Trivellazioni offshore, la lobby del petrolio non si ferma

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Stop alla politica di precauzione adottata negli Stati Uniti dopo il disastro della BP. Il Congresso americano vota in favore di una legge che punta a facilitare i nuovi permessi per l'esplorazione e la produzione di petrolio a largo delle coste della Virginia e del Golfo del Messico. Ora si attende il voto al Senato.

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Il Congresso Americano ha approvato con 149 voti su 266 il Restarting American Offshore Leasing Now Act, una legge che apre alle trivellazioni offshore e che definitivamente cancella la politica di precauzione adottata dopo il disastro dell’anno scorso nel Golfo del Messico della Deepwater Horizon.


Lo scopo del nuovo provvedimento è quello di accelerare i nuovi permessi nel Golfo dopo la moratoria che ha immobilizzato l’industria del petrolio per quasi un anno. La nuova legge consentirebbe di rilasciare permessi sulla base di analisi ambientali fatte prima del disastro provocato dalla BP. Inoltre la risoluzione obbligherebbe l’amministrazione Obama a riaprire alle esplorazioni e alle perforazioni circa 1 milione e 200 mila ettari di mare al largo della costa della Virginia.


I sostenitori della legge affermano che questo sia un atto necessario per “Allargare la produzione americana di energia, creare posti di lavoro e generare entrate”. Tra i più accesi fautori del provvedimento c’è il governatore repubblicano della Virginia, Robert F. Mcdonnell, deciso a fare del proprio stato la capitale energetica della East Coast. L’argomento principale è la scomoda dipendenza dal petrolio estero: “Siamo semplicemente troppo dipendenti da fonti di petrolio straniere – ha detto il Governatore – Più della metà del petrolio che utilizziamo viene da importazioni. E molti di quei barili vengono da paesi che non sono nostri alleati”.


Ora si aspetta il voto al Senato, dove la maggioranza democratica potrebbe riservare un trattamento diverso al provvedimento, seppure anche tra i democratici non manchino quelli favorevoli a una riapertura incondizionata delle esplorazioni offshore.


Gli ambientalisti, invece, sono pronti alla battaglia. “Non c’è alcuna giustificazione per questa legge – ha detto Jacqueline Savitz, responsabile campagne per l’associazione per la conservazione dell’ambiente marino, Oceana – Le perforazioni offshore sono ancora rischiose e sporche e continuano a mettere in pericolo vite umane e l’economia della costa. Ancora una volta il Congresso sta anteponendo gli interessi dell’industria del petrolio a quelli del popolo americano. La loro priorità sembra essere di assicurare profitti continui, anche al prezzo della nostra costa”.


 


 


 


 

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