Le Regioni bocciano decreto rinnovabili e conto energia

Agli “Stati Generali delle Rinnovabili e dell’Efficienza energetica” disponibilità delle associazioni di fare proposte concrete e credibili sui decreti, ma anche una chiusura totale del Ministero dello Sviluppo Economico. Qualche spiraglio dal Ministero dell’Ambiente e, soprattutto, la chiara opposizione di alcune Regioni.

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La cronaca della giornata di mercoledì 18 aprile non è tutta nella manifestazione di Roma a Piazza Montecitorio. Manifestazione che pure è stata importante, perché ha raccolto tante componenti del mondo delle rinnovabili e ha dimostrato ancora una volta che siamo nel pieno dello scontro tra il modello della generazione distribuita e quello della generazione centralizzata, per di più con un Governo preoccupato solo a far quadrare i conti senza guardare alla qualità di cosa si sta tagliando e alle ricadute che questo comparto sta dando e che darà. 

È stata però anche la giornata del secondo incontro degli “Stati Generali delle Rinnovabili e dell’Efficienza energetica” che possiamo sintetizzare in poche battute. Le associazioni sono fermamente convinte che i decreti siano sbagliati e che porterebbero di fatto a un blocco dell’intero settore; hanno proposte tecnicamente ed economicamente credibili e sono pronte a discuterne con indicazioni puntuali. Dall’altra parte c’è una chiusura totale del Ministero dello Sviluppo Economico, soprattutto per quanto riguarda il tetto di spesa per gli incentivi e l’uso strumentale dei registri; al contempo si riscontra una certa apertura del Ministero dell’Ambiente per operare alcune modifiche nei decreti e soprattutto, ed è questa la notizia della giornata, alcune Regioni si dichiarano pubblicamente non disponibili a dare parere positivo a simili decreti.

La strategia delle associazioni si sposta ora proprio a fornire elementi utili di valutazione ai rappresentanti delle Regioni che dovranno esaminare i testi dei decreti dal 24 aprile giorno in cui gli verranno presentati dai ministeri. Arriva con colpevole ritardo la proposta di Leonardo Senni, capo dipartimento dell’Energia (l’uomo della McKynsey, chiamato dal ministro Passera) di inviare osservazioni scritte e puntuali sui decreti con tavoli di lavoro tecnici per settore, quando il Ministero finora ha evitato accuratamente di consultarsi con le associazioni. Senni (come Passera nella conferenza stampa dell’11 aprile) continua a ripetere in ogni occasione che ha avuto diversi incontri con gli operatori. Ma quali, con chi? Non certo con le associazioni, procedura usuale in un Paese normale. Il suo esordio nell’incontro con gli “Stati Generali” di mercoledì 18 è un tantino imbarazzante: “sono dispiaciuto che questi decreti siano stati accolti male”. Si aspettava una standing ovation? Il suo punto ferma resta quello di avere un esatto controllo sulla spesa per gli incentivi. Ma l’unico strumento a cui pensa è il registro (che per esempio non darebbe più spazio, già da oggi, a tutti i nuovi impianti FV sopra i 12 kW fino alla seconda metà del 2013).

Le associazioni chiedono di iniziare il dialogo con il ministero dello Sviluppo economico, ma anche l’atteggiamento del MiSE dovrebbe cambiare, perché la sensazione veramente evidente è quella di voler punire un settore che secondo il ministero ha avuto tanto e non ha dato nulla in cambio. Ma l’obiettivo vero trapela, al di là delle chiacchiere sul superamento degli obiettivi al 2020: frenare la corsa delle rinnovabili. Ecco allora “l’uomo McKynsey” chiamato a fare il lavoro sporco di bloccare uno dei pochissimi settori in crescita in Italia, come quei direttori delle risorse umane chiamati apposta per licenziare. Solo che qui l’azienda è in salute.

Anche nella conferenza stampa di presentazione dei decreti dell’11 aprile, i ministri (unica eccezione Clini) hanno messo in luce solo gli attuali e futuri costi delle rinnovabili (ci hanno pure messo dentro un miliardino di euro di assimilate per il 2012), e non una parola sui benefici economici e occupazionali, sulle implicazioni di innovazione che portano al Paese; nessun accenno a quegli altri oneri impropri in bolletta che que
sto portale web sta provando a individuare. Non ci sorprende allora che un paio di aziende del fotovoltaico debbano comprarsi intere pagine sui giornali a costi elevatissimi, per poter dare qualche numero che contraddica le mezze verità, per non dire le balle, che stanno raccontando alcuni giornalisti economici di certe grandi testate.

Nemmeno le Regioni hanno avuto momenti di concertazione con il Ministero dello Sviluppo Economico. “Siamo state mere spettatrici. Abbiamo letto i decreti sulla stampa e sui siti internet, come tutti”, ha detto Annarita Bramerini, Assessore all’Ambiente della Regione Toscana. Le Regioni, rappresentate nel corso della riunione degli “Stati Generali” anche dall’assessore regionale alle Attività produttive dell’Emilia Romagna, Gian Carlo Muzzarelli, particolarmente duro con il Governo, hanno messo in evidenza che questi decreti, se lasciati così, avranno una ricaduta negativa molto forte sull’industria locale. “Cercheremo di smontare i decreti per le parti che non vanno”, ha detto Muzzarelli che ha anche criticato lo stop al bonus per la sostituzione dell’amianto.

Per l’assessore Bramerini in questo momento in Toscana “non ci sono altri significativi settori come quello delle rinnovabili per le nostre imprese e per i giovani, soprattutto con elevate qualifiche professionali”. Anche alla luce del decreto “burden sharing” le Regioni sono con le spalle al muro: “Come si possono raggiungere obiettivi anche molto ambiziosi, anche doppi rispetto a oggi per i prossimi 8-9 anni, quando la stretta del credito, da una parte, e simili decreti, dall’altra, non permettono di programmare uno sviluppo del settore?”, ha detto Annarita Bramerini. Lo spirito di queste Regioni, e, come siamo venuti a sapere, anche di molte altre, è di evitare che i decreti arrivino ad approvazione definitiva con questi contenuti, perché si rischierebbe, dicono, di perdere un settore nuovo e in ascesa e di azzoppare in partenza tutte le politiche di settore che dovrebbero essere parte dei nuovi piani regionali ambientali.

In chiusura dell’incontro il sottosegretario del Ministero dell’Ambiente, Tullio Fanelli, ha mostrato la sua disponibilità ad ascoltare dagli operatori e dalle associazioni le analisi di alcune criticità dei decreti. Fanelli ha detto, tra lo stupore dei presenti, che “siamo ancora alla fase del dialogo, e dunque ci sono margini per fare le opportune modifiche, perché chi meglio delle stesse imprese e delle Regioni, che devono cogliere anche gli interessi generali, possono indicarci i giusti correttivi ai decreti?”. Un bel segnale alla fine di una giornata complicata, ma importante. Ma, in molti si sono chiesti: quanta forza ha oggi il Ministero dell’Ambiente per spingere a far modificare alcune astrusità di questi decreti?

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