Rendimento energetico in edilizia, procedura UE contro Italia

La Commissione Europea ha chiesto all'Italia di conformarsi alle norme Ue in materia di rendimento energetico dell'edilizia Se entro due mesi l'Italia non adotta le opportune misure, la Commissione potrà adire la Corte di Giustizia europea. Secondo Saglia un stimolo per il governo e per riproporre dal 2012 la detrazione del 55 per cento.

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La Commissione Europea ha chiesto formalmente all’Italia di conformarsi all’integralità delle norme Ue in materia di rendimento energetico dell’edilizia e ha deciso di inviarle un parere motivato. La Commissione ha spiegato che se entro due mesi l’Italia non adotta le opportune misure, potrà decidere di adire la Corte di giustizia dell’Unione europea. Già nel novembre dello scorso anno la Commissione aveva informato l’Italia dell’inosservanza della normativa. Sebbene nel frattempo le autorità italiane abbiano preso misure supplementari, la Commissione ritiene che “la legislazione italiana non soddisfi completamente gli obblighi dell’UE.

Come sappiamo le norme comunitarie prevedono gli attestati di rendimento energetico che devono essere rilasciati da esperti qualificati indipendenti per tutti gli edifici nuovi e per quelli già esistenti. La Commissione fa notare che la legislazione italiana, però, autorizza i proprietari ad autocertificare il rendimento energetico se dichiarano che il loro edificio appartiene alla classe di consumo inferiore (G) e che i costi energetici per l’eventuale inquilino o acquirente saranno molti alti. In pratica, ciò significa che il nuovo proprietario o inquilino dell’edificio non riceve alcuna informazione sui futuri costi energetici né alcun ragguaglio su come migliorare nella maniera più conveniente il rendimento energetico dell’edificio. Nel caso di affitto, inoltre, la legge italiana prescrive questi attestati solo per i nuovi edifici, mentre non li considera obbligatori per gli edifici esistenti che non ne abbiano già uno al momento della conclusione del contratto d’affitto.

Altra forte critica dell’Unione Europea è che l’Italia non ha ancora messo in atto “misure adeguate per garantire controlli regolari degli impianti di condizionamento dell’aria“. Questi controlli servono ad assicurare il rendimento ottimale degli impianti e devono includere anche consigli e informazioni sulle possibili migliorie e soluzioni alternative.

Per Stefano Saglia, sottosegretario al Ministero dello Sviluppo economico con delega all’Energia, “la procedura dell’Europa contro l’Italia sul rendimento energetico degli edifici è uno stimolo in più a inserire la norma per la detrazione del 55% nel decreto sviluppo a cui stiamo lavorando”. Sembra di tutt’altro avviso invece il Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, da sempre poco attento a questa misura. “La proroga delle detrazioni del 55% è uno strumento anticiclico perché consente di fare crescita economica ed è fondamentale estenderla per un periodo adeguato così da stimolare anche investimenti più cospicui – continua Saglia – a breve introdurremo anche altri due strumenti che coadiuvano le detrazioni. Si tratta di contributi per gli interventi di piccole dimensioni commisurati all’energia risparmiata e la revisione, semplificazione e potenziamento del meccanismo dei certificati bianchi”. “Il credito di imposta del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici è stata la misura anticiclica di gran lunga più importante che è stata attivata in questi anni. Ma se il governo non interverrà per stabilizzarla, terminerà alla fine di dicembre di quest’anno”.

Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd, ha presentato come primo firmatario una risoluzione in commissione Ambiente della Camera per impegnare il governo a stabilizzare il credito d’imposta del 55% previsto per il miglioramento energetico degli edifici ed estenderlo anche al consolidamento antisismico del patrimonio edilizio nazionale.

Lo stop della misura a dicembre “sarebbe un fatto molto grave – denuncia Realacci – perché si è trattata di una misura che è servita a contrastare gli effetti della crisi nel settore dell’edilizia, ha contribuito a ridurre le bollette energetiche degli italiani e le emissioni di CO2”. E’ stata utilizzata “da più di un milione di famiglie, ha attivato ogni anno oltre 50.000 posti di lavoro nei settori coinvolti, soprattutto nelle migliaia di piccole e medie imprese nell’edilizia e nell’indotto – dice Realacci – e si è anche favorita un’importante innovazione e una spinta di tutto il comparto verso la qualità. Parliamo dunque di una misura i cui benefici hanno pienamente ripagato le mancate entrate determinate dallo sgravio fiscale”.

La proroga, quindi, “sarebbe un atto dovuto e per non incorrere in un’evidente schizofrenia del governo – conclude Realacci – visto che nello stesso allegato Kyoto Documento di economia e finanze presentato alle Camere il 13 aprile 2011 si evidenzia la necessità di riconfermare e rifinanziare la detrazione fiscale del 55% per l’efficienza energetica degli edifici per rispettare gli obiettivi annuali di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il periodo 2013-2020”.

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