, assieme alle altre associazioni, avevamo avviato questo percorso, che è stato interrotto dalla questione quinto conto energia. Ci auguriamo possa riprendere dopo la sua approvazione. Noi siamo a favore di un’unica rappresentanza e crediamo che questa dovrebbe essere all’interno di Confindustria, perché è giusto confrontarsi anche con gli altri settori e vogliamo partecipare alla discussione come attori principali e non come realtà isolata. Il fotovoltaico inizia a essere una fonte di primaria importanza. Si vedano i dati di aprile nella produzione elettrica del Paese. Quindi come tale deve essere rappresentata nei tavoli principali.

In questa fase storica nel nostro Paese il fotovoltaico, assieme alle altre rinnovabili, sta turbando il sistema elettrico come non era mai accaduto in precedenza. Molti dietro ai decreti hanno visto la volontà, più che di ridurre gli incentivi, di contenere lo sviluppo delle rinnovabili per minimizzare questo impatto. Concorda con questa visione? Che soluzioni si potrebbero adottare per far sì che le rinnovabili non programmabili si integrino “pacificamente”, ma da protagoniste, nel sistema elettrico?

Quello che manca è proprio l’idea di voler integrare nel sistema elettrico l’energia da rinnovabili. Nella mia esperienza di confronto con le istituzioni quasi mai ho incontrato una visione strategica in tale senso. Non possiamo pensare di gestire l’impatto del fotovoltaico come un problema, quando è anche una grande opportunità: si pensi all’effetto di contenimento del prezzo che sta avendo in alcune ore alla Borsa elettrica. Cerchiamo invece di permettere a tutti di godere di questi benefici, per esempio migliorando i sistemi di previsione. Ora che siamo a 13 GW è assolutamente importante farlo. Non parliamo poi nemmeno degli accumuli, attraverso i quali si sta provando a dare una certa stabilità al sistema. Ci potrà essere anche accumulo decentralizzato, spostando così l’onere di previsione su chi possiede gli impianti. Le possibilità di dare al fotovoltaico una programmabilità e prevedibilità maggiore ci sono, ma vanno sviluppate. Inoltre si parla di smart grid. Anche qui c’è bisogno di un’accelerazione fortissima, quindi di investimenti. La priorità è massima per dare la possibilità ai 13 GW di fotovoltaico e agli oltre 6 di eolico di essere utilizzati in maniera efficiente, portando benefici sotto forma di riduzione dei costi dell’energia elettrica.

La direzione per il futuro, segnata anche da questo quinto conto energia, è quella di un fotovoltaico sempre meno dipendente dagli incentivi e in cui l’autoconsumo è sempre più importante. Come dovranno cambiare i modelli di business del FV italiano? Che importanza potranno avere accumuli e soluzioni “dietro al contatore”?

Saranno fondamentali. La produzione decentralizzata dovrebbe servire proprio a produrre energia in maniera efficiente, nel senso di produrla laddove viene consumata: ben vengano dunque i premi sull’autoconsumo. Molto potranno fare tutti quei sistemi che permettono l’energy managment nelle utenza: sistemi che consentono di gestire i consumi, per esempio privilegiando l’autoconsumo in ore in cui l’energia non serve per altri scopi. Pensiamo a un impianto fotovoltaico su di un capannone industriale dove c’è anche produzione: si tratta di esaltare il consumo in contemporanea alla produzione, sgravando così la rete di una quantità di energia. Su questa evoluzione si inserirà presto – tra qualche mese o tra pochi anni – anche il discorso dell’accumulo. Questo sarà interessante sia dal punto di vista dell’energy mangement, permettendo di utilizzare in momenti diversi l’energia autoprodotta con il fotovoltaico, che per la gestione della rete, dando una minore pendenza alle rampe della produzione tra il giorno e la sera, quando gli impianti FV si disattivano.

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