Quei ‘temibili’ impianti solari nocivi alla salute

Il "Comitato Nazionale contro Fotovoltaico ed Eolico nelle Aree Verdi" addita il fotovoltaico come un killer per la salute di uomini e animali e ne chiede lo smantellamento. Un approccio che fa diventare casi specifici e circoscritti, tutti da dimostrare, una grottesca emergenza nazionale. Ma quanto spazio richiederebbe in teoria il FV su suoli agricoli?

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“Ridateci la salubrità e la bellezza dei campi, smantellate questi orrori”. A dirla così, gli orrori dovrebbero essere quei mostruosi ipermercati o alberghi che sorgono come funghi sul nostro territorio? Rotatorie e anelli autostradali che mangiano aree agricole, oppure l’edilizia abusiva? Saranno forse inceneritori o discariche più o meno a norma? No, stiamo parlando dei ‘temibili’ impianti fotovoltaici ed eolici. Ce lo fa sapere il “Comitato Nazionale contro Fotovoltaico ed Eolico nelle Aree Verdi e più in generale naturali”, ripreso, senza alcuna perplessità, anche da autorevoli organi di stampa.

La minaccia degli impianti eolici e fotovoltaici – dicono quelli del Comitato – riguarda “la salute di tutti noi”, oltre che i nostri occhi così assuefatti alla bellezza. E parliamo di italiani, non di islandesi. Dov’erano queste persone negli ultimi 40 anni? Non ci pare abbiano mai alzato la voce di fronte allo schifo della distruzione del territorio e di industrie messe su senza alcuna valutazione dei loro impatti sanitari sulle popolazioni. Se l’energia rinnovabile è così deleteria, chissà cosa diranno del resto?

Questi impianti, secondo una loro ‘accurata’ analisi, oltre a deturpare il territorio, procurano “inquinamento elettromagnetico generato dalle cabine di trasformazione, dai cavidotti e dagli elettrodotti posti nelle vicinanze delle abitazioni; pericolo di incendi; abbagliamento; rumore causato dalle cabine di trasformazione; possibile dispersione di sostanze nocive (ad esempio cadmio) contenute nei pannelli, per rottura degli stessi o a causa di fenomeni naturali”. Ma anche, e qui qualche turbamento ce l’abbiamo un po’ tutti, “danni esistenziali e neuro-psicologici”. Eppoi ancora “variazioni microclimatiche nell’area circostante; peggioramento dello stato ambientale dei luoghi; danni agli ecosistemi; grave impatto visivo; ecc.”. E visto che c’è un eccetera, aggiungiamo anche la moria delle pecore (10 per la precisione). Sì proprio così. Lo confermerebbe anche l’Asl di Lecce: “i campi fotovoltaici sono un potenziale pericolo per l’ambiente”, anche perché per quelli a terra si farebbe uso di diserbanti che, dispersi nell’aria, sarebbero estremamente nocivi per le greggi che pascolano nei dintorni. Senza una vera prova a sostegno, intanto, il Comitato chiede l’immediato smantellamento di questi impianti da tutte le aree agricole e naturali, appoggiato anche da alcuni enti pubblici locali.

Ora, a parte che nessuno può essere credibile quando parla di “fotovoltaico killer”, non sarebbe più corretto circoscrivere il problema a casi specifici da analizzare ad hoc, senza far diventare il problema una grottesca emergenza nazionale?

Questo è solo uno degli ultimi attacchi, che provengono da vari fronti, nei confronti del fotovoltaico e l’eolico. Sul fotovoltaico a terra poi si stanno diffondendo timori esagerati, spesso cavalcati da comitati di cittadini, certamente poco coinvolti nella fase iniziale di valutazione dei progetti, ma più spesso condizionati da irrazionali preconcetti. Premesso che ogni intervento sul territorio andrebbe condiviso con la popolazione, non a giochi fatti, ma con netto anticipo rispetto alla fase esecutiva, riteniamo che la dimensione del problema relativo all’impatto visivo e paesaggistico (quello sanitario è veramente insignificante) sia particolarmente sovrastimata.

Come si può vedere da una scheda, presentata di recente a un convegno da Fabrizio Bonemazzi di Enel Green Power e vicepresidente del GIFI, le installazioni FV a terra, anche su terreno agricolo, e opportunamente regolate, non andrebbero a incidere in maniera significativa sull’occupazione di territorio (anche se l’impatto sull’attuale rete elettrica dei grandi impianti multimegawatt a terra può essere rilevante in alcune zone del Paese). Su questo specifico aspetto segnaliamo un articolo scritto da Mario Zambrini (Ambiente Italia srl) per la rivista QualEnergia e ripreso dal portale web (Cosa c’entra il fotovoltaico con il vero consumo del suolo?).

Se prendiamo in considerazione solo il dato 2007 della superficie agricola utilizzata e un obiettivo di 23 GW di fotovoltaico al 2016 (così come indicato nel quarto conto energia), ipoteticamente realizzato tutto su terreni, l’occupazione di superficie agricola sarebbe di solo 0,05 milioni di ettari, pari allo 0,4% del totale. Alla base di questo risultato, ripetiamo del tutto ipotetico, c’è la stima di una produzione media annua di 1.200 kWh per kWp installato e un’occupazione di suolo di 2 ettari per ogni MW installato.

Da notare come nel periodo 1990-2007 si sia persa, per altre cause, una superficie di 2,3 milioni di ettari di suolo agricolo, circa il 15% sul totale.

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