Conto energia: Comitato IFI contro decisione riconoscimento premio ‘Made in EU’ a Trina Solar

  • 16 Febbraio 2012

Il Comitato dell’Industria Fotovoltaica Italiana ritiene paradossale e contraria allo spirito della norma il fatto che aziende fotovoltaiche che producono in Cina godano di incentivi maggiorati del conto energia.

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Il Comitato dell’Industria Fotovoltaica Italiana, IFI, ha comunicato il suo disappunto sul fatto che aziende fotovoltaiche che producono in Cina godano di incentivi maggiorati del conto energia, definendo la decisione “paradossale e contraria allo spirito della norma”. Una norma che, abbiamo più volte scritto su questo portale, avrebbe creato un vero dedalo di interpretazioni e alla fine pochi effetti ad un’industria nazionale purtroppo scarsamente competitiva con i numeri e i costi di produzione asiatici.


Ma IFI ha espresso comunque forti critiche, anche perché il comitato rappresenta gli interessi di oltre l’80% dei produttori nazionali di moduli fotovoltaici. Il fatto scatenante: l’azienda Trina Solar Limited, uno dei leader mondiali per la produzione di moduli fotovoltaici, con sede a Changzhou in Cina, potrà beneficiare, per alcune linee dei propri moduli prodotti con wafer di silicio di provenienza europea, della certificazione ‘Made in EU’, e quindi il riconoscimento di un extra incentivo del 10%.


Agendo in questa direzione, secondo Ifi “si assisterebbe al proliferarsi di importazioni di prodotti provenienti al di fuori dell’Unione europea che, alla dogana, verrebbero riconosciuti di provenienza extra-Ue, e che contestualmente, all’interno degli stessi, verrebbero premiati in qualità di prodotto europeo”.
È contrario allo spirito della norma, continua Ifi, “perché lo stesso provvedimento nasceva nella nostra interpretazione del volere del legislatore, non tanto di ergere barriere nei confronti di prodotti di importazione extra Ue, ma di accelerare lo sviluppo tecnologico delle imprese europee operanti nel mercato del fotovoltaico nazionale”.


Continuare ad assecondare questo tipo di pratiche, che si accompagnano a politiche commerciali di dumping e di sussidi governativi rilevanti da parte di nazioni che tra l’altro non hanno sviluppato un mercato interno come la Cina, porteranno al collasso dell’industria nazionale. Ad oggi, oltre il 60% del mercato delle installazioni italiane viene infatti realizzato con l’utilizzo di moduli di provenienza  asiatica.
“È insensato – afferma Alessandro Cremonesi, presidente del comitato Ifi – che si consenta ad un colosso internazionale, che produce wafer, celle e moduli in stabilimenti cinesi, di ottenere ulteriori quote di mercato a danno dell’industria europea”.


“Da mesi sosteniamo che la disposizione che consente, anche ai moduli in silicio cristallino non europei, il riconoscimento del premio ‘Made in Ue’ se prodotti con almeno un componente prodotto in Europa – conclude Cremonesi – debba essere immediatamente abolita“.


 

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