Rinnovabili, da luglio gli elevatissimi incentivi in Giappone

Sono state divulgate le tariffe incentivanti per le rinnovabili in Giappone. Rispetto a quelle tedesche sono più elevate di 2,5 volte per l'eolico e di 3 volte per il FV. Una svolta epocale nella politica energetica di un Paese che oggi è orfano dell'apporto del nucleare per l'effetto Fukushima. Come reagirà il mercato, quali i costi, quali i risultati attesi?

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Il più radicale cambiamento della politica energetica di un Paese è quello che sta avvenendo nel Giappone post-Fukushima con la proposta da parte del Governo di tariffe incentivanti per le rinnovabili tra le più alte del mondo; tariffe che dovrebbero essere confermate per fine maggio ed entrare in vigore a luglio. (Qualenergia.it, Incentivi in Giappone, verso boom del fotovoltaico).

La particolarità di queste tariffe è che, a differenza di alti Paesi come Italia e Germania, gli incentivi sono distinti per una o due categorie di taglia (al massimo 3 per l’idroelettrico). Una semplificazione adottata dal Ministero dell’Economia anche per il fotovoltaico, sono state indicate solo due tariffe – per impianti con potenze inferiore ai 10 kW e impianti superiori ai 10 kW – ma con la stessa remunerazione pari a 0,406 €/kWh (42 Yen), anche se differenziati per una diversa durata dell’incentivo (10 anni per la prima taglia e 20 per la seconda).

Un’analisi comparativa delle tariffe incentivanti giapponesi per le diverse tecnologie e quelle attualmente presenti in altri Paesi è stata elaborata in un articolo di Paul Gipe. Anche per l’eolico (come si vede in tabella) le tariffe sono molto elevate (per esempio 2,5 volte rispetto a quella tedesca per gli impianti sopra i 20 kW, e molto di più per il mini eolico) e anche in questo caso c’è forse un’eccessiva semplificazione – valutano i critici – che non consente di modellare le tariffe in base ai veri costi delle tecnologie né di ridurre gli oneri per i consumatori di elettricità.

Per altri, questo livello di incentivi potrebbe essere invece giustificato perché, diversamente da Paesi come la Germania e Italia, l’incentivo feed-in non garantisce in Giappone la connessione alla rete e chi genera elettricità deve comunque pagare i costi pieni di utilizzo della rete. A questi aspetti vanno aggiunte altre barriere significative che portano i costi dei progetti a lievitare considerevolmente.

Sul fotovoltaico va detto che l’attuale mercato giapponese da circa 1.300 MW nel 2011 (circa 5.000 MW in totale) con queste nuove tariffe è previsto in grande incremento fin dai prossimi mesi. Per il 2012 la previsione di diversi analisti era di almeno 2 GW, ma con l’entrata in vigore degli incentivi potrebbe essere molto maggiore. Comunque è probabile che ne beneficeranno le industrie nazionali che potrebbero coprire anche l’intera quota di mercato domestico.

La domanda che alcuni osservatori si pongono è con quale rapidità verranno realizzati gli impianti a fonti rinnovabili in Giappone e quanto velocemente discenderanno le tariffe nel corso dei mesi. I risultati di queste scelte di politica energetica le conosceremo forse solo tra due o tre anni e solo allora capiremo se la politica e l’industria nipponica saranno sulla strada giusta per apportare quelle correzioni che un mercato elettrico orfano del nucleare richiede con urgenza.

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