Due gli scenari dipinti dallo studio: in uno lo “scenario blu” si presuppone un miglioramento dell’efficienza elettrica, nell’altro, lo “scenario grigio” si ipotizza che l’efficienza (al contrario di quanto sta avvenendo) peggiori. In entrambi i casi si prevede un forte aumento delle fonti rinnovabili che, mantenendo il trend di crescita in atto, raggiungerebbero nel 2020 la produzione di circa 107 miliardi di chilowattora e potrebbero poi superare 165 TWh nel 2030: 39% del totale per lo scenario blu e 45% per quello grigio.
Nello scenario blu, che il rapporto reputa “il più probabile”, considerate le tendenze già avviate prima della crisi, l’incremento dei consumi di elettricità sarebbe dimezzato rispetto al decennio precedente. Si ritornerebbe ai consumi elettrici pre-crisi (del 2007) solo nel 2020. L’intensità energetica (rapporto tra energia consumata e ricchezza prodotta) calerebbe da 261 chilowattora ogni mille euro di Pil nel 2010 a 240 nel 2030; vi sarebbe una riduzione della produzione di elettricità da combustibili fossili e le emissioni di CO2 scenderebbero, rispetto al 2005, del 20% nel 2020 e del 26,7%% nel 2030.
Anche se, contrariamente alla tendenza in atto, l’intensità energetica crescesse, ossia peggiorasse l’efficienza energetica, poi, non servirebbero più impianti di quelli già in fase autorizzativa. È quanto previsto dallo scenario grigio: in questa ipotesi aumenterebbe la produzione di elettricità da combustibili fossili e le emissioni di CO2 diminuirebbero in modo insufficiente: nel 2020 del 10,3% rispetto al 2005. Il fabbisogno di potenza elettrica al 2020 per fornire l’elettricità richiesta alla rete sarebbe di circa 76 GW che può essere soddisfatto con le centrali esistenti e con le nuove centrali termoelettriche convenzionali, per circa 5,2 GW, già in costruzione.
“In entrambi gli scenari, sia di miglioramento, sia di peggioramento dell’efficienza elettrica, dopo i cambiamenti in parte prodotti, in parte accelerati dalla crisi, viste le nuove centrali convenzionali in costruzione o già in fase di autorizzazione e visto lo sviluppo delle rinnovabili – conclude lo studio – non c’è spazio per un forte aumento della potenza elettrica come quella di nuove centrali nucleari, almeno fino al 2030. Per il terzo decennio invece del nucleare, per ridurre ulteriormente le emissioni di CO2, converrebbe sviluppare e applicare alle centrali a carbone la cattura e sequestro della CO2 (CCS): una tecnologia innovativa, con grandi potenzialità di sviluppo.”, dice il rapporto della Fondazione Sviluppo Sostenibile.
GM