L’autostop ai tempi dell’emergenza clima

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Jungo, "l'autostop istituzionalizzato" della Provincia di Trento e il carpooling organizzato sul web. Verso nuove forme di mobilità privata collettiva, per risparmiare soldi ed emissioni.

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“I posti vuoti in auto sono un giacimento inutilizzato da 5 miliardi di euro all’anno. Il traffico stradale non è altro che una rete di “nastri trasportatori”, linkati fra loro, capaci di trasportare persone. Questi sono ampiamente sottoutilizzati: 100 macchine trasportano mediamente 120 persone, e non 3-400 come potrebbero. Si tratta del più grande spreco energetico dei nostri tempi. Se in Italia raddoppiasse il “tasso di riempimento” delle autovetture, ogni anno gli italiani si arricchirebbero senza sforzo di circa 5 miliardi di euro (guadagno reale: il dato è sterilizzato dalle accise): poco meno dell’intero bilancio della giustizia italiana.”

È la filosofia dei fondatori di Jungo, l’esperienza che a Trento sta cercando di recuperare l’autostop come parte della strategia di mobilità urbana. Parola d’ordine, ottimizzare le risorse: dividere l’auto nel tragitto casa-lavoro, ottenere un passaggio o magari concederlo per ammortizzare spesa per il carburante impatto ambientale. Ai tempi dell’emergenza clima e con le possibilità offerte dal web 2.0 ritornano attuali il car-pooling e l’autostop. L’ultimo rapporto Euromobility ci dice che negli ultimi trent’anni siamo diventati uno tra i paesi con il più alto tasso di motorizzazione al mondo: 61,32 auto ogni 100 abitanti, contro la media europea di 46. Ma mai come ora la sensibilità ambientale e la tecnologia offrono nuove possibilità a queste forme di mobilità all’insegna del risparmio economico e della sostenibilità ambientale.

In provincia di Trento, ad esempio, con Jungo hanno puntato ad un ritorno dell’autostop. O meglio del nipote istituzionalizzato e perfezionato di questo modo di spostarsi dal sapore hippy. Con Jungo l’autostoppista ha una differenza fondamentale con il “viaggiatore a dito” tradizionale: per fermare le auto, assieme al pollice, mostra una tessera che significa che pagherà per il passaggio e che non è un totale sconosciuto, bensì è controllato e registrato. La tessera rilasciata agli autostoppisti trentini attesta infatti che si ha a che fare con qualcuno di identificato, che non ha precedenti penali e può essere revocata a chi viene segnalato per comportamenti scorretti.

Un’ulteriore garanzia il servizio sms di tracciabilità: chi vuole sentirsi più sicuro deve solo inviare a un numero apposito un sms contenente il numero di targa dell’auto su cui è salito o il numero di tessera dell’utente Jungo, gli sms sono conservati in un database accessibile alle forze dell’ordine. E oltre a essere rassicurati gli automobilisti sono incentivati economicamente; si tratta infatti, come anticipato, di un autostop a pagamento: la tariffa prevista che gli autostoppisti Jungo pagheranno agli automobilisti per ora è fissata in 20 centesimi più altri 10 per chilometro.

Un sistema – sviluppato in collaborazione con la Provincia trentina  – che, dopo una sperimentazione di due anni, sta iniziando a funzionare e che altre realtà locali sarebbero già pronte a replicare. “I tempi d’attesa per gli autostoppisti, spiega a Qualenergia.it l’ideatore di Jungo, Enrico Gorini – si sono ridotti drasticamente. Le femmine prima aspettavano in media 6 minuti, dopo la prima sperimentazione 2,7 e ora si è arrivati a 2,3 minuti. I maschi prima 22,2 minuti, nel periodo iniziale 11,4 e ora 7,2 minuti”. Tempi di attesa competitivi con quelli dei mezzi pubblici, specie su tratte extraurbane. “Ma per fare decollare definitivamente questo sistema bisogna aumentare la massa critica. Per ora sono 400 i tesserati a Trento cui se ne aggiungono oltre un centinaio nel resto del Paese”. Proprio per questo il prossimo 12 giugno a Trento si organizzerà un evento per promuovere l’iniziativa: un percorso in 10 tappe a tempo che i concorrenti dovranno coprire spostandosi in autostop.

Jungo rispetto al car-pooling, sottolineano gli ideatori, ha il vantaggio di essere più agile e flessibile perché non serve mettersi d’accordo: basta alzare il pollice (iossia mostrare la tessera). Ma anche mettersi d’accordo prima per dividere l’auto per un singolo viaggio o su percorsi quotidiani, oggi, grazie ad internet, è molto più facile. Diversi i siti ad hoc. Uno è RoadSharing.com, portale nato nel 2008. Usarlo è semplice: ci si registra gratis e si consulta il database delle offerte e delle richieste, oppure si inserisce il percorso e la data per cui si cerca (o si offre) un passaggio, specificando anche se si richiede un contributo spese o se si è disposti a darlo. Il sito, fatto da fiorentini ma usufruibile in 5 lingue diverse, permette anche di visualizzare i percorsi su Google maps, vedendo così subito se la strada di qualcuno si incrocia con la nostra, e permettendo dunque di raccogliere un passeggero o di salire sull’auto di qualcuno solo per il tratto che ci interessa. Analoghi sono Carpooling.it e Inmacchinainsieme.com, specializzati più nel formare equipaggi per viaggi quotidiani, mentre Autostop.it, anche se ha una sezione per i pendolari, si occupa principalmente di passaggi singoli.

Insomma, le idee per una mobilità più sostenibile ed economica ci sono, e i nuovi mezzi di comunicazione rendono tutto più semplice. Essenziale perché questi sistemi di spostarsi diventino un alternativa reale è però il fatto che la gente li usi. Il sospetto è che non sia così facile spezzare la relazione morbosa tra l’italiano e la propria auto, ma forse qualcosa sta cambiando.
 

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