Le rinnovabili spiazzano Governo e filo nuclearisti

La potenza installata da fonti rinnovabili nel 2010 avrà una produzione potenziale di oltre 10 TWh all’anno, la stessa che sarebbe ipoteticamente producibile nel 2022 da un reattore nucleare EPR. E' questo che ha portato all'irrigidimento del Governo? L'editoriale di Gianni Silvestrini.

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Doveva essere uno strumento per definire le modalità di raggiungimento degli obbiettivi verdi al 2020. In realtà, la bozza di Decreto legislativo che giovedì verrà definitivamente approvato dal Consiglio dei ministri rischia al contrario di paralizzare lo sviluppo delle rinnovabili nel nostro paese. Basti pensare al blocco degli incentivi fotovoltaici una volta raggiunto il tetto degli 8.000 MW contenuto nell’ultima bozza circolata. In realtà tutto fa pensare che alla fine si arriverà ad un compromesso eliminando gli elementi più negativi del provvedimento. Nel corso dell’ultima settimana, infatti, si è registrata una vera sollevazione da parte degli ambientalisti e del mondo imprenditoriale delle rinnovabili. Era già successo un paio di anni fa quando Tremonti tentò di eliminare le detrazioni fiscali del 55% e anche allora il governo tornò indietro.

Ma a cosa si può imputare l’irrigidimento del governo? Indubbiamente ha giocato un ruolo importante il boom fotovoltaico dello scorso anno provocato dallo sciagurato decreto “salva Alcoa” e dagli incentivi troppo alti. Da tempo andiamo dicendo che occorre fare una seria riflessione sul contenimento degli incentivi per garantire una loro diffusione economicamente sostenibile (Qualenergia.it, I rischi del boom solare). Il modello, ancora una volta viene dalla Germania dove proprio nei giorni scorsi è stato approvato uno schema di riduzione degli incentivi fotovoltaici legato alla dinamica reale delle installazioni.

Ma a preoccupare il governo sono stati anche i numeri sorprendenti della produzione verde. Anche se il valore definitivo della potenza degli impianti a fonti rinnovabili installati nel 2010 si saprà solo fra qualche mese, si può stimare una produzione potenziale di oltre 10 TWh all’anno. Cioè la potenza verde installata lo scorso anno è in grado di generare una quantità di elettricità analoga a quella che sarebbe ipoteticamente producibile nel 2022 dal primo dei reattori nucleari EPR che si vorrebbero installare in Italia. Si tratta del 3% della domanda elettrica del paese, un risultato eccezionale dopo un lungo periodo di calma piatta per le rinnovabili, interrotto solo un paio di anni fa quando è iniziato il loro risveglio.

E’ evidente che questi numeri preoccupano i filonucleari per due motivi: la soglia del 25% di copertura della domanda elettrica con le rinnovabili, previsto dal governo al 2030 (con un’analoga quota di nucleare) potrebbe arrivare già nei prossimi anni, rendendo problematico l’inserimento di nuova elettricità nucleare. Inoltre il carico nella bolletta elettrica degli incentivi verdi renderà difficile ricavare lo spazio per sovvenzionare il nucleare, unica possibilità perché qualche azienda elettrica decida di affrontare i rischi di questa avventura.

In conclusione, la crescita delle rinnovabili deve continuare concordando una ragionevole riduzione degli incentivi e rafforzando la crescita in atto di un tessuto di imprese verdi.

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