Il fotovoltaico e la superpotenza cinese

La Cina sempre è sempre più la superpotenza del fotovoltaico: nel mondo le sue industrie fanno paura, grazie alla competitività supportata anche dagli aiuti pubblici; in Italia riescono a volte ad accedere al premio per il made in Europe del quarto conto energia, mentre in casa il mercato domestico esplode grazie ai nuovi incentivi.

ADV
image_pdfimage_print

La Cina sempre più superpotenza del fotovoltaico. Nel mondo le sue industrie fanno paura grazie a una competitività aiutata anche dagli aiuti pubblici. In Italia riescono a volte ad accedere anche al premio per il made in Europe del quarto conto energia, mentre in casa il mercato domestico esplode grazie ai nuovi incentivi. La previsione è che le nuove installazioni in Cina nel 2011 arrivino a 1,6 GW, una crescita del 230% rispetto all’anno precedente.

A luglio infatti nel gigante asiatico è stata introdotta una nuova tariffa feed in nazionale e i risultati si stanno vedendo. L’ultimo report di Solarbuzz sui progetti non residenziali (quelli superiori ai 50 kW di potenza), mostra come siano in fase di realizzazione o di sviluppo parchi FV per 14 GW. Tra installati, in corso di installazione o in fase di sviluppo, sono oltre mille i nuovi grandi impianti stimolati dall’introduzione delle tariffe premianti. Parchi per la maggior parte (707 su 1007) di taglia superiore al megawatt e sviluppati principalmente da imprese a controllo statale, ben 9,7 dei 14 GW in arrivo sono riconducibili alle 10 società più grandi.

A contribuire al fiorire di grandi impianti in Cina, oltre alla tariffa fissa (feed in tariff) di 1,15 yuan/kWh (circa 13 centesimi di euro), il crollo del prezzo degli impianti che nei progetti sopra ai 10 MW è arrivato sotto ai 15 yuan (1,6 euro) per watt installato e continua a calare.

Ovvio che lo sviluppo del mercato domestico rafforzi ulteriormente l’industria cinese del FV: le quattro aziende che forniranno il volume maggiore di moduli per i progetti solari in via di sviluppo sono Suntech, Yingli, GD Solar e Shanghai Aerospace Automobile Electromechanical, mentre l’azienda che fornirà più inverter sarà Sungrow Power Supply.

Insomma, i produttori cinesi sono più forti in casa e dunque ancora più competitivi anche all’estero e suscitano un’inquietudine nelle aziende europee e statunitensi che sta assumendo i contorni di una vera e propria guerra commerciale a colpi di dumping e misure protezionistiche (Qualenergia.it, Moduli FV al ribasso: la guerra dei prezzi).

Ad esempio c’è la denuncia da parte degli operatori in Italia di come le aziende cinesi stiano aggirando la barriera alla loro avanzata introdotta col quarto conto energia: quel premio del 10% sugli incentivi per gli impianti che abbiano una quota di componenti made in Europe.

Che l’applicabilità di questa misura fosse complessa era evidente già nel momento in cui è stata scritta (si vedano le analisi dei dirigenti delle principali industrie attive in Italia raccolte da Qualenergia.it nello Speciale quarto conto energia).  All’ultima fiera del settore, Zeroemission a Roma, infatti si sono visti pannelli di aziende cinesi (ma anche statunitensi) che pubblicizzavano la possibilità di accedere premio del 10% riservato ai prodotti europei.

Come ha recentemente spiegato alla stampa Alessandro Sotgiu, AD di Solar Green SpA, “E’ divenuto evidente che il sistema ha delle falle. La triste realtà è che tutti i grossi produttori cinesi compreranno qualche piccolo stabilimento nell’area UE/SEE di celle/moduli per ottenere il Made in Europe. Il gap di prezzo tra il modulo cinese rispetto al modulo Ue – ha aggiunto – in questi mesi si è ampliato ulteriormente, grazie all’abbassamento forzato applicato allo stesso dai produttori asiatici, al fine di dimostrare la loro supremazia economica ed è certo che sarà un ulteriore lavoro per il GSE controllare che migliaia di moduli cinesi siano effettivamente tutti Made in Ue”.

Dei 50 milioni di pannelli attualmente presenti in Italia – è emerso al convegno Ifi-Cobat su riciclo e filera del FV –  solo il 25% è di provenienza nazionale. A fronte di un mercato europeo che ha assorbito una capacità produttiva di 14,3 GW, le industrie europee sono state in grado di produrre solo 2,6 GW, nonostante il potenziale produttivo sia di 7,5 GW. E questo perché, si spiega, il mercato europeo ha assorbito una gran parte della produzione cinese, stimata in una quota dell’82%. “Una situazione causata sostanzialmente da una politica aggressiva di aiuti statali e finanziari alle imprese asiatiche”, dice Filippo Levati presidente del Comitato Ifi che chiede politiche rigorose di incentivazione anche per la produzione italiana ed europea.

 Quella del premio made in Europe è sicuramente una norma protezionistica: nella concorrenza tra Cina e resto del mondo nel fotovoltaico pesa infatti molto le politiche statali. Gli aiuti di Stato alle industrie nazionali, infatti, da parte cinese sono ingenti e contribuiscono non poco alla loro competitività. Secondo Mercom Capitals, la Banca di Stato cinese negli ultimi due anni ha concesso alle industrie nazionali del FV finanziamenti agevolati per 40 miliardi di dollari (nell’immagine un confronto tra i prestiti pubblici ad alcune aziende cinesi e quello americano alla fallita Solyndra, dati Bloomberg e Reuters elaborati da Ray Cunningham).

Aiuti statali che sono spesso stati tacciati di distorcere la concorrenza a livello internazionale. L’ultimo episodio del genere vede protagonisti SolarWorld Industries America e altri 6 produttori statunitensi (che per ora vogliono restare anonimi) che ieri si sono rivolti al Dipartimento del commercio Usa e alla US International Trade Commission per denunciare la concorrenza sleale delle controparti cinesi. L’industria Usa non riesce a reggere la competizione coi prodotti cinesi per via dei massicci aiuti di stato che i produttori della potenza asiatica ricevono, spiega la dirigenza di Solarworld, che chiede che si introducano dazi sull’import di moduli e celle cinesi per compensare.

 

ADV
×