Le nuvole della crisi sulla green economy

Le rinnovabili stanno soffrendo della crisi attuale: a pesare soprattutto l'incertezza sugli aiuti pubblici. Ma nei paesi emergenti le energie verdi continuano la loro corsa e in paesi come Germania e Giappone il vuoto lasciato dal nucleare promette un'ulteriore spinta per le fonti pulite. Due nuovi report da HSBC e Standard & Poor's.

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Nuvole all’orizzonte per la green economy mondiale ai tempi della crisi, ma il periodo difficile dovrebbe essere solo passeggero e sul lungo termine la crescita continuerà. E’ questa la sintesi estrema di due diversi report, uno di HSBC e l’altro di Standard & Poor’s, ripresi venerdì da Reuter.


L’economia verde non si sta affatto dimostrando indenne alla crisi che sta turbando l’economia mondiale, constata HSBC. Negli ultimi mesi le rinnovabili hanno perso terreno rispetto alle fonti fossili.


Le fonti pulite – si piega – sono molto vulnerabili alla crisi in corso perché dipendono dai sussidi pubblici in tempi in cui i governi cercano in ogni modo di tagliare la spesa e la questione climatica sta scivolando verso il fondo dell’agenda politica. Inoltre, a causa della recessione, le fonti fossili stanno scendendo di prezzo, mentre alcune tecnologie pulite sono ancora viste come rischiose.


Un rallentamento, spiega la società di consulenza che riguarda soprattutto i paesi ricchi: in quelli emergenti le rinnovabili invece continuano la marcia. “Per l’eolico, la recente impennata (nelle installazioni, ndr) in Cina, significa che i mercati emergenti ora pesano per il 60% del mercato globale, una quota che crediamo resterà tale fino al 2014”, dichiara un analista di HSBC citato da Reuter.


“Nel solare ci aspettiamo che la quota dei mercati emergenti salga dal 17% del 2010 al 40% nel 2015. La Cina ha recentemente innalzato il suo obbiettivo per il 2015 da 5 a 10 GW (e per il 2020 punta a 50 GW, ndr)  accompagnando la decisione con l’introduzione di un’adeguata tariffa feed-in”.


Anche lo studio di Standard & Poor’s, come dicevamo, fa notare la difficoltà delle rinnovabili nell’occidente ricco, più colpito dalla crisi. Difficoltà dovute soprattutto a una diminuzione del sostegno governativo o ad un aumento del carico fiscale.


“Il prezzo dei pannelli solari e quello delle turbine eoliche sono scesi drasticamente – fa notare nel report l’analista S&P Swami Venkataraman – ma la domanda si sta dimostrando lenta nel rispondere, così l’outlook per il breve termine è incerto”. Tra gli esempi quello del mercato italiano del fotovoltaico che, secondo il rapporto, a causa dei nuovi incentivi, sarà “molto più piccolo”.


A favorire le rinnovabili nei paesi ricchi, fa notare S&P, resta comunque l’effetto Fukushima: in paesi come Germania e Giappone, la crisi dell’atomo ha creato “un enorme potenziale” per le energie pulite. Il Giappone infatti ha approvato una legge, in vigore da metà 2012, per spingere le rinnovabili fino al 20% del mix energetico nel 2020  (Qualenergia.it, Il Giappone conferma la scelta pro-rinnovabili).  Questa, secondo l’agenzia di rating dovrebbe portare a installazioni per 3 GW all’anno, mentre al momento nel paese sono installati cumulativamente solo 5 GW di potenza da fonti pulite.


La Germania, che ha deciso di spegnere gradualmente tutti i reattori nulceari entro il 2022, sta installando nuova potenza fotovoltaica per 6-7 GW all’anno, quasi il doppio di quei 3-4 GW anno che servirebbero per raggiungere il suo obiettivo di raggiungere 52 GW di potenza da fotovoltaico al 2020.

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