Quanto può dare l’eolico all’Europa?

Al 2020 l'eolico potrebbe soddisfare il 15% del fabbisogno elettrico europeo, al 2050 fornire metà dell'elettricità nel vecchio continente, con la metà restante fornita dalle altre rinnovabili. Questo almeno secondo lo scenario prospettato dalla European Wind Energy Association.

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Al 2020 l’eolico potrebbe soddisfare il 15% del fabbisogno elettrico europeo, al 2050 fornire metà dell’elettricità nel vecchio continente, con la restante metà fornita dalle altre rinnovabili. Questo almeno secondo lo scenario prospettato dalla European Wind Energy Association (EWEA) nell’ultimo report pubblicato, dal titolo Pure Power (vedi allegato). Un documento che riassume il cammino fatto finora dall’energia dal vento in Europa e disegna la strada che potrebbe seguire, anche come suggerimento in vista della Roadmap per l’energia al 2050, che la Commissione dovrebbe pubblicare nei prossimi mesi.

Attualmente, si riporta, l’eolico fornisce il 5,5% dell’elettricità europea: nel 2010 ha dato 182 terawattora. La potenza cumulativa installata nell’Ue 27 è di circa 84,3 GW. Numeri destinati a triplicare nel decennio in corso, in cui sono già in campo investimenti in parchi eolici per 192 miliardi di euro.

Al 2020, dunque, il vento – nello scenario EWEA – potrà soddisfare il 15,7% del fabbisogno elettrico, producendo 581 tWh e raggiungendo i 230 GW di potenza installata; al 2030 la quota del vento nel mix elettrico salirà al 28%, con una produzione annua di 1.154 tWh e una potenza cumulativa installata di 400 GW. Al 2050, come detto, infine, l’eolico dovrebbe arrivare a fornire il 50% del fabbisogno elettrico in un mix energetico in cui tutta l’elettricità venga dalle rinnovabili.

Tra gli Stati membri in cui si prevede che l’energia del vento cresca di più Germania, Francia, Spagna e Regno Unito: tutti mercati che nei prossimi dieci anni – secondo EWEA – avranno ogni anno nuove installazioni per diversi gigawatt di potenza. In Italia si prevede che l’eolico triplichi, passando dai 5,8 GW attuali a 15,5 nel 2020 dei quali 500 MW in mare: il mercato italiano darà nuove installazioni per circa un GW l’anno. Nel mix elettrico italiano dovrebbe così passare dal 3,2% attuale all’8,7%.

Uno scenario, quello della EWEA, definito conservativo, ma che vede l’eolico crescere leggermente più di quanto previsto dai Piani nazionali dei vari Stati membri e dalla Commissione. Un secondo scenario più ottimistico, sempre di EWEA, prevede infatti che l’eolico al 2020 arrivi a dare il 18,4% del fabbisogno elettrico con 265 GW installati, mentre secondo i Piani nazionali l’eolico alla stessa data si fermerebbe a 213 GW, arrivando al 14% del mix elettrico e secondo lo scenario elaborato dalla Commissione arriverebbe a 222 GW installlati, dando il 14,2% dell’elettricità.

Dei 230 GW che secondo lo scenario “conservativo” di EWEA saranno installati in Europa nel 2020 ben 40 saranno in mare; ogni anno si dovranno installare in media 17,8 GW di turbine su terra e 6,9 offshore, per farlo serviranno investimenti per 16,2 miliardi di euro l’anno per i parchi onshore e 10,4 per quelli in mare. I vantaggi, oltre alle ricadute occupazionali, sono quantificati in un risparmio annuo sui combustibili fossili di 23,9 miliardi di euro (assumendo un costo del barile pari a 97,4 $ del 2010) e sulla CO2 di 8,5miliardi (assumendo un prezzo di 25 euro a tonnellata). Al 2030, quando si conta siano installati 250 GW di turbine a terra e 150 in mare, capaci di dare il 28,5% dell’elettricità europea i costi evitati sarebbero 51 miliardi di euro l’anno sui combustibili fossili e 26 sulla CO2.

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