Passata la crisi attuale, si legge nel report, il fabbisogno energetico riprenderà a crescere: al 2035 sarà il 49% in più rispetto ai livelli del 2007. Un aumento che sarà concentrato soprattutto nelle potenze emergenti: i paesi non-Ocse vedranno aumentare il loro fabbisogno dell’84%, mentre quelli industrializzati solo del 14%.
Il futuro energetico dipinto dall’Energy Information Agency infatti vede ancora le fonti fossili che soddisfano maggior parte della domanda. Il petrolio continuerà ad avere un ruolo fondamentale, pur vedendo erodere la sua quota nel mix energetico da qui al 2035: i combustibili liquidi (biocarburanti compresi) passeranno dal 35% del fabbisogno energetico mondiale nel 2007 al 30% al 2035, un declino dovuto soprattutto al settore termoelettrico, mentre trasporti e residenziale secondo lo scenario manterranno stabili i consumi.
La domanda di combustibili liquidi, secondo il report, passerà dagli 86,1 milioni di barili al giorno del 2007 a 92,1 nel 2020, per raggiungere i 103,9 nel 2030 e i 110,6 milioni di barili al giorno nel 2035. Una stima – commentiamo noi – che molti definirebbero azzardata alla luce della limitatezza delle riserve di greggio: molti esperti ritengono infatti impossibile che la produzione mondiale possa raggiungere i 105 milioni di barili al giorno al 2030 (stima anche dell’International Energy Agency) e all’interno della stessa Iea c’è chi ammette che non potrà superare nemmeno i 95 (Qualenergia.it, La IEA mente sulle riserve petrolifere?) .
L’aumento di produzione di combustibili liquidi, secondo il report Eia, infatti, dovrà contare molto sulle risorse non convenzionali (sabbie bituminose e scisti, greggi extra-pesanti, biocarburanti, liquidi da carbone e gas): peseranno per il 12% del totale dei combustibili liquidi contro il 4,9% del 2007, con sabbie bituminose e biocarburanti che daranno il contributo maggiore.
Tra le fonti fossili, comunque, sarà la più pulita, il gas, a crescere di più: il consumo, secondo l’agenzia Usa, crescerà del 44%: dai 3.000 milioni di metri cubi del 2007 a 4.370 nel 2035. Sul fronte della produzione di gas, la crescita prevista è del 46%, che per la quota maggiore proverrà dai Paesi non-Ocse: Medio Oriente, Africa, ex-Urss.
Passando al settore elettrico, la previsione è che i consumi salgano dell’87% nel periodo in questione, anche qui con una crescita nei paesi non Ocse tre volte superiore a quella delle nazioni Ocse. Tra le fonti che cresceranno di più le rinnovabili, la cui produzione elettrica aumenterà del 3% annuo, passando dal 18% del mix elettrico mondiale del 2007 al 23% nel 2035. A contribuire di più idroelettrico (54% dell’incremento) ed eolico (26%). Seconda fonte per tasso di crescita nel settore elettrico sarà il carbone con un +2,3% all’anno, seguono il gas con + 2,1% l’anno e infine il nucleare con un +2% annuo.
Sia per l’atomo – penalizzato dai costi di costruzione ingenti e spesso incerti – che per le rinnovabili – delle quali solo idroelettrico ed eolico al momento sono economicamente competitive senza sussidi – il futuro, sottolinea il report dipenderà moltissimo dalle politiche che si metteranno in campo, prima fra tutte la creazione di un mercato delle emissioni su scala mondiale che dia un prezzo adeguato alla CO2.