Come ridare energia all’industria europea del fotovoltaico

L'EPIA, la European Photovoltaic Industry Association, chiede alle istituzioni europee di attivarsi per una forte politica industriale a favore del fotovoltaico europeo, combattendo le iniquità commerciali e la concorrenza sleale, soprattutto delle aziende asiatiche, e cinesi in particolare. Una battaglia difficile e che si attende molto aspra.

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Cosa serve all’industria fotovoltaica europea per mantenere la sua leadership mondiale? Una domanda che il comparto del vecchio continente rivolge all’Unione Europea, in questa fase di forte competizione internazionale, soprattutto da parte delle imprese asiatiche. In sintesi, si chiede alla Commissione Europea di farsi carico e capofila di uno sviluppo dei mercati del settore secondo i principi della libera ed equa competizione, e se necessario porre anche barriere al commercio, laddove questi principi vengano violati, per consentire il corretto accesso al mercato delle aziende europee.

Alla luce di quanto sta accadendo a livello globale nel settore produttivo del fotovoltaico, sembra più facile a dirsi che a farsi. Tuttavia l’EPIA, la European Photovoltaic Industry Association, chiede alle istituzioni europee, con un position paper, di mettere in piedi una forte politica industriale per il fotovoltaico europeo.

Il timore è palesemente quello del colosso cinese, sempre più superpotenza del fotovoltaico, con le sue industrie che usufruiscono di aiuti pubblici, ampi finanziamenti provenienti dalle banche statali e anche per questo possono permettersi di fare dumping sui mercati emergenti. Aziende cinesi che a volte riescono persino ad accedere al premio per il ‘made in Europe’ previsto dal quarto conto energia italiano.

Il primo episodio di guerra commerciale del settore ha visto protagonisti SolarWorld Industries America e altri 6 produttori statunitensi che si sono rivolti al Dipartimento del commercio Usa e alla US International Trade Commission per denunciare la concorrenza sleale delle controparti cinesi e chiedere di introdurre dazi sull’import di moduli e celle cinesi.

La partita è difficile di fronte ai giganti multi gigawatt asiatici, ma EPIA chiede comunque a Bruxelles di “prestare particolare attenzione, sia a livello internazionale che in ambito Ue, alle misure protezionistiche (barriere non-tariffarie, requisiti proibitivi sul contenuto di componenti locali, sussidi nascosti/compensativi, gare pubbliche discriminatorie, concorrenza scorretta e dumping) o alle politiche asimmetriche miranti a promuovere l’export e a discriminare l’import”.

EPIA chiede inoltre una serie di misure come per esempio un quadro politico favorevole di lungo termine per le rinnovabili, un sostegno dedicato agli investimenti nell’industria manifatturiera, un maggiore impegno per l’innovazione, un migliore accesso ai finanziamenti, un maggior utilizzo della standardizzazione e un’ambiziosa politica per lo sviluppo di competenze qualificate.

 

 

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