Quinto conto energia fotovoltaico, le prime reazioni

Dopo una lunga attesa il nuovo conto energia fotovoltaico, che in queste ultime settimane ha fatto perdere il sonno a diversi operatori, è arrivato. Il testo definitivo del decreto ancora non è stato diffuso, ma se ne conoscono gli elementi principali. Le prime reazioni dalla politica e dalle associazioni, quest'ultime mai coinvolte dai ministeri.

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Dopo una estenuante attesa il nuovo conto energia per il fotovoltaico, che in queste ultime settimane ha fatto perdere il sonno a diversi operatori, è arrivato. Il testo definitivo del decreto ancora non è stato diffuso (abbiamo pubblicato l’ultima bozza nota, datata 10 aprile), ma ieri nel tardo pomeriggio gli elementi principali sono stati resi noti (qui trovate il comunicato del MiSe e qui la sintesi fatta da Qualenergia.it all’uscita dalla conferenza stampa).

Il nuovo regime incentivante, ricordiamo, entrerà in vigore il mese successivo al superamento della soglia dei 6 miliardi e comunque dopo il 1° luglio. Distribuirà incentivi per meno di 500 milioni/anno, e vede la grossa novità dell’obbligo di iscrizione a un registro anche per impianti decisamente piccoli: solo quelli sotto i 12 kW ne saranno esentati (rispetto alle bozze precedenti, che parlavano prima di una soglia di 3 kW e poi di 6 KW, l’asticella è stata alzata).

I nuovi incentivi saranno basati sulla tariffa omnicomprensiva con una particolare remunerazione per l’autoconsumo (fine anticipata, quindi, dello scambio sul posto). Le riduzioni (indicative) saranno abbastanza marcate: se con il quarto conto energia un impianto da 3 kW su tetto permetteva una remunerazione di circa 352 €/MWh con il quinto ne avrà 237; per un impianto da 200 kW su edificio la remunerazione scenderà da 313 a 199 euro/MWh e per 1 MW a terra passerà da 236 a 161.

Questa mattina, intervistato da Repubblica TV, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha rassicurato sull’impatto che i nuovi incentivi avranno sul settore: “La tenuta del settore industriale è una delle preoccupazioni più importanti dello schema di incentivi che abbiamo messo a punto. La preoccupazione principale che abbiamo è quella di sostenere, attraverso gli incentivi e le fonti rinnovabili, una filiera produttiva che nel nostro Paese è molto importante. Voglio ricordare a chi ha tentato di bloccare i meccanismi incentivanti che l’occupazione che si è creata in questo settore è più importante di quella in settori industriali tradizionali, che sono anche quelli che hanno rappresentato, in parte, un ostacolo allo sviluppo delle rinnovabili nel nostro Paese”, ha sottolineato il ministro, aprendo anche  a possibili modifiche in fasi successive: “ora verrà esaminato dalla Conferenza Unificata, per cui avremo ancora una fase di valutazione e lavoro comune”.

In tanti però sono preoccupati per i possibili effetti del nuovo conto energia:”Da quanto si apprende dai lanci di agenzie di stampa e ancora in assenza di un testo ufficiale del Decreto Interministeriale sul V Conto Energia, sembra ci siano tutti gli ingredienti per cancellare l’industria nazionale fotovoltaica dal panorama economico, produttivo e occupazionale del Paese”, queste le prime affermazioni di Alessandro Cremonesi, presidente del Comitato IFI (Industria Fotovoltaicia Italiana), sulle informazioni circolate in serata. “Senza l’inserimento di un Premio Made in Europe l’industria nazionale ed europea ha il destino segnato”.

Da altri fronti, ad attirare dure critiche più che l’entità dei tagli è l’introduzione del registro per impianti anche molto piccoli, che rischia di portare a un blocco di ogni tipo di investimento. Secondo Francesco Ferrante, responsabile delle politiche sui cambiamenti climatici ed energia del Pd, e Roberto Della Seta, capogruppo in Commissione Ambiente “se già le aste previste dal decreto Romani per i grandi impianti erano di difficile praticabilità, adesso l’introduzione di registri per impianti relativamente piccoli (da 12 KW per il fotovoltaico e da 50 KW per gli altri) rischia di vanificare tutto l’impianto e renda impossibile il raggiungimento degli stessi obiettivi che si dichiarano in premessa (32-35% di rinnovabili sull’elettricità, ndr). Sembra che la preoccupazione, peraltro condivisa, di tenere sotto controllo la quantità totale degli incentivi che pesano in bolletta abbia prevalso sulla costruzione di un sistema semplice, efficace ed efficiente.”

“Abbiamo proposte concrete – concludono i senatori democratici – a partire da un ddl che abbiamo già presentato (vedi Qualenergia.it, ndr) e che farebbe risparmiare a cittadini e imprese 4 miliardi di oneri impropri che pesano attualmente in bolletta elettrica, e basterebbe copiare sistemi che funzionano, come quello tedesco per sostenere il settore più vivace della green economy e forse dell’intero sistema economico e d’altra parte evitare speculazioni ed extra profitti. Confidiamo che le Regioni sappiano correggere almeno gli aspetti più evidentemente sbagliati dei decreti, e il nostro Partito farà pesare la sua forza a questo fine”.

Forti critiche poi arrivano per il metodo usato dal Governo nel preparare le misure, che ha visto un coinvolgimento quasi nullo delle associazioni di settore. “In nessun altro campo, e sicuramente in nessun altro Paese europeo, provvedimenti così importanti si prendono senza farli precedere da consultazioni formali con i rappresentanti di settore, procedura che eviterebbe per esempio che i provvedimenti scontino eccessi di “teorizzazioni professorali” che non tengono conto della realtà, quali per esempio l’introduzione di registri per impianti di potenza molto ridotta, e il fatto che un settore industriale così delicato sia sottoposto a continui cambiamenti di regole e che si proceda per annunci”, denunciano i due Ecodem.

La stessa critica che fa Massimo Sapienza, presidente di Asso Energie Future. “Aspettiamo di vedere il decreto prima di dare un giudizio nel merito. Ma il metodo è evidentemente sbagliato: si tratta di un decreto fatto ‘in solitaria’ senza mai condividere il testo con le associazioni delle rinnovabili che l’hanno ripetutamente richiesto. Un sistema che non può funzionare. L’unico operatore che sembra essere coinvolto nel processo decisionale, secondo notizie stampa non smentite, sarebbe Enel, dai cui computer risulterebbero essere transitate alcune delle bozze in circolazione finora”.

Peraltro va chiarito, visto che eravamo presenti alla conferenza stampa al Ministero dello Sviluppo Economico, che il Ministro Passera e il caposegreteria Energia, Leonardo Senni, continuavano a giustificare dati e decisioni prese con i due decreti sulle rinnovabili elettriche alla luce di molteplici colloqui avuti con gli operatori del settore. Siamo certi che alcuni operatori (di sicuro l’Enel) siano stati invitati dal ministro e dai suoi più stretti collaboratori, ma siamo anche consapevoli che nessun documento o valutazione informale o formale è stata mai inviata alle associazioni di categoria che rappresentano la pluralità delle imprese del settore.

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