Referendum nucleare, partita ancora aperta

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Lo stop del governo sul nucleare e l'abrogazione delle norme oggetto del referendum potrebbe non riuscire nel suo scopo di annullare la consultazione del 12-13 giugno. Secondo la giurisprudenza, sull'atomo si dovrebbe votare comunque, spiega il giurista Stefano Rodotà.

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La retromarcia del Governo comporterà la cancellazione dalle schede del referendum del quesito sul nucleare? La decisione spetterà alla Cassazione, ma stando alla giurisprudenza ci sarebbero le condizioni perché alla tornata referendaria si voti comunque anche sull’atomo, spiega il costituzionalista Gaetano Azzariti in un intervento su Il manifesto di ieri che abbiamo riassunto in un nostro pezzo (Qualenergia, Nucleare: referendum o non referendum?). Della stessa opinione un altro autorevole giurista, Stefano Rodotà. Riportiamo uno stralcio del lungo articolo a sua firma che compare su Repubblica oggi.


“Le parti dell’emendamento che prevedono l’abrogazione delle norme oggetto del quesito referendario, sono incastonate tra due commi con i quali il governo si riserva di tornare sulla questione, una volta acquisite “nuove evidenze scientifiche mediante il supporto dell’agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza, tenendo conto dello sviluppo tecnologico e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea”.


E lo farà entro dodici mesi adottando una “Strategia energetica nazionale”, per la quale furbescamente non si nomina, ma neppure si esclude, il ricorso al nucleare. Si è giustamente ricordato che, fin dal 1978, la Corte costituzionale ha detto con chiarezza che, modificando le norme sottoposte a referendum, al Parlamento non è permesso di frustrare “gli intendimenti dei promotori e dei sottoscrittori delle richieste di referendum” e che il referendum non si tiene solo se sono stati del tutto abbandonati “i principi ispiratori della complessiva disciplina preesistente”.


Si può ragionevolmente dubitare che, vista la formulazione dell’emendamento sul nucleare, questo sia avvenuto. E questo precedente induce ad essere sospettosi sulla soluzione che sarà adottata per l’acqua. Di questo dovrà occuparsi l’ufficio centrale del referendum che, qualora accerti quella che sembra essere una vera frode del legislatore, trasferirà il referendum sulle nuove norme. La partita, dunque, non è chiusa.”

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