Giacimento efficienza energetica: “La realtà supererà gli obiettivi”

Il risparmio dato dalla sola efficienza energetica negli edifici supererà di molto l'obiettivo stabilito nel PAEE 2011, varato a luglio. Lo prevede l'ultimo studio dell'Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, una esauriente panoramica su realtà e potenzialità del settore. Ne parliamo con il direttore del gruppo, Vittorio Chiesa.

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Pubblicato la settimana scorsa, la nuova ricerca dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, dal titolo “Energy Efficiency Report” (scaricabile qui) è probabilmente una delle panoramiche più attuali ed esaustive sul presente e sulle potenzialità dell’efficienza energetica degli edifici. Ne abbiamo parlato con il professor Vittorio Chiesa, direttore del team di ricercatori del Politecnico.

Quali sono le stime sul potenziale dell’efficienza energetica in Italia che emergono dal report?

Va innanzitutto precisato che stiamo parlando solamente dell’efficienza energetica nel building, cioè edfici, sia nel residenziale e che nel terziario. Cioè solo una parte del tutto. La stima che abbiamo fatto è che, attraverso una ragionevole penetrazione delle diverse soluzioni, si possa avere entro il 2020 un risparmio di 21-22 milioni di tonnellate di petrolio equivalente.

Dunque molto di più di quanto previsto dal piano nazionale per l’efficenza energetica varato a luglio di quest’anno, che prevede un risparmio totale al 2020 di 16 milioni di tep …

Sì, il risparmio che è previsto dal PAEE verrebbe ampiamente superato. E questo considerando uno scenario di adozione piuttosto prudente delle soluzioni, cioè che considera tutte le barriere esistenti alla realizzazione degli interventi.

Infatti il dato sul potenziale teorico che indicate nel rapporto è ancora più alto: si parla di un risparmio ottenibile di 44 milioni di tep.

Si, questo a livello teorico. Anche in pratica, però, a nostro avviso c’è spazio per fare dell’Italia un paese ben posizionato sull’efficienza energetica negli edifici.

Un confronto interessante che fate nello studio è quello tra le varie tecnologie per l’efficienza in base alla convenienza economica. Quali sono quelle che si ripagano da sole, senza incentivi, e più velocemente?

Si possono raggruppare le soluzione in tre fasce. Ci sono tecnologie che attualmente si ripagano da sole in qualsiasi condizione di impiego, ossia sia in un edificio nuovo che in una ristrutturazione: tra queste le soluzioni per l’illuminazione, le caldaie a condensazione, le pompe di calore e anche le caldaie a biomassa. Queste sono soluzioni che possono essere adottate a prescindere, con un ritorno dell’investimento garantito dai risparmi energetici che danno. Quelle di un secondo gruppo, che comprende ad esempio la sostituzione di chiusure vetrate o l’implementazione di building automation, sono convenienti solo se realizzate contestualmente alla costruzione dell’edificio e generalmente sfavorevoli in edifici già esistenti. Altre soluzioni, come la sostituzione di elettrodomestici del lavaggio, gli impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili o interventi strutturali di isolamento non sono convenienti di per sé né in edifici nuovi né in edifici esistenti.

Spesso anche quegli interventi che sono economicamente convenienti di per sé non vengono fatti. Quali sono gli ostacoli alla loro implementazione?

Innanzitutto spesso si tratta di interventi importanti sull’edificio, per cui al di là del risparmio che garantiscono chiedono la disponibilità a fare cambiamenti importanti nell’edificio con i relativi investimenti. Poi c’è la barriera della conoscenza: spesso la possibilità di fare questi interventi e la loro convenienza è sconosciuta al cittadino comune.

Altri interventi, si vede dal vostro confronto, per essere realizzati hanno invece bisogno anche di obblighi e incentivi. Il decreto rinnovabili del marzo scorso promette di rivoluzionare il sistema incentivante per l’efficienza energetica, introducendo una sorta di conto energia per gli interventi più piccoli, ma si brancola ancora nel buio, dato che i nuovi meccanismi non sono ancora stati definiti e al momento è ignoto anche il futuro delle detrazioni fiscali del 55%. Per il resto, come sta evolvendo la normativa?

Sul tema dei certificati bianchi, in fase di revisione, si attende una differenziazione in base al tipo di intervento e della sua durata. Viene ampliato anche il numero di interventi standardizzati che hanno un accesso più facile, grazie alle linee guida dell’Autorità e alle schede standardizzate dell’Enea. Dovrebbe insomma esserci una semplificazione all’accesso e si dovrebbero premiare di più gli interventi più strutturali e meno quelli più semplici (si veda Qualenergia.it, ndr).

Forse una correzione è necessaria visto che circa il 66% dei risparmi provenienti dai certificati bianchi è stato finora  ottenuto grazie ad interventi “piccoli”, come la sostituzione delle lampade a incandescenza, l’installazione di erogatori a basso flusso e rompigetto aerati per i rubinetti. Altro provvedimento che potrebbe portare a risultati interessanti è quello che introduce per gli edifici di nuova costruzione l’obbligo di produrre con le rinnovabili una quota del fabbisogno energetico. A che punto siamo con l’attuazione?

Per gli edifici di nuova costruzione è previsto l’obbligo di produrre con le rinnovabili almeno il 50% del fabbisogno per acqua calda sanitaria più una certa percentuale del fabbisogno per riscaldamento. Quote che cresceranno negli anni. Per l’energia elettrica c’è l’obbligo di installare 1 kWp da rinnovabili per ogni 100 metri di pianta. Per l’energia termica quest’obbligo è in parte già attuato e comunque tutte queste prescrizioni dovranno partire da maggio 2012, anche se il recepimento da parte delle Regioni al momento, per quasi tutte, deve ancora avvenire.

Sul fronte della certificazione energetica invece  qualcosa ancora non va, come si capisce leggendo la parte del report in cui si analizza la normativa.

Anche se l’Italia è stata tra i primi a introdurre il principio della certificazione energetica degli edifici, già nel 1991, solo nel 2009 è stata approvata una forma univoca a livello nazionale per l’attestazione, che però era obbligatoria per gli edifici di nuova costruzione già a partire dal 1° Gennaio 2007. Al momento la certificazione obbligatoria è ancora limitata ai consumi per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria, mentre per la climatizzazione estiva è prevista solamente una valutazione “qualitativa” dell’involucro. Uno dei problemi principali poi è che non è prevista una qualificazione a livello nazionale che individui le caratteristiche dei professionisti che possono rilasciare la certificazione ed anzi è ancora ammessa, in deroga a quanto previsto in ambito europeo, a livello generale la possibilità di autocertificazione dell’appartenenza a classe a minore efficienza.

Requisti di efficienza energetica negli edifici sono stati inseriti anche nel Piano Casa varato nel 2009 …

La situazione che si osserva oggi è tuttavia molto differente da quanto inizialmente ipotizzato: solo in dieci Regioni il vincolo di efficienza energetica viene esplicitamente definito come pre-requisito per avere accesso ai benefici del Piano Casa. Di questi solo nel caso della Provincia Autonoma di Bolzano i vincoli sono effettivamente “sfidanti” e in grado di contribuire di fatto all’efficientamento, mentre negli altri casi è possibile – a detta degli operatori – assolvere all’obbligo previsto con semplici accorgimenti.

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