La politica energetica dei “tecnici” e gli idrocarburi italiani

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Un estratto di un articolo di Mario Agostinelli (scaricabile in pdf) che affronta l'approccio del Governo al tema dell'energia, delle rinnovabili e sulla strategia di far raddoppiare la produzione nazionale di idrocarburi e far diventare l'Italia l’hub del gas in Europa, compromettendo così una vera politica energetica "low carbon".

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Quali sono gli equivoci di fondo che non favoriscono un vero cambiamento del sistema energetico attuale? Mario Agostinelli ne parla in un lungo e interessante articolo, dal titolo “Ostacoli e resistenze alla riconversione del sistema energetico” (scarica pdf). Pubblichiamo qui un estratto che affronta l’approccio del governo Monti al tema dell’energia, alle rinnovabili e sulla strategia di far raddoppiare la produzione nazionale di idrocarburi.

L’intervento di Corrado Passera a fine marzo rappresenta uno dei primi segnali della volontà del Governo di affrontare la tematica energetica nella sua complessità. Il Ministro ha annesso grande importanza, com’è giusto, all’efficienza energetica. Su questo fronte occorrerà una seria riflessione perché i risultati, specie in questa fase, potranno essere molto rilevanti. Passera si è detto molto preoccupato per il peso sulle bollette delle fonti rinnovabili. Timore comprensibile, in particolare per il fotovoltaico sfuggito di controllo in un periodo in cui mancava addirittura il ministro allo Sviluppo Economico.

Ma riflettiamo un attimo. Intanto, l’impatto dell’energia solare sulla formazione dei prezzi toglierà 1 miliardo alle bollette. Vanno poi conteggiate le riduzioni delle importazioni di gas grazie al boom dell’elettricità verde (3 miliardi di metri cubi in meno nel periodo 2008-2011 e 7 miliardi di CO2 non emessa, con un risparmio per il Paese di 1,5 miliardi di euro). Inoltre, i costi del Cip6, già calati dai 3,6 miliardi del 2006 a 1,2 miliardi, continueranno a ridursi. Un altro paio di miliardi verranno, infine, tolti dalle bollette grazie alla liberalizzazione del mercato del gas. Come si vede, il ‘fardello’ delle rinnovabili risulterà più che dimezzato. E diventerà ancor più leggero considerando tutte le entrate per lo Stato in termini di Iva e di tasse pagate dalle migliaia di aziende che sono sorte.

Ma l’aspetto più rilevante non sta nella sottolineatura, ovvia, sull’efficienza e nemmeno sulla tiepidezza, scontata, sulle rinnovabili: viene qui lanciata la proposta di raddoppiare la produzione nazionale di idrocarburi. Questa propensione a fare dell’Italia l’hub del gas in Europa e a mantenere il sistema dei trasporti inalterato, può venire dal fatto che in una situazione di esposizione del bilancio pubblico si perderebbero le tasse sui prodotti petroliferi (si calcola che per ogni centesimo di euro di aumento del carburante, lo Stato incassi in un anno 400 milioni di euro) e sull’inquinamento da combustione di carbone (accise, prelievi fiscali fissi, carbon tax, gabelle varie) e che gli enormi guadagni dei petrolieri e di ENI ed ENEL verrebbero ridimensionati.

Ma il rischio vero è sul lungo termine ed è che, purtroppo, i “tecnici” al Governo condividono una vocazione che il mondo finanziario ha sempre riservato al nostro Paese nella divisione internazionale della produzione e del lavoro: diventare, con il sostegno del fondo per la sicurezza energetica messo a disposizione dalla UE, il punto di transito di gas e petrolio e di concentrazione della logistica per le merci di passaggio dai nuovi centri di produzione globali (il progetto della TAV Torino-Lione è del tutto coerente con questa logica). Da tempo il ruolo assegnato al nostro Paese (purtroppo non contrastato ai tempi del centrosinistra di Prodi-Bersani) sembrerebbe quello di diventare il terminale di grandi interconnessioni per i flussi di petrolio e di metano dalla Turchia (progetto ITGI), dall’Algeria (progetto GALSI), dalla Russia, dall’Albania e sede di rigassificatori che ne farebbero la piattaforma di transito e di stoccaggio per l’Europa. Una politica energetica “low carbon” verrebbe così compromessa e la spinta referendaria metabolizzata dal freddo calcolo dei banchieri al Governo.

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